Economia, ecologia, energia
Articolo di Erminio Quartiani pubblicato da Mondo Operaio.
Inizio il mio intervento constatando che, di fronte alla crisi delle culture politiche del ‘900, di destra come di sinistra, dei conservatori come dei progressisti, quindici anni fa nasceva in Italia il Partito Democratico, per provare a fornire elementi costitutivi di un pensiero politico adatto al secolo nuovo. Possiamo valutare in senso più o meno positivo l’evoluzione di quella scelta, sorretta da una carta dei valori (il Manifesto Nazionale dei Valori) posta a fondamento di quell’esperienza, alla cui base vantava origini plurali di indirizzo politico culturale e di esperienza.
Personalmente considero che quei valori richiamati nel 2007 (tra i quali quelli del riferimento a un progetto di libertà e giustizia nel quadro di un europeismo attivo, della validità della scelta del bipolarismo e della democrazia competitiva con il cittadino sovrano nella scelta del governo, l’apertura al mondo globalizzato per “dare concretezza alla prospettiva di sviluppo sostenibile verso il benessere per evitare una crisi ecologica irreversibile”) permangano e rappresentino la base per dare vita in un partito a vocazione maggioritaria, all’elaborazione di politiche in grado di contribuire a definire la qualità dei cambiamenti di oggi, nel mondo della globalizzazione e della cosiddetta deglobalizzazione, in un contesto di sostenibilità economica, sociale, ambientale, istituzionale.
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Inizio il mio intervento constatando che, di fronte alla crisi delle culture politiche del ‘900, di destra come di sinistra, dei conservatori come dei progressisti, quindici anni fa nasceva in Italia il Partito Democratico, per provare a fornire elementi costitutivi di un pensiero politico adatto al secolo nuovo. Possiamo valutare in senso più o meno positivo l’evoluzione di quella scelta, sorretta da una carta dei valori (il Manifesto Nazionale dei Valori) posta a fondamento di quell’esperienza, alla cui base vantava origini plurali di indirizzo politico culturale e di esperienza.
Personalmente considero che quei valori richiamati nel 2007 (tra i quali quelli del riferimento a un progetto di libertà e giustizia nel quadro di un europeismo attivo, della validità della scelta del bipolarismo e della democrazia competitiva con il cittadino sovrano nella scelta del governo, l’apertura al mondo globalizzato per “dare concretezza alla prospettiva di sviluppo sostenibile verso il benessere per evitare una crisi ecologica irreversibile”) permangano e rappresentino la base per dare vita in un partito a vocazione maggioritaria, all’elaborazione di politiche in grado di contribuire a definire la qualità dei cambiamenti di oggi, nel mondo della globalizzazione e della cosiddetta deglobalizzazione, in un contesto di sostenibilità economica, sociale, ambientale, istituzionale.
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