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I sindaci delle grandi città critici sull’autonomia

Written by La Stampa.

Articolo pubblicato da La Stampa.

Si alza la voce dei sindaci delle grandi città nella discussione in corso sull’autonomia. Dopo l’approvazione ieri del Ddl, questa mattina i primi cittadini di Milano, Napoli e Palermo, dal palco del Festival del Management in corso all’Università Bocconi, sollevano non pochi dubbi sul dibattito nostrano sul regionalismo, rivendicando il ruolo delle grandi città nello sviluppo del Paese, al momento invece messe da parte.
A cominciare con gli affondi è proprio il sindaco di Milano, Giuseppe Sala: «In questo dibattito basato sul regionalismo credo di avere molti dubbi, perché le evoluzioni nascono dalle grandi città, che in questa fase storica sono ignorate dal nostro Paese e questo è un errore».
Il primo cittadino del capoluogo lombardo sottolinea l’importanza che avrebbe anche uno sguardo al passato per riuscire a centrare davvero il punto in futuro: «Credo che sia il momento di riflettere e non fare altri errori. Dare più poteri e fondi alle Regioni non è discutibile tout court ma prima di farlo bisognerebbe guardare i risultati di vent'anni di regionalismo. Qualche sorpresa la troveremo, è il momento di essere molto lucidi in questo cambiamento».
E infatti, a parlare di un modello che non ha dato i frutti sperati con una maggiore autonomia, è il sindaco di Palermo, Roberto Lagella: «Bisogna sedersi ad un tavolo per approfondire i temi, valutare e solo dopo decidere. Lo dice chi sa quanto poco sia stata utilizzata in Sicilia quella che doveva essere un'opportunità, cioè quella dell'autonomia regionale. Alla fine molte delle cose che avrebbero potuto essere fatte sono rimaste solo dei rimpianti e dei rammarichi».
Lagella chiede poi un coinvolgimento di Anci, che «deve essere parte attiva di questo dibattito» perché «le amministrazioni locali si attendono di essere convocate ma anche di potenziare un confronto con lo Stato che ancora mantiene alcuni elementi di difficoltà oggettiva e non sempre comprensibile per la vita dei comuni e delle amministrazioni locali».
Le difficoltà nascerebbero soprattutto dal fatto che «le materie oggetto dell’autonomia differenziata quasi sempre nascono come materie concorrenti con lo Stato», da qui il rischio «di allargare i tempi, di essere inefficaci, di arrivare a contenziosi e insomma di allontanarci sempre di più dai cittadini».
Un timore condiviso anche dal sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che accusa il dibattito sull’autonomia di essere provinciale e anacronistico: «Il tema non è quello del regionalismo o dello statalismo ma capire cosa serve al Paese. Credo che servano politiche che sui grandi temi vadano al di là della nostra dimensione nazionale, il campo di gioco è l'Europa non l'Italia».
Così come pensata fino adesso, aggiunge il sindaco, la Regione diventa solo un ulteriore elemento di mancato collegamento con i problemi dei cittadini: «I Comuni e le grandi Città metropolitane devono dare risposte concrete ai cittadini. Le Regioni stanno in mezzo e dovrebbero essere il luogo della programmazione, della visione ma spesso diventano il luogo di una gestione scollegata dalla dimensione locale, che spesso non risponde ai bisogni reali delle persone».
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