No alle disparità tra i giovani
Intervista del Messaggero a Dario Franceschini.
"Il maxi emendamento alla manovra di bilancio assesta un duro colpo ai settori culturali, del tutto assenti nella politica economica del governo, e compromette il bonus cultura per i diciottenni introducendo spiacevoli differenziazioni tra i ragazzi". Così il senatore Pd Dario Franceschini, ex ministro della Cultura, in una intervista al Messaggero.
"Il governo - aggiunge - snatura irresponsabilmente una misura che ha funzionato e che è stata riconosciuta a livello internazionale come un modello da seguire. La 18app ha rappresentato un fondamentale impulso ai consumi culturali: dal 2016 al 2022 ne hanno beneficiato quasi 2,5 milioni di giovani, per un valore complessivo di quasi 1,1 miliardi di euro in sette anni, spesi in libri, musica, teatro, danza, cinema, musei e parchi archeologici. Ridurre la platea dei beneficiari, inserire barriere di reddito - dice ancora - vuol dire stravolgere il valore educativo e simbolico dello strumento e tradirne lo spirito. Il bonus cultura deve restare universale, il suo messaggio è senza limiti di censo o istruzione: con 18app lo Stato saluta l'ingresso nella maggiore età dei suoi cittadini riconoscendo un diritto alla fruizione culturale, come leva di emancipazione ed autonomia. Questa misura andrebbe rafforzata. La scusa delle frodi non tiene - ha concluso - Gli abusi hanno riguardato solo il 2.36% delle risorse impegnate. La vera discontinuità è che con questa manovra, per la prima volta dopo anni di crescita, il bilancio del ministero della Cultura torna a segnare valori negativi".
"Il maxi emendamento alla manovra di bilancio assesta un duro colpo ai settori culturali, del tutto assenti nella politica economica del governo, e compromette il bonus cultura per i diciottenni introducendo spiacevoli differenziazioni tra i ragazzi". Così il senatore Pd Dario Franceschini, ex ministro della Cultura, in una intervista al Messaggero.
"Il governo - aggiunge - snatura irresponsabilmente una misura che ha funzionato e che è stata riconosciuta a livello internazionale come un modello da seguire. La 18app ha rappresentato un fondamentale impulso ai consumi culturali: dal 2016 al 2022 ne hanno beneficiato quasi 2,5 milioni di giovani, per un valore complessivo di quasi 1,1 miliardi di euro in sette anni, spesi in libri, musica, teatro, danza, cinema, musei e parchi archeologici. Ridurre la platea dei beneficiari, inserire barriere di reddito - dice ancora - vuol dire stravolgere il valore educativo e simbolico dello strumento e tradirne lo spirito. Il bonus cultura deve restare universale, il suo messaggio è senza limiti di censo o istruzione: con 18app lo Stato saluta l'ingresso nella maggiore età dei suoi cittadini riconoscendo un diritto alla fruizione culturale, come leva di emancipazione ed autonomia. Questa misura andrebbe rafforzata. La scusa delle frodi non tiene - ha concluso - Gli abusi hanno riguardato solo il 2.36% delle risorse impegnate. La vera discontinuità è che con questa manovra, per la prima volta dopo anni di crescita, il bilancio del ministero della Cultura torna a segnare valori negativi".