La soluzione dei problemi Ue parte dalle città
"Noi sindaci abbiamo concretezza e capacità di confronto. La soluzione ai problemi dell'Unione europea partono dalle città". Lo spiega Dario Nardella, per dieci anni sindaco di Firenze e ora candidato Pd alle elezioni europee in un'intervista a Il Messaggero.
"Su ambiente, infrastrutture, inclusione sociale le città possono essere la vera novità della spinta per l'integrazione europea dei prossimi anni, anche per avvicinare di più l'Ue ai cittadini", prosegue. In merito alla decisione della segretaria Elly Schlein di firmare i referendum della Cgil per abolire il Jobs act Nardella precisa che "fare politica non è solo dire no, come ho fatto io, alla firma del referendum. Ma proporre al gruppo dirigente un progetto innovativo di riforma del mercato del lavoro, visto che il Jobs act è stato parzialmente abolito dalla Consulta e non ha prodotto alcuni risultati attesi".
"Se non facciamo così rischiamo di dividerci sulle proposte altrui, come il reddito di cittadinanza o il referendum Cgil - aggiunge -. Solo così possiamo riaffermare una leadership e una centralità del Pd nella coalizione di centrosinistra. Siano gli alleati a dividersi sulle nostre proposte e non viceversa".
E sul campo largo appare moribondo. "Dopo le Europee avremo tre anni per preparare un'alleanza larga con moderati e 5Stelle attraverso la ricerca dei punti che ci uniscono e il confronto sui temi divisivi", conclude.
"Su ambiente, infrastrutture, inclusione sociale le città possono essere la vera novità della spinta per l'integrazione europea dei prossimi anni, anche per avvicinare di più l'Ue ai cittadini", prosegue. In merito alla decisione della segretaria Elly Schlein di firmare i referendum della Cgil per abolire il Jobs act Nardella precisa che "fare politica non è solo dire no, come ho fatto io, alla firma del referendum. Ma proporre al gruppo dirigente un progetto innovativo di riforma del mercato del lavoro, visto che il Jobs act è stato parzialmente abolito dalla Consulta e non ha prodotto alcuni risultati attesi".
"Se non facciamo così rischiamo di dividerci sulle proposte altrui, come il reddito di cittadinanza o il referendum Cgil - aggiunge -. Solo così possiamo riaffermare una leadership e una centralità del Pd nella coalizione di centrosinistra. Siano gli alleati a dividersi sulle nostre proposte e non viceversa".
E sul campo largo appare moribondo. "Dopo le Europee avremo tre anni per preparare un'alleanza larga con moderati e 5Stelle attraverso la ricerca dei punti che ci uniscono e il confronto sui temi divisivi", conclude.