Schlein non si fidi di chi vuole il PD solo all'opposizione
Intervista del Foglio ai Piero Fassino.
"Rispetto chi ha scelto di lasciare il Pd, ma non condivido quella scelta perché le battaglie si fanno dentro. Dopo di che chi dirige il partito deve riflettere e fare in modo che tutti si sentano nella propria casa e nessuno sia indotto ad andarsene". Intervistato da Il Foglio, Piero Fassino, ultimo segretario dei Ds, fondatore del PD e suo deputato, commenta le ultime fuori uscite dal Pd di Elly Schlein.
Prima Enrico Borghi, passato al Terzo polo, adesso Carlo Cottarelli che lascerà il suo scranno al Senato.
Fassino non ha sostenuto Schlein al congresso, osserva la segretaria con attenzione, ma senza pregiudizi. "Lo spostamento a sinistra del partito - dice - per adesso è una sensazione, anche diffusa, ma non un ancora un fatto. Dal punto di vista fattuale non ci sono scelte politiche che configurino questo spostamento, come si è visto sull'Ucraina. Persino il Jobs act, criticato a parole, non è stato messo in discussione nelle proposte".
Eppure, molti osservatori vedono più un'attenzione comunicativa a non far trasparire nelle dichiarazioni questo movimento a sinistra che di fatto starebbe però avvenendo.
"Il Pd - dice Fassino - è nato come un partito plurale, riformista e per aspirare al governo. Le ragioni che nel 2007 ci spinsero a fondarlo sono valide ancora di più oggi che lo scenario si è spostato a destra. La mia valutazione sulla Schlein dipenderà non da un pregiudizio, ma dalle scelte che farà: se saranno coerenti o meno con le ragioni fondative del Pd e la sua ambizione maggioritaria. Certo non potrei condividere la nostalgia di chi preferisce stare all'opposizione tutta la vita".
"Rispetto chi ha scelto di lasciare il Pd, ma non condivido quella scelta perché le battaglie si fanno dentro. Dopo di che chi dirige il partito deve riflettere e fare in modo che tutti si sentano nella propria casa e nessuno sia indotto ad andarsene". Intervistato da Il Foglio, Piero Fassino, ultimo segretario dei Ds, fondatore del PD e suo deputato, commenta le ultime fuori uscite dal Pd di Elly Schlein.
Prima Enrico Borghi, passato al Terzo polo, adesso Carlo Cottarelli che lascerà il suo scranno al Senato.
Fassino non ha sostenuto Schlein al congresso, osserva la segretaria con attenzione, ma senza pregiudizi. "Lo spostamento a sinistra del partito - dice - per adesso è una sensazione, anche diffusa, ma non un ancora un fatto. Dal punto di vista fattuale non ci sono scelte politiche che configurino questo spostamento, come si è visto sull'Ucraina. Persino il Jobs act, criticato a parole, non è stato messo in discussione nelle proposte".
Eppure, molti osservatori vedono più un'attenzione comunicativa a non far trasparire nelle dichiarazioni questo movimento a sinistra che di fatto starebbe però avvenendo.
"Il Pd - dice Fassino - è nato come un partito plurale, riformista e per aspirare al governo. Le ragioni che nel 2007 ci spinsero a fondarlo sono valide ancora di più oggi che lo scenario si è spostato a destra. La mia valutazione sulla Schlein dipenderà non da un pregiudizio, ma dalle scelte che farà: se saranno coerenti o meno con le ragioni fondative del Pd e la sua ambizione maggioritaria. Certo non potrei condividere la nostalgia di chi preferisce stare all'opposizione tutta la vita".