Per la sanità non bastano 3 miliardi
Intervista di Repubblica a Marina Sereni.
Marina Sereni, responsabile Sanità del Pd, il ministro Orazio Schillaci, in una intervista a Repubblica, dice che ci saranno a disposizione 3 miliardi per tamponare le falle della sanità pubblica. Sono sufficienti?
“Ahimè, non è così. La questione è il trend di spesa per la sanità pubblica. Il governo Meloni con la legge di Bilancio e il Def ha invertito la tendenza degli esecutivi Conte II e Draghi, che avevano sempre aumentato la percentuale di spesa sanitaria in rapporto al Pil.
Non basta perciò incrementare di qualche miliardo - per carità, sempre auspicabile - l’attuale fondo, perché dobbiamo raggiungere una spesa almeno paragonabile a quella di altri Paesi Ue, e quindi recuperare un gap”.
Di cosa c’è bisogno?
“Di un piano pluriennale di aumento delle risorse per la sanità con un incremento progressivo: a noi italiani mancano tra i 12 e i 15 miliardi all’appello per arrivare al 7,5% sul Pil”.
Dove si trovano le risorse?
“Intanto bisogna volerle trovare. Il ministro su questo non è affatto convincente. Deve proporre un patto al Paese e convincere il suo collega dell’economia, Giancarlo Giorgetti ad assumere questo obiettivo come obiettivo del governo. Altrimenti la sanità privata si allargherà sempre più, di fronte a una sanità pubblica in affanno e che non riuscirà a rispondere ai bisogni dei cittadini”.
Però il ministro ha rassicurato: il governo Meloni non vuole le privatizzazioni.
“Ma assistiamo a una privatizzazione strisciante della sanità”.
Non potersi permettere un esame privato se non si vuole aspettare sei mesi o un anno: è questo il dramma?
“È questo il dramma. Siamo davanti alla rabbia dei cittadini per le liste d’attesa per diagnostica e cure specialistiche. Se paghi di tasca tua, vai nel privato e risolvi. Se non hai i soldi o rinunci a curarti (l’Istat parla di oltre due milioni e mezzo di persone che non si curano per questa ragione) o sei in una lista d’attesa, aspettando un tempo incredibilmente lungo che aggraverà le condizioni della malattia”.
Schillaci, a chi gli ha ricordato attese anche di 712 giorni per una mammografia, ha risposto che dubitava della veridicità di questi numeri.
“Il ministro non è ben informato allora. Ci sono Regioni in cui alcuni esami non sono neppure prenotabili”.
E c’è un problema di personale sanitario.
“Un problema grave. Durante il Covid abbiamo chiamato eroi civili i nostri sanitari, scoprendo che il sistema sanitario nazionale è fatto delle persone che ci lavorano: senza, non funziona. Troviamo operatori, medici, infermieri, ausiliari, tecnici di laboratorio che sono sovraccarichi di lavoro con turni massacranti e stipendi bassi. C’è inoltre un fenomeno preoccupante, che è la fuga del personale dalla sanità pubblica in una competizione impari tra pubblico (dove si lavora di più e si guadagna di meno) e privato”.
Ma il Pd cosa propone in concreto?
“Due scelte nette: un piano straordinario di assunzioni per coprire le carenze di personale; di togliere alle Regioni il tetto di spesa per il personale sanitario. Un tetto pensato dal ministro Tremonti per contenere appunto la spesa sanitaria, che però è aumentata lo stesso per altre voci, come beni e servizi, e ha portato a distorsioni”.
Ad esempio?
“I medici a gettone o le coop di medici che lavorano in ospedale costano di più e costituiscono un elemento di disparità nei confronti dei dipendenti”.
La lezione del Covid non doveva essere quella di rafforzare la medicina territoriale?
“Sì, e da mesi noi chiediamo al governo di non sprecare le risorse del Pnrr e di fare le case e gli ospedali di comunità. Ma c’è un ritardo pazzesco. Per la salute e la sanità pubblica è partita la mobilitazione del Pd in tutta Italia con decine di appuntamenti e manifestazioni”.
Marina Sereni, responsabile Sanità del Pd, il ministro Orazio Schillaci, in una intervista a Repubblica, dice che ci saranno a disposizione 3 miliardi per tamponare le falle della sanità pubblica. Sono sufficienti?
“Ahimè, non è così. La questione è il trend di spesa per la sanità pubblica. Il governo Meloni con la legge di Bilancio e il Def ha invertito la tendenza degli esecutivi Conte II e Draghi, che avevano sempre aumentato la percentuale di spesa sanitaria in rapporto al Pil.
Non basta perciò incrementare di qualche miliardo - per carità, sempre auspicabile - l’attuale fondo, perché dobbiamo raggiungere una spesa almeno paragonabile a quella di altri Paesi Ue, e quindi recuperare un gap”.
Di cosa c’è bisogno?
“Di un piano pluriennale di aumento delle risorse per la sanità con un incremento progressivo: a noi italiani mancano tra i 12 e i 15 miliardi all’appello per arrivare al 7,5% sul Pil”.
Dove si trovano le risorse?
“Intanto bisogna volerle trovare. Il ministro su questo non è affatto convincente. Deve proporre un patto al Paese e convincere il suo collega dell’economia, Giancarlo Giorgetti ad assumere questo obiettivo come obiettivo del governo. Altrimenti la sanità privata si allargherà sempre più, di fronte a una sanità pubblica in affanno e che non riuscirà a rispondere ai bisogni dei cittadini”.
Però il ministro ha rassicurato: il governo Meloni non vuole le privatizzazioni.
“Ma assistiamo a una privatizzazione strisciante della sanità”.
Non potersi permettere un esame privato se non si vuole aspettare sei mesi o un anno: è questo il dramma?
“È questo il dramma. Siamo davanti alla rabbia dei cittadini per le liste d’attesa per diagnostica e cure specialistiche. Se paghi di tasca tua, vai nel privato e risolvi. Se non hai i soldi o rinunci a curarti (l’Istat parla di oltre due milioni e mezzo di persone che non si curano per questa ragione) o sei in una lista d’attesa, aspettando un tempo incredibilmente lungo che aggraverà le condizioni della malattia”.
Schillaci, a chi gli ha ricordato attese anche di 712 giorni per una mammografia, ha risposto che dubitava della veridicità di questi numeri.
“Il ministro non è ben informato allora. Ci sono Regioni in cui alcuni esami non sono neppure prenotabili”.
E c’è un problema di personale sanitario.
“Un problema grave. Durante il Covid abbiamo chiamato eroi civili i nostri sanitari, scoprendo che il sistema sanitario nazionale è fatto delle persone che ci lavorano: senza, non funziona. Troviamo operatori, medici, infermieri, ausiliari, tecnici di laboratorio che sono sovraccarichi di lavoro con turni massacranti e stipendi bassi. C’è inoltre un fenomeno preoccupante, che è la fuga del personale dalla sanità pubblica in una competizione impari tra pubblico (dove si lavora di più e si guadagna di meno) e privato”.
Ma il Pd cosa propone in concreto?
“Due scelte nette: un piano straordinario di assunzioni per coprire le carenze di personale; di togliere alle Regioni il tetto di spesa per il personale sanitario. Un tetto pensato dal ministro Tremonti per contenere appunto la spesa sanitaria, che però è aumentata lo stesso per altre voci, come beni e servizi, e ha portato a distorsioni”.
Ad esempio?
“I medici a gettone o le coop di medici che lavorano in ospedale costano di più e costituiscono un elemento di disparità nei confronti dei dipendenti”.
La lezione del Covid non doveva essere quella di rafforzare la medicina territoriale?
“Sì, e da mesi noi chiediamo al governo di non sprecare le risorse del Pnrr e di fare le case e gli ospedali di comunità. Ma c’è un ritardo pazzesco. Per la salute e la sanità pubblica è partita la mobilitazione del Pd in tutta Italia con decine di appuntamenti e manifestazioni”.
Per seguire l'attività di Marina Sereni: sito web