Accordo UE sull'immigrazione
Dopo sei mesi, e tre vertici europei straordinari, l'Europa sembra aver raggiunto un accordo sul complesso fenomeno migratorio. L'emergenza migranti, aggravata dai profughi Siriani in fuga dalla guerra, diventa finalmente una questione europea da condividere con una linea e strumenti comuni.
L'Italia, da subito in prima linea nel salvataggio in mare di migliaia di persone, quasi sola - fino ad oggi - nel tentativo di organizzare l'accoglienza vede ora il riconoscimento di un'esigenza fondamentale. O l'Europa è in grado di dare una risposta univoca - comune - strategica - con un'orizzonte ampio - oppure rischia di "naufragare" negli egoismi delle singole nazioni.
Abbiamo visto Paesi europei erigere - di fronte alla marea umana dei profughi - barriere e fili spinati. Secondo l'Italia, e l'Unione Europea, si deve pensare ed agire con una sola linea. Attivi da novembre gli Hotspot per il riconoscimento, rimpatri per chi non ha diritto ad asilo o status di rifugiato, accoglienza equa per i rifugiati e raid contro i trafficanti di uomini saranno i pilastri del piano approvato.
L'Europa democratica si deve mostrare un continente unito, solidale, attento ai bisogni delle nazioni e delle aree geografiche in crisi. Si tratta di fenomeni storici complessi che vanno governati con responsabilità e un disegno preciso di lunga durata. Se questo disegno pone al centro i diritti umani, la sicurezza e la convivenza pacifica allora l'Europa può affermare la sua identità e proseguire nel cammino comune.
Aggiungo un tema troppo spesso evitato nelle riflessioni sulle migrazioni. Ci si divide sull'accoglienza dei profughi e il respingimento dei semplici migranti per motivi economici. Questa spaccatura dovrà essere colmata e diventare oggetto di nuove e ulteriori strategie perchè le nazioni più povere del pianeta sono le prime a vivere i drammatici effetti del riscaldamento globale. Quelli che con troppa semplicità - nella visione leghista di Salvini - andrebbero rispediti a casa provengono dalle fasce sub-sahariane dove la desertificazione avanza inesorabilmente. Secondo stime dell'università di Oxford, nel 2050, se non si costruirà un piano ambientale planetario, i rifugiati climatici saliranno a 200 milioni.
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