Nessuna riforma senza un vero confronto
Articolo di Chiara Braga.
Il Governo ha deciso di “aprire il cantiere delle riforme” convocando questa settimana le forze di opposizione. Il confronto che abbiamo avuto con la Presidente del Consiglio e i Ministri competenti è stato per noi l’occasione di indicare chiaramente le nostre posizioni su un tema importante ma non certo prioritario rispetto a questioni urgenti di cui l’esecutivo dovrebbe occuparsi: lavoro, casa, giovani, sanità, attuazione del PNRR.
Abbiamo detto con chiarezza alla presidente del Consiglio che ci interessa capire le condizioni e il perimetro delle proposte. E che per avere un confronto vero non possono esserci soluzioni precostituite.
Di fronte all’ipotesi di elezione diretta del premier o del presidente della Repubblica abbiamo ribadito la nostra netta contrarietà, perché crediamo che sia sbagliato cambiare la forma di governo parlamentare. Non siamo disponibili a farlo e a indebolire pesi e contrappesi fondamentali contenuti nella nostra Carta costituzionale.
Non siamo favorevoli a un ridimensionamento dell'istituzione del presidente della Repubblica, che in tutti questi anni è stato elemento di garanzia, tenuta e coesione nazionale, per sostituirlo con un modello di uomo o donna sola al comando. Slegare la nomina del premier all'indicazione del Presidente della Repubblica produce un riflesso negativo anche nei confronti del Parlamento, che avrebbe così un rapporto del tutto subordinato alle decisioni che discendono dal premier.
Una soluzione, a nostro avviso, doppiamente sbagliata perché ridurrebbe le prerogative del ruolo del Quirinale mortificando quello del Parlamento.
Certo la determinazione del Governo ad andare avanti comunque, indipendentemente dalle opposizioni, così come peraltro hanno ribadito diversi Ministri ed esponenti della maggioranza, non è il viatico migliore di chi si accinge a costruire un confronto vero. Se però il tema è dare più efficienza alla forma di governo e migliorare il funzionamento delle istituzioni democratiche, allora il PD è disponibile a ragionare su come intervenire per dare più stabilità e rappresentanza. Un sistema elettorale che avvicini il rapporto tra eletti ed elettori, l’introduzione della sfiducia costruttiva per evitare crisi di governo al buio, una limitazione della decretazione di urgenza, il rafforzamento del ruolo del parlamento, il miglioramento dello strumento del referendum potendo raccogliere le firme necessarie anche digitalmente, l'attuazione dell'articolo 49 sui partiti politici, unitamente ad una legge sul conflitto di interessi, sono le proposte che come PD abbiamo messo sul tavolo dell’esecutivo. Tenendo ben presente che per il PD non si può discutere di riforme se su altri terreni come quello dell'autonomia differenziata e della cancellazione del ballottaggio per i sindaci il Governo intende andare avanti con forzature inaccettabili, che escludono il Parlamento e il rapporto con le Regioni.
La destra in affanno su tanti temi economi i e sociali cerca di far passare come priorità per il Paese una discussione sulle riforme costituzionali, senza avere un obiettivo chiaro che non sia quello di una generica “elezione diretta” e nello stesso tempo senza ricercare un vero confronto con le forze politiche di opposizione. La strategia ormai è svelata: spostare l’attenzione altrove dai veri e urgenti problemi del Paese. Il PD non si sottrarrà al confronto, così come non l’abbiamo fatto in questa prima occasione, ma non saremo disposti a accettare forzature che mettono a repentaglio la tenuta delle nostre Istituzioni.
Il Governo ha deciso di “aprire il cantiere delle riforme” convocando questa settimana le forze di opposizione. Il confronto che abbiamo avuto con la Presidente del Consiglio e i Ministri competenti è stato per noi l’occasione di indicare chiaramente le nostre posizioni su un tema importante ma non certo prioritario rispetto a questioni urgenti di cui l’esecutivo dovrebbe occuparsi: lavoro, casa, giovani, sanità, attuazione del PNRR.
Abbiamo detto con chiarezza alla presidente del Consiglio che ci interessa capire le condizioni e il perimetro delle proposte. E che per avere un confronto vero non possono esserci soluzioni precostituite.
Di fronte all’ipotesi di elezione diretta del premier o del presidente della Repubblica abbiamo ribadito la nostra netta contrarietà, perché crediamo che sia sbagliato cambiare la forma di governo parlamentare. Non siamo disponibili a farlo e a indebolire pesi e contrappesi fondamentali contenuti nella nostra Carta costituzionale.
Non siamo favorevoli a un ridimensionamento dell'istituzione del presidente della Repubblica, che in tutti questi anni è stato elemento di garanzia, tenuta e coesione nazionale, per sostituirlo con un modello di uomo o donna sola al comando. Slegare la nomina del premier all'indicazione del Presidente della Repubblica produce un riflesso negativo anche nei confronti del Parlamento, che avrebbe così un rapporto del tutto subordinato alle decisioni che discendono dal premier.
Una soluzione, a nostro avviso, doppiamente sbagliata perché ridurrebbe le prerogative del ruolo del Quirinale mortificando quello del Parlamento.
Certo la determinazione del Governo ad andare avanti comunque, indipendentemente dalle opposizioni, così come peraltro hanno ribadito diversi Ministri ed esponenti della maggioranza, non è il viatico migliore di chi si accinge a costruire un confronto vero. Se però il tema è dare più efficienza alla forma di governo e migliorare il funzionamento delle istituzioni democratiche, allora il PD è disponibile a ragionare su come intervenire per dare più stabilità e rappresentanza. Un sistema elettorale che avvicini il rapporto tra eletti ed elettori, l’introduzione della sfiducia costruttiva per evitare crisi di governo al buio, una limitazione della decretazione di urgenza, il rafforzamento del ruolo del parlamento, il miglioramento dello strumento del referendum potendo raccogliere le firme necessarie anche digitalmente, l'attuazione dell'articolo 49 sui partiti politici, unitamente ad una legge sul conflitto di interessi, sono le proposte che come PD abbiamo messo sul tavolo dell’esecutivo. Tenendo ben presente che per il PD non si può discutere di riforme se su altri terreni come quello dell'autonomia differenziata e della cancellazione del ballottaggio per i sindaci il Governo intende andare avanti con forzature inaccettabili, che escludono il Parlamento e il rapporto con le Regioni.
La destra in affanno su tanti temi economi i e sociali cerca di far passare come priorità per il Paese una discussione sulle riforme costituzionali, senza avere un obiettivo chiaro che non sia quello di una generica “elezione diretta” e nello stesso tempo senza ricercare un vero confronto con le forze politiche di opposizione. La strategia ormai è svelata: spostare l’attenzione altrove dai veri e urgenti problemi del Paese. Il PD non si sottrarrà al confronto, così come non l’abbiamo fatto in questa prima occasione, ma non saremo disposti a accettare forzature che mettono a repentaglio la tenuta delle nostre Istituzioni.
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