La destra fugge davanti ai problemi
Articolo di Chiara Braga.
La destra fugge davanti ai problemi reali, come ha confermato con il rinvio a non si sa quando della discussione sul salario minimo. Il Governo si gira dall’altra parte, scappa di fronte a milioni di lavoratrici e lavoratori poveri, un tema che brucia sulla pelle dei cittadini.
Esiste una questione salariale enorme, in Italia, che non può essere ignorata, che non può essere sospesa e rinviata. La povertà non va in vacanza, la povertà non conosce pause e la questione salariale attraversa e divide il nostro Paese, ruba il futuro e deprime le prospettive di crescita.
I dati di Svimez mostrano che al Sud un dipendente su quattro prende sotto i 9 euro all'ora.
È necessario affrontare a viso aperto il lavoro povero che la maggioranza di destra finge di non vedere; i lavoratori poveri ci sono e pur lavorando otto, nove o dieci ore al giorno non arrivano alla fine del mese, non riescono a pagare le bollette e l'affitto, non riescono a far fronte a una spesa sanitaria imprevista, rinunciano a curarsi, non sono in grado di programmare un futuro.
La proposta di legge presentata dalle opposizioni dice due cose:
- che bisogna rafforzare la contrattazione collettiva, facendo valere verso tutti i lavoratori e le lavoratrici di un settore la retribuzione complessiva prevista dal contratto firmato dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative;
- che sotto i 9 euro di minimo tabellare non si può andare, perché sotto quella soglia si calpesta la dignità del lavoro.
I dati ci dicono che in Italia ci sono 3,5 milioni di persone chevivono di lavoro povero. Noi vogliamo essere al loro fianco ogni giorno in Parlamento e nelle piazze. Porteremo avanti questa battaglia con tutti i cittadini e le cittadine, con le altre opposizioni per un salario giusto e dignitoso contro lo sfruttamento di donne e uomini in quella che è una Repubblica fondata sul lavoro, sul lavoro di qualità e dignitoso e non sullo sfruttamento.
La destra fugge davanti ai problemi reali, come ha confermato con il rinvio a non si sa quando della discussione sul salario minimo. Il Governo si gira dall’altra parte, scappa di fronte a milioni di lavoratrici e lavoratori poveri, un tema che brucia sulla pelle dei cittadini.
Esiste una questione salariale enorme, in Italia, che non può essere ignorata, che non può essere sospesa e rinviata. La povertà non va in vacanza, la povertà non conosce pause e la questione salariale attraversa e divide il nostro Paese, ruba il futuro e deprime le prospettive di crescita.
I dati di Svimez mostrano che al Sud un dipendente su quattro prende sotto i 9 euro all'ora.
È necessario affrontare a viso aperto il lavoro povero che la maggioranza di destra finge di non vedere; i lavoratori poveri ci sono e pur lavorando otto, nove o dieci ore al giorno non arrivano alla fine del mese, non riescono a pagare le bollette e l'affitto, non riescono a far fronte a una spesa sanitaria imprevista, rinunciano a curarsi, non sono in grado di programmare un futuro.
La proposta di legge presentata dalle opposizioni dice due cose:
- che bisogna rafforzare la contrattazione collettiva, facendo valere verso tutti i lavoratori e le lavoratrici di un settore la retribuzione complessiva prevista dal contratto firmato dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative;
- che sotto i 9 euro di minimo tabellare non si può andare, perché sotto quella soglia si calpesta la dignità del lavoro.
I dati ci dicono che in Italia ci sono 3,5 milioni di persone chevivono di lavoro povero. Noi vogliamo essere al loro fianco ogni giorno in Parlamento e nelle piazze. Porteremo avanti questa battaglia con tutti i cittadini e le cittadine, con le altre opposizioni per un salario giusto e dignitoso contro lo sfruttamento di donne e uomini in quella che è una Repubblica fondata sul lavoro, sul lavoro di qualità e dignitoso e non sullo sfruttamento.
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