Serve davvero cambiare la sanità in Lombardia
“Il Piano è un atto di indirizzo del Consiglio ed è prerogativa dei consiglieri, non della Giunta. Ecco perché auspichiamo che, nella piena collaborazione, il testo che uscirà stasera da quest’Aula non sia quello che vi è entrato ‘stamattina. Altrimenti, non cambierà nulla nella sanità lombarda, dove serve un colpo di reni che indichi priorità, tempi, risorse per uscire dalla caduta libera in cui è finita, e per incamminarsi su una strada nuova”, ha esordito così Carlo Borghetti, consigliere regionale del Pd e capogruppo in III Commissione Sanità, stamattina, in Aula, per la discussione del Piano Sociosanitario integrato lombardo 2024–2028.
“Pochi giorni fa il Crea, Centro per la ricerca economica applicata in sanità, ha posizionato la Lombardia all’11esimo posto nel ranking sanitario delle regioni italiane. La Giunta ha recentemente fatto sapere che 7 Case di comunità perderanno i fondi europei, perché la programmazione non è stata rispettata. La governance è pasticciata, ad esempio non abbiamo le Asl, previste dalla norma nazionale. Ogni giorno ci arrivano segnalazioni di cittadini esasperati dalle liste d’attesa lunghe per troppe prestazioni. Il famigerato Siss, fondamentale per far funzionare il servizio soprattutto della medicina di base, soffre di disservizi incredibili. Una Asst il 6 giugno ha visto violato il suo sistema informatico, un terabyte di dati sono finiti sul web e ancora oggi al 25 non ha ripreso la sua piena funzionalità. Potremmo continuare con altri fatti negativi e parlare di tante altre cose che non funzionano. Ringraziamo e plaudiamo al personale, ma il punto è che la sanità lombarda non è più un’eccellenza, semmai lo è stata. Ha perso sempre più quota, e non basta giustificare con un contesto difficile. Bisogna ammettere che le cose non funzionano perché dipendono da precise scelte politiche che altrove non sono state adottate”, ha elencato Borghetti.
“Di fronte a queste considerazioni e a una sanità sempre più ospedalocentrica, ci aspettavamo un piano che rappresentasse una novità vera. Invece, contiene tante buone enunciazioni che non vogliamo contraddire, ma si sta replicando uno schema che abbiamo già visto in questi anni, senza un minimo di autocritica, ma solo autoassolvendosi. Se questo piano esce dall’Aula con lo stesso contenuto con cui è entrato, non avrà la forza di modificare la sanità lombarda in declino”, ha aggiunto il consigliere dem.
Tre le richieste del Pd, ha concluso Borghetti: “La Regione si impegni con il Governo per superare il sottofinanziamento portandolo al 7,5% del Pil; metta in atto un monitoraggio accurato dei Drg approvati per il privato accreditato per capire quanto e come si spende e come sono distribuite le risorse regionali tra le diverse prestazioni e tra operatori profit e non profit; Regione sostenga veramente la sanità di montagna. Le domande su cui aspettiamo risposte chiare sono queste: vuole la Regione credere ancora al servizio sanitario universalistico? Vuole superare l’idea che la sanità a pagamento è un destino ineluttabile? Crede ancora al servizio pubblico?”.
“Pochi giorni fa il Crea, Centro per la ricerca economica applicata in sanità, ha posizionato la Lombardia all’11esimo posto nel ranking sanitario delle regioni italiane. La Giunta ha recentemente fatto sapere che 7 Case di comunità perderanno i fondi europei, perché la programmazione non è stata rispettata. La governance è pasticciata, ad esempio non abbiamo le Asl, previste dalla norma nazionale. Ogni giorno ci arrivano segnalazioni di cittadini esasperati dalle liste d’attesa lunghe per troppe prestazioni. Il famigerato Siss, fondamentale per far funzionare il servizio soprattutto della medicina di base, soffre di disservizi incredibili. Una Asst il 6 giugno ha visto violato il suo sistema informatico, un terabyte di dati sono finiti sul web e ancora oggi al 25 non ha ripreso la sua piena funzionalità. Potremmo continuare con altri fatti negativi e parlare di tante altre cose che non funzionano. Ringraziamo e plaudiamo al personale, ma il punto è che la sanità lombarda non è più un’eccellenza, semmai lo è stata. Ha perso sempre più quota, e non basta giustificare con un contesto difficile. Bisogna ammettere che le cose non funzionano perché dipendono da precise scelte politiche che altrove non sono state adottate”, ha elencato Borghetti.
“Di fronte a queste considerazioni e a una sanità sempre più ospedalocentrica, ci aspettavamo un piano che rappresentasse una novità vera. Invece, contiene tante buone enunciazioni che non vogliamo contraddire, ma si sta replicando uno schema che abbiamo già visto in questi anni, senza un minimo di autocritica, ma solo autoassolvendosi. Se questo piano esce dall’Aula con lo stesso contenuto con cui è entrato, non avrà la forza di modificare la sanità lombarda in declino”, ha aggiunto il consigliere dem.
Tre le richieste del Pd, ha concluso Borghetti: “La Regione si impegni con il Governo per superare il sottofinanziamento portandolo al 7,5% del Pil; metta in atto un monitoraggio accurato dei Drg approvati per il privato accreditato per capire quanto e come si spende e come sono distribuite le risorse regionali tra le diverse prestazioni e tra operatori profit e non profit; Regione sostenga veramente la sanità di montagna. Le domande su cui aspettiamo risposte chiare sono queste: vuole la Regione credere ancora al servizio sanitario universalistico? Vuole superare l’idea che la sanità a pagamento è un destino ineluttabile? Crede ancora al servizio pubblico?”.
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