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I trattamenti economici dei deputati

Written by Piero Fassino.

Articolo di Piero Fassino.

Mi pare corretto e rispettoso fornire informazione sul mio intervento alla Camera in materia di trattamenti economici dei deputati. Intervento che ha suscitato commenti di segno diverso e attenzione - spesso enfatica - degli organi di informazione.
In sintesi:
1. Il mio intervento si è collocato nella sessione dedicata all’esame del bilancio della Camera, che include anche il trattamento dei deputati. Nel corso della discussione sono stati presentati alcuni ordini del giorno relativi a indennità e vitalizi, sostenuti da interventi dai toni marcatamente populisti e antipolitici che mi hanno indotto a intervenire.
2. Nel breve intervento - 2 minuti - ho semplicemente ricordato che i vitalizi sono stati ridotti due volte e modificati adottando il metodo contributivo e che l’indennità netta mensile percepita da un deputato è di 4.718 euro. E a conferma del mio dire ho esibito il cedolino (né brandito, né sventolato come con malizia è stato scritto). E poiché è largamente diffusa la vulgata secondo cui i deputati hanno “stipendi d’oro” di 10.000 o più euro al mese, ho sollecitato i colleghi deputati a farsi parte diligente di un’opera di verità.
3. Poiché vi è chi ha dedotto dal mio intervento che io chiedessi un miglioramento di quella indennità, ribadisco - e fa fede il verbale del mio intervento - che non ho espresso alcuna lamentela, tanto meno ho richiesto alcun aumento dell’indennità, ribadendo in modo inequivoco che il suo attuale ammontare è più che adeguato. Per inciso segnalo che nella stessa seduta era all’ordine del giorno una proposta di un esponente della destra che richiedeva l’adeguamento dell’indennità dei deputati a quella dei senatori (cioè circa 1000 euro in più). Proposta poi ritirata e contro la quale in ogni caso avrei votato.
4. Poiché mi è stato obiettato che i deputati ricevono anche fondi aggiuntivi per l’esercizio del mandato parlamentare, ho fornito dettagliato rendiconto di come io utilizzo mensilmente quei fondi: per i compensi ai miei due collaboratori, regolarmente contrattualizzati; per sostenere il PD nazionale e PD Veneto (dove sono stato eletto); e per le spese di attività (abbonamenti, trasferte, iniziative politiche) sempre documentate. Non un solo euro erogato per l’attività politica e parlamentare è da me destinato ad altre finalità.
5. Non ho alcun dubbio sulla condizione drammatica in cui si trovano persone e famiglie a cui il governo ha brutalmente eliminato il reddito di cittadinanza e di chi esercita un lavoro sottopagato a 3/4 euro all’ora. Avendo per anni svolto il mio impegno politico a diretto contatto con il mondo del lavoro, conosco bene la fatica e i sacrifici di chi deve reggere una famiglia con retribuzioni risicate. E sono assolutamente convinto che tanto più oggi esista in Italia una questione salariale che riguarda le condizioni di reddito e di vita di milioni di lavoratori e di pensionati. E ho più volte espresso la convinzione che sia un tema su cui la politica debba dare risposte. Per questo insieme agli altri deputati ho partecipato con convinzione alla battaglia contro la eliminazione del RDC e per l’istituzione del salario minimo legale. Impegno che non è scalfito dal dibattito di qualche ora sulle indennità parlamentari.
6. Confesso che ho trovato le reazioni al mio intervento fuori misura e di una aggressività ingiustificata, tanto più che io non ho proposto modifiche della indennità, limitandomi a ricordare quale è il suo effettivo attuale ammontare. Ma quelle reazioni rivelano quanto profonde siano ormai le radici dell’antipolitica e dell’antiparlamentarismo e di quanto siano diffuse convinzioni demagogiche: che i politici siano senza competenze, che i partiti siano uno spreco, che la politica non debba avere costi, che qualsiasi euro dedicato alla politica sia una iniqua sottrazione di denaro dei cittadini. Luoghi comuni assai diffusi (perfino in elettori progressisti) che hanno portato in pochi anni a provvedimenti - abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, riduzione dei parlamentari, legge elettorale che inibisce ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti, tagli a vitalizi e indennità, anche con incidenza retroattiva - che non solo non hanno riformato la politica, ma hanno indebolito fortemente la democrazia. Penso che sia responsabilità di tutti - e in primo luogo di ha responsabilità pubbliche - agire per fermare quella deriva involutiva e per interrompere la spirale demagogica che rischia di soffocare la democrazia italiana. Non mi sfugge naturalmente che a tale stato di cose si è giunti anche per responsabilità della politica, se penso agli effetti devastanti di Tangentopoli o alle occupazioni di potere da parte di questo o quel partito. Ma questi abusi non si combattono delegittimando la politica e destrutturando ogni forma di rappresentanza democratica, ma rafforzando le istituzioni democratiche e l’osservanza delle regole.
7. Infine voglio rivendicare che nella mia vita politica e negli incarichi che via via ho ricoperto ho sempre agito per affermare e tutelare gli interessi dei cittadini, profondendo ogni energia per soddisfare al meglio la fiducia accordatami. Chi mi conosce sa che sono una persona per bene, che ci mette la faccia, che si assume le sue responsabilità e non esita a esprimere con chiarezza le sue convinzioni.
Naturalmente come chiunque abbia responsabilità e le eserciti posso aver commesso errori, ma mai ho piegato le funzioni pubbliche a cui ero chiamato a mie esigenze personali. E anche il mio intervento in aula dei giorni scorsi era ispirato allo stesso principio.
Questi i fatti e le mie considerazioni che ho espresso con sincerità e su cui naturalmente si può concordare o dissentire. Per quel che mi riguarda non ritengo in ogni caso di protrarre oltre questa discussione, dedicandomi invece ai molti fronti dell’impegno politico.
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