Più poveri per pagare le cure mediche
Articolo di Antonello Maruotti, docente di statistica Università Lumsa, pubblicato da Avvenire.
La difficoltà economica delle famiglie a far quadrare mensilmente i conti è racchiusa in pochi, ma eloquenti, numeri: 1.348.473 famiglie, il 5,17% del totale, spendono mensilmente oltre il 20% dei propri consumi “non essenziali” per pagare cure mediche per uno o più dei suoi membri (quelle che l’Oms definisce addirittura “spese mediche catastrofiche”), e 378.629 sostengono spese mediche che li portano a finire sotto la soglia di povertà relativa.
Numeri che rimarcano come le spese mediche siano sempre più a carico delle famiglie: il 74,8% mette mensilmente mano al portafoglio per spese di assistenza medica, farmaci, visite, etc. Vale la pena ricordare che il Servizio sanitario nazionale si basa su tre principi cardine: universalità (l’estensione delle prestazioni sanitarie a tutta la popolazione); uguaglianza (i cittadini devono accedere alle prestazioni del Ssn senza nessuna distinzione di condizioni individuali, sociali ed economiche); equità (a tutti i cittadini deve essere garantita parità di accesso in rapporto a uguali bisogni di salute).
Eppure, appare evidente, questi principi fondamentali sono messi a dura prova, con le famiglie che preferiscono (o sono costrette a) pagare di tasca propria per cure mediche che, altrimenti, sarebbero rinviate di mesi e che, invece, si possono avere rapidamente. Pagando, appunto. Il federalismo sanitario, pensato per migliorare e rendere più efficiente il sistema sanitario, ha portato invece ad aumentare le diseguaglianze.
Pertanto, a fronte di un solo 3% di famiglie che consumano più del 20% del consumo mensile non essenziale complessivo per spese mediche in Toscana e Liguria, o del 5,6% delle famiglie lombarde, ecco che in Calabria ci si avvicina a quasi il 10% di famiglie che ogni mese vedono una larga fetta di consumi assorbita da spese mediche. Differenze regionali, con un’Italia spaccata in tre (Nord, Centro e Sud), ancor più evidenti se si guarda l’impoverimento delle famiglie a causa delle spese mediche. Se al Nord non si supera mai l’1% di famiglie a rischio impoverimento e al Centro ci si aggira intorno all’1%, al Sud la situazione è drammatica con il 3% circa di famiglie a rischio impoverimento in Molise, Campania e Sicilia, circa il 4% in Basilicata e circa il 4,4% in Calabria, ancora fanalino di coda, la cui sanità regionale è sotto la lente d’ingrandimento dal 2009 e, successivamente, commissariata a luglio 2010.
Da allora, però, si sono alternati sei commissari e altrettanti sub commissari che non sono ancora riusciti a far rientrare la regione nei parametri chiesti dal governo centrale; la Calabria ha realizzato una decina di relazioni per altrettanti piani di rientro, ma tuttora rimane commissariata. Attenzione, però. Anche se al Nord le percentuali sono inferiori, in termini assoluti i valori sono comunque tali da richiedere attenzione verso le famiglie economicamente fragili e l’implementazione di politiche attive di sostegno alle famiglie.
Sono infatti, ad esempio, 252.607 le famiglie che sostengono spese mediche in quota maggiore del 20% del totale dei consumi non essenziali in Lombardia, a fronte di 76.364 in Calabria. Guardare i numeri assoluti, in generale, non ha molto senso; tuttavia, le diverse grandezze delle regioni portano, ovviamente, a numeri assoluti molto diversi. I numeri assoluti ci devono dunque far riflettere sulla portata complessiva che le spese mediche hanno su un gran numero di famiglie, un problema che deve essere al centro del dibattito politico in vista della nuova manovra finanziaria, che, seppure con pochi gradi di libertà, dovrà trovare maggiori risorse per supportare le famiglie. Vista la scarsità complessiva di risorse, è fondamentale aiutare chi è maggiormente in difficoltà.
Chi sono, quindi, le famiglie su cui pesano maggiormente le spese sanitarie e che rischiano di impoverirsi? Le famiglie con figli minorenni e con over-75 a carico, segno, se ancora ce ne fosse bisogno, della necessità di dare strumenti economici e di welfare di supporto alle famiglie con anziani e bambini a carico. E poi famiglie in cui il capofamiglia è una donna, con titolo di studio basso e un lavoro modesto, gli operai (o figure assimi-late), famiglie che già quotidianamente combattono per far quadrare i conti dei consumi mensili, per le quali invece una buona parte dei consumi è dedicata alle spese mediche, in un Paese che “tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti” (art. 32 della Costituzione).
La difficoltà economica delle famiglie a far quadrare mensilmente i conti è racchiusa in pochi, ma eloquenti, numeri: 1.348.473 famiglie, il 5,17% del totale, spendono mensilmente oltre il 20% dei propri consumi “non essenziali” per pagare cure mediche per uno o più dei suoi membri (quelle che l’Oms definisce addirittura “spese mediche catastrofiche”), e 378.629 sostengono spese mediche che li portano a finire sotto la soglia di povertà relativa.
Numeri che rimarcano come le spese mediche siano sempre più a carico delle famiglie: il 74,8% mette mensilmente mano al portafoglio per spese di assistenza medica, farmaci, visite, etc. Vale la pena ricordare che il Servizio sanitario nazionale si basa su tre principi cardine: universalità (l’estensione delle prestazioni sanitarie a tutta la popolazione); uguaglianza (i cittadini devono accedere alle prestazioni del Ssn senza nessuna distinzione di condizioni individuali, sociali ed economiche); equità (a tutti i cittadini deve essere garantita parità di accesso in rapporto a uguali bisogni di salute).
Eppure, appare evidente, questi principi fondamentali sono messi a dura prova, con le famiglie che preferiscono (o sono costrette a) pagare di tasca propria per cure mediche che, altrimenti, sarebbero rinviate di mesi e che, invece, si possono avere rapidamente. Pagando, appunto. Il federalismo sanitario, pensato per migliorare e rendere più efficiente il sistema sanitario, ha portato invece ad aumentare le diseguaglianze.
Pertanto, a fronte di un solo 3% di famiglie che consumano più del 20% del consumo mensile non essenziale complessivo per spese mediche in Toscana e Liguria, o del 5,6% delle famiglie lombarde, ecco che in Calabria ci si avvicina a quasi il 10% di famiglie che ogni mese vedono una larga fetta di consumi assorbita da spese mediche. Differenze regionali, con un’Italia spaccata in tre (Nord, Centro e Sud), ancor più evidenti se si guarda l’impoverimento delle famiglie a causa delle spese mediche. Se al Nord non si supera mai l’1% di famiglie a rischio impoverimento e al Centro ci si aggira intorno all’1%, al Sud la situazione è drammatica con il 3% circa di famiglie a rischio impoverimento in Molise, Campania e Sicilia, circa il 4% in Basilicata e circa il 4,4% in Calabria, ancora fanalino di coda, la cui sanità regionale è sotto la lente d’ingrandimento dal 2009 e, successivamente, commissariata a luglio 2010.
Da allora, però, si sono alternati sei commissari e altrettanti sub commissari che non sono ancora riusciti a far rientrare la regione nei parametri chiesti dal governo centrale; la Calabria ha realizzato una decina di relazioni per altrettanti piani di rientro, ma tuttora rimane commissariata. Attenzione, però. Anche se al Nord le percentuali sono inferiori, in termini assoluti i valori sono comunque tali da richiedere attenzione verso le famiglie economicamente fragili e l’implementazione di politiche attive di sostegno alle famiglie.
Sono infatti, ad esempio, 252.607 le famiglie che sostengono spese mediche in quota maggiore del 20% del totale dei consumi non essenziali in Lombardia, a fronte di 76.364 in Calabria. Guardare i numeri assoluti, in generale, non ha molto senso; tuttavia, le diverse grandezze delle regioni portano, ovviamente, a numeri assoluti molto diversi. I numeri assoluti ci devono dunque far riflettere sulla portata complessiva che le spese mediche hanno su un gran numero di famiglie, un problema che deve essere al centro del dibattito politico in vista della nuova manovra finanziaria, che, seppure con pochi gradi di libertà, dovrà trovare maggiori risorse per supportare le famiglie. Vista la scarsità complessiva di risorse, è fondamentale aiutare chi è maggiormente in difficoltà.
Chi sono, quindi, le famiglie su cui pesano maggiormente le spese sanitarie e che rischiano di impoverirsi? Le famiglie con figli minorenni e con over-75 a carico, segno, se ancora ce ne fosse bisogno, della necessità di dare strumenti economici e di welfare di supporto alle famiglie con anziani e bambini a carico. E poi famiglie in cui il capofamiglia è una donna, con titolo di studio basso e un lavoro modesto, gli operai (o figure assimi-late), famiglie che già quotidianamente combattono per far quadrare i conti dei consumi mensili, per le quali invece una buona parte dei consumi è dedicata alle spese mediche, in un Paese che “tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti” (art. 32 della Costituzione).