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Il canto più bello non passa tra fili e sbarre

Written by Roberto Pecoraro.

Roberto PecoraroI fatti di Parigi dei giorni scorsi hanno, inevitabilmente, generato diverse analisi ed approfondimenti.
E’ molto interessante approfondire l’inquadramento dei fatti nella geopolitica mondiale. A tal proposito segnalo quest'analisi della rivista “Limes”: "Parigi: il branco di lupi, lo Stato Islamico e quello che possiamo fare".
Mettendo, però, per un attimo da parte gli aspetti geopolitici vorrei, in questa sede, provare a trattare un altro punto di vista, che riguarda l’esecuzione materiale di questi piani di morte.
A scanso di equivoci premetto, sin da ora, che non intendo in alcun modo giustificare gli atti terroristici compiuti, né le persone che li hanno messi in atto. Personalmente ritengo che la problematica dell’ISIS e dell’estremismo religioso debba essere affrontata su diversi piani; quello degli equilibri politici internazionali, della gestione delle risorse strategiche del pianeta ed anche, purtroppo, dal punto di vista militare.
Noi europei, che viviamo in una società ormai (che ci piaccia o no!) multirazziale e multiculturale, non possiamo esimerci dall’affrontare uno degli aspetti più dolorosi di questa faccenda.
Gli atti terroristici di Parigi sono stati, infatti, eseguiti da giovani individui, meno che trentenni, nati e cresciuti in Europa!
Quali possono essere state le motivazioni che hanno portato tali individui a compiere queste terribili azioni?
Che idea, tali individui, si erano formati della vita, da attribuirle un così lieve significato?
Cosa pensavano della Società in cui sono nati e cresciuti?
Che cosa era per loro Dio?
Come hanno potuto collegare il loro piano di morte con la religione e con Dio?
Vorrei, nel seguito, trattare due aspetti; quello religioso e quello politico.
La storia francese della gestione dei flussi migratori, prevalentemente dalle ex colonie, ha generato le cosiddette “banlieue”; luoghi di esclusione, di emarginazione, di disagio, di angoscia esistenziale, dove risulta più facile sviluppare sentimenti di odio e di rivalsa.
Allo stato di disagio esistenziale quali risposte danno le religioni?
Le religioni, per diverse ragioni su cui i teologi dibattono da anni, si sono concentrate moltissimo sull’etica, stabilendo regole di comportamento e, probabilmente, hanno perso di vista il loro scopo principale, che è quello di guidare l'uomo al luogo originario della sua fiducia, superando l'angoscia esistenziale.
La domanda dell'etica "Che cosa devo fare?" è stata messa in primo piano rispetto ad altre domande: "Chi sei tu? Qual è la tua storia? Di cosa hai bisogno? Dove vuoi andare?”.
Le religioni dovrebbero, probabilmente, concentrarsi maggiormente su questi aspetti più profondi della psicologia umana, occupandosi meno delle regole di comportamento!
L’uomo è un essere incompleto e non riesce a vivere senza un Dio. Se non trova la vera fede religiosa, adora, comunque, altri dei: se stesso, il denaro, la carriera, il potere, ecc., persino l’odio verso altri esseri umani ed il progettare piani di morte può diventare un idolo da adorare!
Paradossalmente, quanto accaduto, non fa altro che confermare come la creaturalità e la contingenza diventano, per l’uomo, una maledizione solo quando egli si allontana da Dio! Morire da terroristi non è quindi affatto da martiri ma, viceversa, da uomini lontani mille miglia da Dio! Soli, di una solitudine profondissima!
Proprio oggi, sul quotidiano “La Stampa”, Massimo Gramellini racconta, in maniera molto pungente, il quadro psicologico della presunta “mente” degli attentati di Parigi (suggerisco la lettura: "Un terrorista piccolo piccolo".
In questo quadro, invece, cosa può fare la politica?
Innanzitutto non bisogna abbandonare le periferie, anzi, occorre curarle, gestirle, eliminare le erbe infestanti, seminare e concimare per fare fiorire nuovi germogli.
Non dobbiamo, nel nostro paese, favorire la nascita delle banlieue!
Nelle periferie c'è una potentissima energia inespressa, tanta voglia di miglioramento e di riscatto sociale.
Dobbiamo mobilizzare questa energia e non lasciarla sopire o deviare pericolosamente!
In particolare dobbiamo fare in modo che la nostra area politica, la sinistra, non venga vista come il luogo dell'appiattimento sociale.
Il nostro obiettivo, la nostra stella polare, deve essere, invece, quello di fare in modo che vi siano le stesse condizioni per tutti, in partenza.
Occorre, sempre di più, cercare e valorizzare, nelle periferie, i talenti, le capacità e la voglia di farcela e di migliorarsi.
E’ importante guardare il mondo con gli occhi dei più deboli, non per parlarne nei salotti, ma per metterci in gioco, ogni giorno, con azioni, anche piccole, ma concrete.
Dobbiamo creare le condizioni per una integrazione "vera", fare in modo che emerga il bello di ogni religione e di ogni etnia. Favorire l’apertura e la fiducia.
Non basta che i nostri figli frequentino le stesse scuole dei bimbi di altre etnie e religioni, bisogna stringere relazioni vere, sincere.
Introduciamo poi, nelle nostre scuole, sempre più multirazziali, professionalità che si occupino degli aspetti interiori, psicologici ed inconsci di ogni ragazzo, seguiamolo anche da questo punto di vista, durante le fasi della crescita.
Voglio concludere con un bellissimo passo, sul tema della religiosità, tratto dal libro “il Profeta” dello scrittore e filosofo Khalid Gibran: "Colui che porta la propria moralità come indossa l'abito migliore, meglio farebbe a starsene nudo... E chi fa dell'etica un limite all'azione, imprigiona in gabbia il suo canto d'uccello. Il canto più bello non passa tra fili e sbarre. Quello per cui l'adorazione è una finestra che si apre e chiude, non ha ancora visitato la casa della sua anima, le cui finestre sono spalancate dall'alba all'alba. La vita quotidiana è il vostro tempio e la vostra religione.... e prendete con voi tutti gli uomini: perché nell'adorazione non potete volare più in alto delle loro speranze, né cadere più in basso della loro disperazione. E se volete conoscere Dio, non siate quindi solutori di enigmi. E guardate nello spazio; lo vedrete andare sulle nuvole, tendere le braccia nel lampo e scendere giù con la pioggia. Lo vedrete sorridere nei fiori, alzare e ondeggiare le mani sugli alberi”.

Per contattare Roberto Pecoraro e seguire la sua attività: Twitter @RoPecoraro - Pagina Facebook - Sito web

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