Tuteliamo le identità dei singoli quartieri
Intervista di Mi-Tomorrow a Mattia Abdu.
Quali sono le peculiarità del Municipio 1?
«Individuerei due aspetti: uno è la distanza stridente tra chi vive il benessere che il centro esprime e i senza dimora che qui trovano riparo di notte. Ci sono infatti più luci, più protezione e una rete di supporto ormai consolidata. Il secondo aspetto riguarda le differenze tra quartieri, che esistono anche se parliamo di uno spicchio da 99mila abitanti come il centro città».
Ci sono importanti differenze tra quartieri?
«Certamente. Ci sono quartieri come Sarpi e come Porta Romana da cui arrivano importanti solleciti e riscontri ma anche quartieri, come Porta Monforte, che ne producono meno. Su Porta Magenta stiamo mettendo a sistema il tessuto commerciale. Infine citerei il cosiddetto quartiere dei servizi, zona Crocetta: abbiamo a brevissima distanza gli ospedali (Pini e Policlinico), il Tribunale, l’università Statale, la sede della Città Metropolitana, la biblioteca Sormani e tanto altro».
Qual è la “missione” del suo operato?
«Lavoriamo soprattutto per provare a limitare gli effetti negativi della “gentrificazione”. Facciamo rete dunque con commercianti, associazioni culturali e scuole per consolidare l’identità dei singoli quartieri e il loro tessuto sociale».
Il progetto più bello da Lei seguito quest’anno?
«Indubbiamente il lavoro in Consiglio dei Ragazzi sull’intitolazione dei vialetti dei Giardini Pubblici. I bambini delle quindici scuole coinvolte hanno individuato venticinque nomi femminili, poi scremati a tre: Margherita Hack, Laura Maria Caterina Bassi e Dian Fossey. Queste tre straordinarie personalità sono legate al mondo naturale e quindi perfette per il parco. È un progetto appassionante: io, di formazione più legata a mobilità e urbanistica, non mi ero mai occupato di educazione. Al contempo è stato sfidante perché ho lavorato con il gabinetto del sindaco e con gli assessorati al Verde, Cultura e Decentramento. È una macchina che non ci consente sempre di avere un riscontro immediato, bisogna imparare a stare nell’indeterminatezza. Ora attendiamo la delibera di giunta e contiamo di arrivare alle intitolazioni a settembre».
Poteri e responsabilità del Municipio, vorreste averne di più?
«Un tempo avrei detto di sì, oggi credo che il tema sia più complesso. Molto è stato spostato sul potere della giunta e indubbiamente le aule dei Consigli sono un po’ svuotate rispetto al passato. C’è poi il discorso legato al fatto che gli assessori municipali percepiscono una cifra bassa e che sono costretti a fare un secondo lavoro. Quindi oggi ti dico che non voglio nuovi poteri: sicuramente vorrei avere conto della pianificazione con cui il Comune gestisce alcuni ambiti in capo a loro».
Considerando che le vostre delibere non sono vincolanti, non c’è il rischio che arriviate a farne sempre di meno?
«Assolutamente sì, è già così. Ne facciamo meno, come Municipio 1, di quante vorrei farne. Ma è una scelta di metodo, perché vorrei che tutto ciò che viene deliberato dall’Aula avesse un seguito. Il tema è proprio passare dall’indirizzo votato dall’Aula all’effettiva realizzazione».
Le chiedo aggiornamenti su alcuni progetti: piazza Cordusio, via Marina, via Monte Napoleone, piazza Santo Stefano e piazza San Sepolcro.
«Premetto che tutti questi progetti non sono seguiti direttamente da noi ma sono in capo all’amministrazione centrale. Per Cordusio l’obiettivo è farcela entro le Olimpiadi del 2026. Piazza Santo Stefano è progettata, ma c’è la possibilità di uno sponsor privato. La riqualificazione di piazza San Sepolcro dipende dal progetto dell’albergo su via Zecca Vecchia. Orizzonte temporale: 2028. Su via Monte Napoleone e attigue sono in corso valutazioni degli uffici tecnici. Via Marina è stata infine pensata come area di de-pavimentazione e riduzione carreggiata a favore dell’aumento della superficie verde, operazione in divenire».
Altro da segnalare per il futuro?
«Contiamo di aprire la piscina pubblica di via Fatebenesorelle l’anno prossimo. Con la riqualificazione di Palazzo Missori andremo a creare una galleria pedonale tra via Mazzini e via Gonzaga: speriamo sia di buon auspicio per una strada commerciale deserta da vent’anni. C’è infine un tema di valorizzazione di alcuni spazi demaniali: la Pusterla di Sant’Ambrogio, Porta Ticinese medievale, i magazzini dei Bastioni di Porta Venezia e il bagno diurno presente nel parco su via Palestro. È da capire se sono recuperabili con la collaborazione dei privati».
La sua via del cuore in Municipio 1?
«Non potrebbe che essere corso Garibaldi, per cui provo un amore senza fine. Sono figlio della sua umanità varia. La mia famiglia ha aperto lì un ristorante al civico 40 nel 1983, poi è arrivata la gelateria. Mia mamma è stata per tanti anni presidente dell’associazione dei commercianti».
Quali sono le peculiarità del Municipio 1?
«Individuerei due aspetti: uno è la distanza stridente tra chi vive il benessere che il centro esprime e i senza dimora che qui trovano riparo di notte. Ci sono infatti più luci, più protezione e una rete di supporto ormai consolidata. Il secondo aspetto riguarda le differenze tra quartieri, che esistono anche se parliamo di uno spicchio da 99mila abitanti come il centro città».
Ci sono importanti differenze tra quartieri?
«Certamente. Ci sono quartieri come Sarpi e come Porta Romana da cui arrivano importanti solleciti e riscontri ma anche quartieri, come Porta Monforte, che ne producono meno. Su Porta Magenta stiamo mettendo a sistema il tessuto commerciale. Infine citerei il cosiddetto quartiere dei servizi, zona Crocetta: abbiamo a brevissima distanza gli ospedali (Pini e Policlinico), il Tribunale, l’università Statale, la sede della Città Metropolitana, la biblioteca Sormani e tanto altro».
Qual è la “missione” del suo operato?
«Lavoriamo soprattutto per provare a limitare gli effetti negativi della “gentrificazione”. Facciamo rete dunque con commercianti, associazioni culturali e scuole per consolidare l’identità dei singoli quartieri e il loro tessuto sociale».
Il progetto più bello da Lei seguito quest’anno?
«Indubbiamente il lavoro in Consiglio dei Ragazzi sull’intitolazione dei vialetti dei Giardini Pubblici. I bambini delle quindici scuole coinvolte hanno individuato venticinque nomi femminili, poi scremati a tre: Margherita Hack, Laura Maria Caterina Bassi e Dian Fossey. Queste tre straordinarie personalità sono legate al mondo naturale e quindi perfette per il parco. È un progetto appassionante: io, di formazione più legata a mobilità e urbanistica, non mi ero mai occupato di educazione. Al contempo è stato sfidante perché ho lavorato con il gabinetto del sindaco e con gli assessorati al Verde, Cultura e Decentramento. È una macchina che non ci consente sempre di avere un riscontro immediato, bisogna imparare a stare nell’indeterminatezza. Ora attendiamo la delibera di giunta e contiamo di arrivare alle intitolazioni a settembre».
Poteri e responsabilità del Municipio, vorreste averne di più?
«Un tempo avrei detto di sì, oggi credo che il tema sia più complesso. Molto è stato spostato sul potere della giunta e indubbiamente le aule dei Consigli sono un po’ svuotate rispetto al passato. C’è poi il discorso legato al fatto che gli assessori municipali percepiscono una cifra bassa e che sono costretti a fare un secondo lavoro. Quindi oggi ti dico che non voglio nuovi poteri: sicuramente vorrei avere conto della pianificazione con cui il Comune gestisce alcuni ambiti in capo a loro».
Considerando che le vostre delibere non sono vincolanti, non c’è il rischio che arriviate a farne sempre di meno?
«Assolutamente sì, è già così. Ne facciamo meno, come Municipio 1, di quante vorrei farne. Ma è una scelta di metodo, perché vorrei che tutto ciò che viene deliberato dall’Aula avesse un seguito. Il tema è proprio passare dall’indirizzo votato dall’Aula all’effettiva realizzazione».
Le chiedo aggiornamenti su alcuni progetti: piazza Cordusio, via Marina, via Monte Napoleone, piazza Santo Stefano e piazza San Sepolcro.
«Premetto che tutti questi progetti non sono seguiti direttamente da noi ma sono in capo all’amministrazione centrale. Per Cordusio l’obiettivo è farcela entro le Olimpiadi del 2026. Piazza Santo Stefano è progettata, ma c’è la possibilità di uno sponsor privato. La riqualificazione di piazza San Sepolcro dipende dal progetto dell’albergo su via Zecca Vecchia. Orizzonte temporale: 2028. Su via Monte Napoleone e attigue sono in corso valutazioni degli uffici tecnici. Via Marina è stata infine pensata come area di de-pavimentazione e riduzione carreggiata a favore dell’aumento della superficie verde, operazione in divenire».
Altro da segnalare per il futuro?
«Contiamo di aprire la piscina pubblica di via Fatebenesorelle l’anno prossimo. Con la riqualificazione di Palazzo Missori andremo a creare una galleria pedonale tra via Mazzini e via Gonzaga: speriamo sia di buon auspicio per una strada commerciale deserta da vent’anni. C’è infine un tema di valorizzazione di alcuni spazi demaniali: la Pusterla di Sant’Ambrogio, Porta Ticinese medievale, i magazzini dei Bastioni di Porta Venezia e il bagno diurno presente nel parco su via Palestro. È da capire se sono recuperabili con la collaborazione dei privati».
La sua via del cuore in Municipio 1?
«Non potrebbe che essere corso Garibaldi, per cui provo un amore senza fine. Sono figlio della sua umanità varia. La mia famiglia ha aperto lì un ristorante al civico 40 nel 1983, poi è arrivata la gelateria. Mia mamma è stata per tanti anni presidente dell’associazione dei commercianti».