La lezione del Cile
Articolo di Lorenzo Gaiani.
Si sono svolte domenica in Cile le elezioni per l’Assemblea che dovrà scrivere una nuova Costituzione che sostituisca completamente quella emanata dal generale Augusto Pinochet nel 1980.
Qualcuno ricorderà che già ce ne era stata una, i cui lavori avevano prodotto un documento poi largamente bocciato dall'elettorato in un referendum svoltosi nel settembre del 2022.
L'Assemblea eletta domenica, dopo un laborioso accordo fra le varie forze politiche mediato dal Presidente Gabriel Boric, sarà meno pletorica della precedente, solo 51 componenti, e avrà un orizzonte temporale brevissimo, dal momento che il referendum confermativo è già previsto per la metà del dicembre prossimo.
La sorpresa è stata che dalle urne è uscito vittorioso il Partito Repubblicano di Josè Antonio Kast, che alle ultime elezioni presidenziali era stato il principale avversario di Boric, partito che, per intenderci, è una specie di misto fra Fratelli d'Italia e la Lega, con dirigenti convinti che ai tempi di Pinochet non si stesse poi così male.
Con l'apporto della destra tradizionale, quella che fa capo all'ex Presidente Sebastian Pinera, le forze conservatrici arrivano al 60% dei seggi, che permette il controllo dell'Assemblea e la definizione del testo della nuova Costituzione.
Il Presidente Boric ha già chiesto ai vincitori di non voler stravincere, di non commettere lo stesso errore fatto dalla sinistra nell'assemblea precedente, a rischio di perdere il referendum vanificando il lavoro che verrà impostato nei prossimi mesi.
In effetti il testo licenziato dall'Assemblea precedente, incentrato su di un'illimitata espansione dei diritti delle minoranze (etniche e di altro tipo) aveva indotto nell'opinione pubblica il timore che si volesse stravolgere l'impianto della società cilena, addirittura introducendo nelle zone dove più presenti sono le minoranze etniche una sorta di sistema giuridico parallelo.
Il paradosso potrebbe essere che , se la destra non seguisse una linea di moderazione nella redazione del nuovo testo costituzionale, la sinistra si troverà costretta nel referendum di dicembre a difendere come male minore la Costituzione pinochetista che per anni ha sognato di abolire.
Se c'è una lezione in tutto questo è che in materia di regole costituzionali va sempre cercata la massima convergenza fra forze politiche diverse, perché la maggior parte dei cittadini (alle elezioni di domenica ha votato più dell’80% degli aventi diritto, ma il voto era obbligatorio) possa riconoscersi nel documento fondamentale dello Stato. Una lezione che la sinistra cilena ha appreso sulla sua pelle, dopo aver baldanzosamente presentato all'elettorato un testo che non rifletteva i bisogni del Paese ma le private ossessioni dei costituenti.
Ed è evidente che questo non vale solo per il Cile.
Si sono svolte domenica in Cile le elezioni per l’Assemblea che dovrà scrivere una nuova Costituzione che sostituisca completamente quella emanata dal generale Augusto Pinochet nel 1980.
Qualcuno ricorderà che già ce ne era stata una, i cui lavori avevano prodotto un documento poi largamente bocciato dall'elettorato in un referendum svoltosi nel settembre del 2022.
L'Assemblea eletta domenica, dopo un laborioso accordo fra le varie forze politiche mediato dal Presidente Gabriel Boric, sarà meno pletorica della precedente, solo 51 componenti, e avrà un orizzonte temporale brevissimo, dal momento che il referendum confermativo è già previsto per la metà del dicembre prossimo.
La sorpresa è stata che dalle urne è uscito vittorioso il Partito Repubblicano di Josè Antonio Kast, che alle ultime elezioni presidenziali era stato il principale avversario di Boric, partito che, per intenderci, è una specie di misto fra Fratelli d'Italia e la Lega, con dirigenti convinti che ai tempi di Pinochet non si stesse poi così male.
Con l'apporto della destra tradizionale, quella che fa capo all'ex Presidente Sebastian Pinera, le forze conservatrici arrivano al 60% dei seggi, che permette il controllo dell'Assemblea e la definizione del testo della nuova Costituzione.
Il Presidente Boric ha già chiesto ai vincitori di non voler stravincere, di non commettere lo stesso errore fatto dalla sinistra nell'assemblea precedente, a rischio di perdere il referendum vanificando il lavoro che verrà impostato nei prossimi mesi.
In effetti il testo licenziato dall'Assemblea precedente, incentrato su di un'illimitata espansione dei diritti delle minoranze (etniche e di altro tipo) aveva indotto nell'opinione pubblica il timore che si volesse stravolgere l'impianto della società cilena, addirittura introducendo nelle zone dove più presenti sono le minoranze etniche una sorta di sistema giuridico parallelo.
Il paradosso potrebbe essere che , se la destra non seguisse una linea di moderazione nella redazione del nuovo testo costituzionale, la sinistra si troverà costretta nel referendum di dicembre a difendere come male minore la Costituzione pinochetista che per anni ha sognato di abolire.
Se c'è una lezione in tutto questo è che in materia di regole costituzionali va sempre cercata la massima convergenza fra forze politiche diverse, perché la maggior parte dei cittadini (alle elezioni di domenica ha votato più dell’80% degli aventi diritto, ma il voto era obbligatorio) possa riconoscersi nel documento fondamentale dello Stato. Una lezione che la sinistra cilena ha appreso sulla sua pelle, dopo aver baldanzosamente presentato all'elettorato un testo che non rifletteva i bisogni del Paese ma le private ossessioni dei costituenti.
Ed è evidente che questo non vale solo per il Cile.