Majorino tenta l'assalto al Pirellone
Articolo di Repubblica.
Parola d'ordine "ribaltare". Il sistema sanitario regionale, i trasporti, la gestione delle case popolari. Ribaltare "in senso positivo", specifica sempre. Pierfrancesco Majorino, in corsa per le Regionali di domenica 12 e lunedì 13 febbraio in quota centrosinistra e Movimento 5 Stelle, è uno che non le manda a dire.
Scelto come candidato dopo settimane di estenuanti trattive, ha inziato a "consumare le suole delle scarpe" per una campagna elettorale vecchio stile, alimentata dal contatore del crowdfunding. Frontman di quella che per molti è una missione quasi impossibile, strappare la Lombardia alla destra dopo quasi trent'anni, si è incamminato suonando la carica: "La partita è apertissima". Per un appassionato di montagna qual è, questa è sicuramente la scalata più difficile.
Milanese, classe 1973, Majorino è cresciuto con la politica, fin da ragazzo. Nel suo curriculum ci sono i gruppi studenteschi - ha fatto il giro del web un video del Tg5 in cui somiglia a un giovane Brad Pitt - l'attività come segretario dei Ds cittadini nel 2004, il primo ingresso a Palazzo Marino nel 2006, il Parlamento europeo nel 2019. Padre di due figli, è sposato con Caterina Sarfatti, figlia dell'imprenditore Riccardo Sarfatti - scomparso in un incidente nel 2010 - che sfidò Roberto Formigoni alle Regionali del 2005 e impegnata nella lotta al cambiamento climatico con il C40 Cities. Oltre alla politica e alle Dolomiti, la sua passione, ereditata dallo zio poeta Giancarlo Majorino, è la scrittura che lo ha portato a pubblicare nove tra romanzi e saggi, dal primo "Giovani anno zero" del 2000 all'ultimo "Sorella rivoluzione". Anima diessina, è diventato consigliere comunale con l'Ulivo, di cui è stato capogruppo dal 2008.
Nel 2011, con la rivoluzione arancione di Giuliano Pisapia, è stato scelto come assessore alle Politiche sociali, incrociando il suo percorso con quello di un altro "Pier", allora collega alla Mobilità: quel Pierfrancesco Maran che a dicembre scorso si è auto candidato a quelle primarie che poi non si son fatte.
Nel 2016 si è messo in gioco ai gazebo del centrosinistra per la scelta del sindaco ed è arrivato terzo dietro a Beppe Sala e all'allora vicesindaca e assessora al Bilancio Francesca Balzani sostenuta dagli Arancioni di Pisapia. La stessa Balzani che Majo ingaggerà nella sua squadra di governo qualora vincesse le elezioni. E' durante queste primarie che un vezzo, l'iconico e ironico baffo bianco, si è trasformato nel suo marchio di fabbrica, nonché un simbolo da stampare su tazze e volantini.
Come assessore di Beppe Sala ha promosso, nel maggio del 2017, la "marcia dei migranti". Un'iniziativa sull'accoglienza e l'ospitalità di Milano che il centrodestra, ancora oggi, gli rinfaccia: "Ha trasformato la città in un vero e proprio centro per migranti a cielo aperto con tanto di tendopoli in ogni quartiere", ha detto solo qualche settimana fa un consigliere comunale della Lega. Nel 2019, eletto all'Europarlamento nelle file del Pd con 93.175 preferenze, ha lasciato la giunta milanese. Ora punta non solo a capitalizzare consensi in casa propria, ma anche a strapparne in campo avverso, soprattutto al Terzo Polo che appoggia Letizia Moratti. Ecco perché, in questi ultimi giorni, l'appello al voto utile è martellante.
Il messaggio? "Il mio avversario è Attilio Fontana, se volete il cambiamento votate me".
Parola d'ordine "ribaltare". Il sistema sanitario regionale, i trasporti, la gestione delle case popolari. Ribaltare "in senso positivo", specifica sempre. Pierfrancesco Majorino, in corsa per le Regionali di domenica 12 e lunedì 13 febbraio in quota centrosinistra e Movimento 5 Stelle, è uno che non le manda a dire.
Scelto come candidato dopo settimane di estenuanti trattive, ha inziato a "consumare le suole delle scarpe" per una campagna elettorale vecchio stile, alimentata dal contatore del crowdfunding. Frontman di quella che per molti è una missione quasi impossibile, strappare la Lombardia alla destra dopo quasi trent'anni, si è incamminato suonando la carica: "La partita è apertissima". Per un appassionato di montagna qual è, questa è sicuramente la scalata più difficile.
Milanese, classe 1973, Majorino è cresciuto con la politica, fin da ragazzo. Nel suo curriculum ci sono i gruppi studenteschi - ha fatto il giro del web un video del Tg5 in cui somiglia a un giovane Brad Pitt - l'attività come segretario dei Ds cittadini nel 2004, il primo ingresso a Palazzo Marino nel 2006, il Parlamento europeo nel 2019. Padre di due figli, è sposato con Caterina Sarfatti, figlia dell'imprenditore Riccardo Sarfatti - scomparso in un incidente nel 2010 - che sfidò Roberto Formigoni alle Regionali del 2005 e impegnata nella lotta al cambiamento climatico con il C40 Cities. Oltre alla politica e alle Dolomiti, la sua passione, ereditata dallo zio poeta Giancarlo Majorino, è la scrittura che lo ha portato a pubblicare nove tra romanzi e saggi, dal primo "Giovani anno zero" del 2000 all'ultimo "Sorella rivoluzione". Anima diessina, è diventato consigliere comunale con l'Ulivo, di cui è stato capogruppo dal 2008.
Nel 2011, con la rivoluzione arancione di Giuliano Pisapia, è stato scelto come assessore alle Politiche sociali, incrociando il suo percorso con quello di un altro "Pier", allora collega alla Mobilità: quel Pierfrancesco Maran che a dicembre scorso si è auto candidato a quelle primarie che poi non si son fatte.
Nel 2016 si è messo in gioco ai gazebo del centrosinistra per la scelta del sindaco ed è arrivato terzo dietro a Beppe Sala e all'allora vicesindaca e assessora al Bilancio Francesca Balzani sostenuta dagli Arancioni di Pisapia. La stessa Balzani che Majo ingaggerà nella sua squadra di governo qualora vincesse le elezioni. E' durante queste primarie che un vezzo, l'iconico e ironico baffo bianco, si è trasformato nel suo marchio di fabbrica, nonché un simbolo da stampare su tazze e volantini.
Come assessore di Beppe Sala ha promosso, nel maggio del 2017, la "marcia dei migranti". Un'iniziativa sull'accoglienza e l'ospitalità di Milano che il centrodestra, ancora oggi, gli rinfaccia: "Ha trasformato la città in un vero e proprio centro per migranti a cielo aperto con tanto di tendopoli in ogni quartiere", ha detto solo qualche settimana fa un consigliere comunale della Lega. Nel 2019, eletto all'Europarlamento nelle file del Pd con 93.175 preferenze, ha lasciato la giunta milanese. Ora punta non solo a capitalizzare consensi in casa propria, ma anche a strapparne in campo avverso, soprattutto al Terzo Polo che appoggia Letizia Moratti. Ecco perché, in questi ultimi giorni, l'appello al voto utile è martellante.
Il messaggio? "Il mio avversario è Attilio Fontana, se volete il cambiamento votate me".