Un bel primo passo
Articolo di Marina Sereni.
La prima riunione della Segreteria Nazionale del Pd è stata un po’ come il primo giorno di scuola. Un blocco, una penna, tavoli di plastica coperti di semplice carta, una bandiera del Pd attaccata con il nastro adesivo nel lato della Segretaria. Emozione, curiosità, voglia di lavorare insieme: questo è stato il clima che abbiamo respirato nella sala del Circolo Arci che ci ospitava a Riano.
Riano, nelle cui campagne nel 1924 fu trovato il cadavere martoriato del deputato socialista Giacomo Matteotti, rapito e trucidato dai fascisti perché aveva avuto il coraggio di denunciare ad alta voce e con fermezza la natura violenta e autoritaria del fascismo arrivato al potere dell’Italia due anni prima. E proprio oggi, alla vigilia del 25 Aprile, mentre la seconda carica dello Stato non rinuncia a prendere nuovamente le distanze dall’antifascismo, era molto importante essere lì e ribadire il nostro amore per la democrazia e per la Repubblica, nate dalla Liberazione antifascista. Da lì, dal sangue versato di tanti democratici e antifascisti, nacque la libertà di cui oggi tutti - compresi coloro che sono al governo in questo momento - possiamo godere. Dimenticare o rimuovere quella radice è un’operazione culturale e politica intollerabile da non sottovalutare che dobbiamo in ogni modo denunciare e contrastare.
Ma torniamo al nostro primo giorno di scuola. Due cose mi sono sembrate degne di nota, positivamente.
La prima è la volontà espressa da Elly Schlein di volere una Segreteria politica, capace di coadiuvarla nelle decisioni più importanti. Non una somma di persone che si occupano di politiche settoriali bensì un luogo di confronto per elaborare sintesi condivise. Non era scontato, tanto più di fronte al fatto che si tratta di un organismo plurale cui partecipano persone che non hanno sostenuto la Segretaria che ha vinto il congresso. Molto bene, anche per il clima di forte unità e collaborazione che ha caratterizzato tutti gli interventi. Partiremo dal programma della lista con cui ci siamo presentati agli elettori e dalla mozione con cui la Segretaria si è rivolta a iscritti ed elettori. Non lavoreremo solo sul giorno per giorno - cosa pure necessaria per il principale partito dell’opposizione - ma cercheremo di dare un respiro alla nostra azione politica per costruire un’alternativa forte e credibile alla destra. Cercheremo il dialogo con le altre forze dell’opposizione ma dovremo lavorare soprattutto con i mondi sociali, culturali, economici, con le tante risorse positive che la società italiana esprime.
Il secondo elemento che mi ha colpito è stata l’eterogeneità delle storie e dei linguaggi che si trovavano in quella stanza. Un “melting pot” particolarmente interessante sia sotto il profilo generazionale sia per i percorsi e le esperienze di cui ognuno e ognuna di noi è portatore e portatrice. Una mescolanza diversa da quella cui ci eravamo abituati (e forse anche un po’ adagiati) nel Pd in fasi precedenti, in cui le storie differenti facevano in un modo o nell’altro tutte riferimento alle culture “fondative” (socialdemocratica, cattolico democratica, laico riformista…) e avevano un substrato comune, anche per ragioni generazionali, nella storia politica del secolo scorso. Ieri qualcuno nella discussione della direzione paventava la scarsa presenza della cultura cattolico popolare nei nuovi assetti. Sono sicura che se avessero ascoltato la discussione di questa mattina, tutta tesa a mettere in fila - in un clima di ascolto e di fiducia reciproca - le priorità della nostra azione nelle istituzioni e nel Paese, quelle perplessità (e pregiudizi) si sarebbero di molto attenuati e forse dissolti.
Tutto bene, dunque, molte ragioni per essere ottimisti. Ma occorre anche essere consapevoli della grande sfida. Il Pd ha alle spalle una storia relativamente breve ma molto travagliata e l’elezione di Elly Schlein ha suscitato enormi aspettative di innovazione e di cambiamento profondo. Nei contenuti, nella piattaforma ma anche nella capacità di essere un partito davvero popolare, radicato, presente la’ dove le persone si aspettano di trovarci. Delusione e disincanto serpeggiano ancora tra le persone che noi vorremmo rappresentare, quelle che fanno più fatica, quelle che vivono nelle difficoltà sociali più acute. Lo sento molto bene, questo sentimento, questa sospensione del giudizio nei nostri confronti, in questi primi giorni in cui sto cercando di impostare il lavoro sul tema, assai sentito, della difesa della Sanità pubblica e del diritto alla salute. Non dobbiamo deludere militanti ed elettori ma dobbiamo anche cercare di raggiungere le tante persone che hanno poca o nessuna fiducia nella politica, e che pensano che non valga la pena di impegnarsi e andare a votare. Abbiamo iniziato oggi, da Riano, un nuovo cammino che non sarà né semplice né breve. Ma anche un viaggio di mille miglia, come recita un saggio proverbio orientale, inizia con un passo.
Buon lavoro a tutte e a tutti noi!
La prima riunione della Segreteria Nazionale del Pd è stata un po’ come il primo giorno di scuola. Un blocco, una penna, tavoli di plastica coperti di semplice carta, una bandiera del Pd attaccata con il nastro adesivo nel lato della Segretaria. Emozione, curiosità, voglia di lavorare insieme: questo è stato il clima che abbiamo respirato nella sala del Circolo Arci che ci ospitava a Riano.
Riano, nelle cui campagne nel 1924 fu trovato il cadavere martoriato del deputato socialista Giacomo Matteotti, rapito e trucidato dai fascisti perché aveva avuto il coraggio di denunciare ad alta voce e con fermezza la natura violenta e autoritaria del fascismo arrivato al potere dell’Italia due anni prima. E proprio oggi, alla vigilia del 25 Aprile, mentre la seconda carica dello Stato non rinuncia a prendere nuovamente le distanze dall’antifascismo, era molto importante essere lì e ribadire il nostro amore per la democrazia e per la Repubblica, nate dalla Liberazione antifascista. Da lì, dal sangue versato di tanti democratici e antifascisti, nacque la libertà di cui oggi tutti - compresi coloro che sono al governo in questo momento - possiamo godere. Dimenticare o rimuovere quella radice è un’operazione culturale e politica intollerabile da non sottovalutare che dobbiamo in ogni modo denunciare e contrastare.
Ma torniamo al nostro primo giorno di scuola. Due cose mi sono sembrate degne di nota, positivamente.
La prima è la volontà espressa da Elly Schlein di volere una Segreteria politica, capace di coadiuvarla nelle decisioni più importanti. Non una somma di persone che si occupano di politiche settoriali bensì un luogo di confronto per elaborare sintesi condivise. Non era scontato, tanto più di fronte al fatto che si tratta di un organismo plurale cui partecipano persone che non hanno sostenuto la Segretaria che ha vinto il congresso. Molto bene, anche per il clima di forte unità e collaborazione che ha caratterizzato tutti gli interventi. Partiremo dal programma della lista con cui ci siamo presentati agli elettori e dalla mozione con cui la Segretaria si è rivolta a iscritti ed elettori. Non lavoreremo solo sul giorno per giorno - cosa pure necessaria per il principale partito dell’opposizione - ma cercheremo di dare un respiro alla nostra azione politica per costruire un’alternativa forte e credibile alla destra. Cercheremo il dialogo con le altre forze dell’opposizione ma dovremo lavorare soprattutto con i mondi sociali, culturali, economici, con le tante risorse positive che la società italiana esprime.
Il secondo elemento che mi ha colpito è stata l’eterogeneità delle storie e dei linguaggi che si trovavano in quella stanza. Un “melting pot” particolarmente interessante sia sotto il profilo generazionale sia per i percorsi e le esperienze di cui ognuno e ognuna di noi è portatore e portatrice. Una mescolanza diversa da quella cui ci eravamo abituati (e forse anche un po’ adagiati) nel Pd in fasi precedenti, in cui le storie differenti facevano in un modo o nell’altro tutte riferimento alle culture “fondative” (socialdemocratica, cattolico democratica, laico riformista…) e avevano un substrato comune, anche per ragioni generazionali, nella storia politica del secolo scorso. Ieri qualcuno nella discussione della direzione paventava la scarsa presenza della cultura cattolico popolare nei nuovi assetti. Sono sicura che se avessero ascoltato la discussione di questa mattina, tutta tesa a mettere in fila - in un clima di ascolto e di fiducia reciproca - le priorità della nostra azione nelle istituzioni e nel Paese, quelle perplessità (e pregiudizi) si sarebbero di molto attenuati e forse dissolti.
Tutto bene, dunque, molte ragioni per essere ottimisti. Ma occorre anche essere consapevoli della grande sfida. Il Pd ha alle spalle una storia relativamente breve ma molto travagliata e l’elezione di Elly Schlein ha suscitato enormi aspettative di innovazione e di cambiamento profondo. Nei contenuti, nella piattaforma ma anche nella capacità di essere un partito davvero popolare, radicato, presente la’ dove le persone si aspettano di trovarci. Delusione e disincanto serpeggiano ancora tra le persone che noi vorremmo rappresentare, quelle che fanno più fatica, quelle che vivono nelle difficoltà sociali più acute. Lo sento molto bene, questo sentimento, questa sospensione del giudizio nei nostri confronti, in questi primi giorni in cui sto cercando di impostare il lavoro sul tema, assai sentito, della difesa della Sanità pubblica e del diritto alla salute. Non dobbiamo deludere militanti ed elettori ma dobbiamo anche cercare di raggiungere le tante persone che hanno poca o nessuna fiducia nella politica, e che pensano che non valga la pena di impegnarsi e andare a votare. Abbiamo iniziato oggi, da Riano, un nuovo cammino che non sarà né semplice né breve. Ma anche un viaggio di mille miglia, come recita un saggio proverbio orientale, inizia con un passo.
Buon lavoro a tutte e a tutti noi!
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