Prestazione energetica dell'edilizia
Articolo di Patrizia Toia.
Un gran fumo di confusione e di travisamento è stato fatto in buona o cattiva fede sulla “direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia”. Per questo è necessario mettere qualche puntino sulle i. Innanzitutto la Direttiva non c'è ancora: è in discussione nella Commissione Industria, ricerca ed energia del Parlamento europeo e il voto è stato rinviato al 9 febbraio prossimo.
In Consiglio, invece, un accordo è stato già trovato il 25 ottobre 2022 alla presenza, per l’Italia, del Ministro Pichetto Fratin.
Una volta che il Parlamento avrà definito la propria posizione cominceranno le negoziazioni tra le tre istituzioni per definire un testo concordato della Direttiva.
Il contenuto della Direttiva indica gli obiettivi da raggiungere, in termini di classi energetiche (da G a A), da parte degli edifici entro il 2030 e il 2033.
Come si può capire dalla nota allegata (consultabile a questo link https://bit.ly/notaepbd), sia il Consiglio (testo già adottato) che il Parlamento (testo ancora in discussione) hanno ipotizzato livelli di prestazione energetica per gli edifici residenziali più ambiziosi di quanto proposto dalla Commissione (cioè classe D anziché E al 2033).
Addirittura il relatore (dei Verdi) in Parlamento partiva da posizioni più ambiziose (cioè classe D al 2030, classe C al 2033), né prevedeva alcun tipo di deroga, anzi restringeva quelle proposte dalla Commissione europea.
Noi l'abbiamo invece indirizzata in altro modo e anch'io ho dato il mio contributo a rendere il testo più misurato. Ad oggi si è arrivati a un accordo parziale per quanto attiene alle prestazioni energetiche e in più c'è il contenuto di un mio emendamento che introduce il principio, prima assente, di concedere agli Stati membri la possibilità di prorogare le date di cui tanto si discute per motivi di fattibilità economica e tecnica nonché per la mancanza di forza lavoro qualificata sufficiente.
Mentre continuano i negoziati e consapevoli che ne dovrà passare di acqua sotto i ponti prima di arrivare alla stesura definitiva è utile ricordare quali sono gli obiettivi della Direttiva: migliorare l’efficienza energetica degli edifici nei quali viviamo perché questo significa risparmiare gas ed elettricità e quindi bollette meno care per i cittadini. Fare efficienza, quindi, non è un obbligo negativo o un'azione vessatoria, ma un vantaggio, un’opportunità e, oggi, una necessità. È un risparmio di energia, un risparmio sul costo delle bollette ed è anche un importante volano di riqualificazione urbanistica, di nuovi posti di lavoro e di spinta all'industria del settore.
È chiaro che l’efficientamento prevede un investimento iniziale, che non tutti possono permettersi e per questo la proposta di Direttiva stabilisce che:
- gli Stati membri predispongano finanziamenti, misure di sostegno e altri strumenti consoni per affrontare le barriere di mercato e stimolare gli investimenti necessari nelle ristrutturazioni energetiche;
- gli Stati membri adottino misure normative consone per rimuovere gli ostacoli di natura non economica alla ristrutturazione degli edifici. Per quanto riguarda gli edifici con più di un'unità immobiliare, tali misure possono includere l'eliminazione dei requisiti dell'unanimità nelle strutture di comproprietà o la possibilità per le strutture di comproprietà di beneficiare direttamente del sostegno finanziario.
Infine, chiarite una volta per tutte la ragione e l'utilità della Direttiva, voglio dire in modo netto che non c'è e non c'è mai stato un divieto a vendere o fittare le case che non rispettino gli obiettivi fissati. Certamente, e questo è il caso già oggi, una casa che non abbia un certificato di prestazione energetica a norma potrà diminuire di valore, perché il compratore saprà di dover affrontare un investimento dopo l'acquisto e dunque negozierà un prezzo diverso. Questo non è imputabile alla Direttiva, ma alle regole del mercato.
Discuteremo ancora ma dobbiamo essere sicuri che il testo sarà una tappa utile per ridurre l'uso dell'energia, per pagare meno in futuro sulle nostre bollette e per incentivare il lavoro e le tecnologie più avanzate.
Un gran fumo di confusione e di travisamento è stato fatto in buona o cattiva fede sulla “direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia”. Per questo è necessario mettere qualche puntino sulle i. Innanzitutto la Direttiva non c'è ancora: è in discussione nella Commissione Industria, ricerca ed energia del Parlamento europeo e il voto è stato rinviato al 9 febbraio prossimo.
In Consiglio, invece, un accordo è stato già trovato il 25 ottobre 2022 alla presenza, per l’Italia, del Ministro Pichetto Fratin.
Una volta che il Parlamento avrà definito la propria posizione cominceranno le negoziazioni tra le tre istituzioni per definire un testo concordato della Direttiva.
Il contenuto della Direttiva indica gli obiettivi da raggiungere, in termini di classi energetiche (da G a A), da parte degli edifici entro il 2030 e il 2033.
Come si può capire dalla nota allegata (consultabile a questo link https://bit.ly/notaepbd), sia il Consiglio (testo già adottato) che il Parlamento (testo ancora in discussione) hanno ipotizzato livelli di prestazione energetica per gli edifici residenziali più ambiziosi di quanto proposto dalla Commissione (cioè classe D anziché E al 2033).
Addirittura il relatore (dei Verdi) in Parlamento partiva da posizioni più ambiziose (cioè classe D al 2030, classe C al 2033), né prevedeva alcun tipo di deroga, anzi restringeva quelle proposte dalla Commissione europea.
Noi l'abbiamo invece indirizzata in altro modo e anch'io ho dato il mio contributo a rendere il testo più misurato. Ad oggi si è arrivati a un accordo parziale per quanto attiene alle prestazioni energetiche e in più c'è il contenuto di un mio emendamento che introduce il principio, prima assente, di concedere agli Stati membri la possibilità di prorogare le date di cui tanto si discute per motivi di fattibilità economica e tecnica nonché per la mancanza di forza lavoro qualificata sufficiente.
Mentre continuano i negoziati e consapevoli che ne dovrà passare di acqua sotto i ponti prima di arrivare alla stesura definitiva è utile ricordare quali sono gli obiettivi della Direttiva: migliorare l’efficienza energetica degli edifici nei quali viviamo perché questo significa risparmiare gas ed elettricità e quindi bollette meno care per i cittadini. Fare efficienza, quindi, non è un obbligo negativo o un'azione vessatoria, ma un vantaggio, un’opportunità e, oggi, una necessità. È un risparmio di energia, un risparmio sul costo delle bollette ed è anche un importante volano di riqualificazione urbanistica, di nuovi posti di lavoro e di spinta all'industria del settore.
È chiaro che l’efficientamento prevede un investimento iniziale, che non tutti possono permettersi e per questo la proposta di Direttiva stabilisce che:
- gli Stati membri predispongano finanziamenti, misure di sostegno e altri strumenti consoni per affrontare le barriere di mercato e stimolare gli investimenti necessari nelle ristrutturazioni energetiche;
- gli Stati membri adottino misure normative consone per rimuovere gli ostacoli di natura non economica alla ristrutturazione degli edifici. Per quanto riguarda gli edifici con più di un'unità immobiliare, tali misure possono includere l'eliminazione dei requisiti dell'unanimità nelle strutture di comproprietà o la possibilità per le strutture di comproprietà di beneficiare direttamente del sostegno finanziario.
Infine, chiarite una volta per tutte la ragione e l'utilità della Direttiva, voglio dire in modo netto che non c'è e non c'è mai stato un divieto a vendere o fittare le case che non rispettino gli obiettivi fissati. Certamente, e questo è il caso già oggi, una casa che non abbia un certificato di prestazione energetica a norma potrà diminuire di valore, perché il compratore saprà di dover affrontare un investimento dopo l'acquisto e dunque negozierà un prezzo diverso. Questo non è imputabile alla Direttiva, ma alle regole del mercato.
Discuteremo ancora ma dobbiamo essere sicuri che il testo sarà una tappa utile per ridurre l'uso dell'energia, per pagare meno in futuro sulle nostre bollette e per incentivare il lavoro e le tecnologie più avanzate.
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