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L'insofferenza del Governo per i controlli

Written by Chiara Braga.

Articolo di Chiara Braga.

Quattro decreti al mese che diventano omnibus, nei quali cioè vengono inserite norme tra le più disparate riguardanti settori e ambiti di diversa natura e urgenza. Due voti di fiducia solo in quest’ultima settimana.
Fino all’affondo finale inferto al Parlamento con l’introduzione all’ultimo minuto utile di un emendamento intervenuto per impedire il controllo “concomitante” della Corte dei Conti sui progetti del Pnrr, inserito in un provvedimento che si occupa di Pubblica Amministrazione. Azioni messe in atto nonostante i ripetuti richiami del Presidente della Repubblica volti a limitare l’uso dei decreti leggi, che secondo la Costituzione dovrebbero rispondere ai caratteri di “necessità e urgenza”, e a evitare di infilare emendamenti privi di qualsiasi omogeneità in provvedimenti sui quali poi si pone per giunta il voto di fiducia.
Un tratto distintivo del Governo Meloni di questi mesi che ci preoccupa molto. Siamo di fronte ad una serie di forzature che limitano oltremisura la naturale discussione parlamentare. Più in generale ciò che ci allarma di più è la tendenza dell’attuale maggioranza a voler silenziare tutte quelle voci autonome, di giudizio e garanzia, impegnate a dare valutazioni tecniche e di merito sull’operato del Governo, a maggior ragione se critiche.
E’ accaduto non solo nei confronti della Corte dei Conti, ultimo episodio in ordine di tempo, ma anche in diversi altri momenti precedenti: dall'attacco alla Banca d'Italia per le critiche espresse sulla prima manovra di bilancio del Governo Meloni e ancora precedentemente, quando si parlava di far saltare completamente il tetto del contante, alla richiesta di dimissioni del presidente dell’Anac, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, reo di aver lanciato l'allarme corruzione a causa delle modifiche apportate dal Governo al nuovo codice degli appalti, passando per gli attacchi ai tecnici del Senato colpevoli di aver evidenziato forti perplessità in un dossier pubblicato sul sito ufficiale di palazzo Madama e subito fatto rimuovere, al Ddl sull’Autonomia differenziata perché «potrebbe aumentare le disuguaglianze» anziché diminuirle. Per non parlare dei malumori fatti trapelare neanche troppo velatamente nei confronti dell’Ufficio parlamentare di bilancio, organismo indipendente con funzioni di verifica sulle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del Governo, dopo che lo stesso in una relazione fatta pervenire alla Commissione Finanze della Camera ha stroncato duramente la legge delega di Riforma fiscale spiegando come la flat tax, oltre a presentare rilevanti problemi di copertura tali da “richiedere plausibilmente una ridefinizione del livello dei servizi pubblici e delle platee dei beneficiari”, avrebbe “effetti redistributivi che penalizzano i soggetti con redditi medi e favoriscono quelli con redditi più elevati”.
Tutti elementi che dimostrano la tendenza di questo Governo da un lato ad una insofferenza rispetto a delle voci autonome e indipendenti e dall’altro a soffrire di una certa supponenza, per non dire arroganza, perché ci si ritiene talmente bravi e capaci da non dover nemmeno ascoltare enti, istituzioni, autorità e parti che anche con analisi critiche possono aiutare a compiere scelte di politica pubblica migliori. Invece si preferisce fermare, soprassedere o limitare il controllore.
Un’allergia crescente alle verifiche, ai poteri terzi e neutrali, al sistema dei check&balance, di controllo e bilanciamento reciproco dei poteri, fondamentali in ogni democrazia che si vuol definire liberale, come la nostra. Un’intolleranza al controllo legittimo e alla critica che come Partito Democratico ci faremo carico di denunciare e combattere, sempre.

Qui il mio intervento su Pnrr e Corte dei Conti a "Metropolis. Il centro delle idee", podcast di "la Repubblica"

Per seguire l'attività di Chiara Braga: sito web - pagina facebook

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