Nella pratica i problemi che ci sono rimangono
Articolo della Stampa.
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala non sembra guardare con favore al decreto Caivano sulla criminalità minorile approvato ieri in Consiglio dei ministri. «Ho paura che sia una grande teorizzazione, nella pratica però i problemi che ci sono rimangono», è il giudizio senza appello del primo cittadino che a margine di un convegno in città torna sul punto ragionando così: «Indubbiamente nella città si sta sentendo la pressione e le problematiche spesso legate alla questione giovanile e quindi dobbiamo gestirle» ma «io credo che si debba gestire con la stessa intensità la repressione ed il supporto».
Anche Sala ieri ha partecipato a un videocollegamento tra il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e i sindaci metropolitani. Al centro proprio questo punto, ossia la «questione dei minori stranieri non accompagnati» perché «il fenomeno è molto grave, soprattutto nelle città. Si calcola che in Italia ce ne siano 21 mila, solo a Milano sono 1500, che sono tantissimi: il tema è che se lo Stato fa una prima accoglienza per i primi due mesi negli hotspot e poi questi ragazzi vanno dove vogliono è una partita persa».
Per Sala, infatti, e non è la prima volta che lo sottolinea, non è pensabile che si immagini un’attività di repressione senza intervenire in modo adeguato sull'accoglienza, con interventi che guardino al benessere fisico e psicologico dei giovani (giovanissimi) migranti, «se no li perdiamo». Anche perché «le recidive nelle carceri, soprattutto nella fascia giovanile, sono al 70%: questo significa che il sistema non funziona». Senza contare, conclude il sindaco milanese, che «c’è questa ambiguità di fondo: noi possiamo immaginare di continuare a intensificare la repressione del crimine invocando le carceri ma le carceri non ci sono. Come dice sempre il nostro Questore a Milano, su dieci arrestati ce n’è uno che forse fa una notte in carcere».
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala non sembra guardare con favore al decreto Caivano sulla criminalità minorile approvato ieri in Consiglio dei ministri. «Ho paura che sia una grande teorizzazione, nella pratica però i problemi che ci sono rimangono», è il giudizio senza appello del primo cittadino che a margine di un convegno in città torna sul punto ragionando così: «Indubbiamente nella città si sta sentendo la pressione e le problematiche spesso legate alla questione giovanile e quindi dobbiamo gestirle» ma «io credo che si debba gestire con la stessa intensità la repressione ed il supporto».
Anche Sala ieri ha partecipato a un videocollegamento tra il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e i sindaci metropolitani. Al centro proprio questo punto, ossia la «questione dei minori stranieri non accompagnati» perché «il fenomeno è molto grave, soprattutto nelle città. Si calcola che in Italia ce ne siano 21 mila, solo a Milano sono 1500, che sono tantissimi: il tema è che se lo Stato fa una prima accoglienza per i primi due mesi negli hotspot e poi questi ragazzi vanno dove vogliono è una partita persa».
Per Sala, infatti, e non è la prima volta che lo sottolinea, non è pensabile che si immagini un’attività di repressione senza intervenire in modo adeguato sull'accoglienza, con interventi che guardino al benessere fisico e psicologico dei giovani (giovanissimi) migranti, «se no li perdiamo». Anche perché «le recidive nelle carceri, soprattutto nella fascia giovanile, sono al 70%: questo significa che il sistema non funziona». Senza contare, conclude il sindaco milanese, che «c’è questa ambiguità di fondo: noi possiamo immaginare di continuare a intensificare la repressione del crimine invocando le carceri ma le carceri non ci sono. Come dice sempre il nostro Questore a Milano, su dieci arrestati ce n’è uno che forse fa una notte in carcere».
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