Il Governo fa cassa sulle pensioni
Articolo di Franco Mirabelli pubblicato dal mensile Zona Nove.
La legge di bilancio presentata dal nuovo Governo, dicono che è stata fatta in pochi giorni, senza avere il tempo di introdurre misure e riforme significative e coerenti con le promesse elettorali.
Certamente questa manovra è stata fatta in fretta ma, nonostante questo, fa delle scelte su cui va valutata.
Ci sono 21 miliardi, che rappresentano i 2/3 della manovra, destinati ad aiutare famiglie e imprese di fronte al caro bollette prorogando le misure assunte dal governo Draghi con l’eccezione del taglio delle accise sulla benzina che è scomparso.
Per il resto ci sono una serie di interventi che indicano una strada per me non condivisibile.
In un momento tanto difficile per tante famiglie che, con l’inflazione che va oltre il 10%, fanno sempre più fatica, in cui il potere d’acquisto dei salari è sempre più basso, si dovrebbero mettere tutte le risorse disponibili per aumentare gli stipendi e sostenere le persone più in difficoltà. Invece si fa il contrario.
Si riducono di due punti per un anno le tasse sul lavoro solo per i redditi più bassi e qui ci si ferma per investire molte risorse sulla flat tax per ridurre le tasse alle partite iva che guadagnano fino a 85 mila euro e si destinano 1 miliardo e mezzo di euro per pagare una serie di condoni mascherati da “rottamazione delle cartelle” o “pace fiscale”.
A questo si aggiunge la scelta di tagliare drasticamente l’adeguamento delle pensioni per quelle superiori ai 2300 euro lordi.
Insomma, si fa cassa sulle pensioni per ridurre le tasse a chi guadagna fino a 85mila euro e si abolisce il reddito di cittadinanza per pagare i condoni.
D’altra parte è proprio sul tema della lotta all’evasione fiscale che la legge di bilancio evidenzia una inversione di rotta. Quando si alza da 1.000 a 5.000 euro il tetto di spesa in contanti e si alza a 60 euro l’obbligo per l’utilizzo del POS, si lancia un messaggio preciso: lo Stato rinuncia a verificare i movimenti di denaro che l’uso della moneta elettronica garantisce e consente un maggior uso dei contanti di cui non beneficeranno certo le persone che oggi sono in difficoltà e che il Governo dovrebbe aiutare, ma chi ha interesse a nascondere i propri guadagni.
Insomma, questa manovra non aiuta a ridurre le diseguaglianze che nel nostro Paese, ancora di più col caro bollette e l’aumento dell’inflazione, continuano ad aumentare.
Non solo utilizza una parte consistente delle risorse per finanziare misure che vanno nella direzione opposta, ma toglie risorse ai pensionati, ai poveri e soprattutto ai servizi essenziali di cui beneficiano prima di tutto le persone più deboli.
Poco più di un miliardo stanziato per la sanità e l’istruzione significa di fatto tagliare in settori fondamentali dello stato sociale, dove servirebbero più risorse e invece non se ne mettono abbastanza neanche per pagare i costi che derivano dall’aumento delle bollette e dei costi dell’inflazione.
Già oggi in Lombardia è quasi impossibile accedere a prestazioni sanitarie senza dover fare interminabili liste d’attesa o, come molti sono costretti a fare, pagare le cure e la carenza di medici di base la dice lunga su quanto occorrerebbe assumere personale per far funzionare la sanità.
Cercheremo, durante la discussione, di provare a cambiare questa legge di bilancio, dandoci due priorità: l’aumento del potere d’acquisto dei salari con un taglio consistente e duraturo delle tasse sul lavoro ed il finanziamento del servizio sanitario nazionale.
La legge di bilancio presentata dal nuovo Governo, dicono che è stata fatta in pochi giorni, senza avere il tempo di introdurre misure e riforme significative e coerenti con le promesse elettorali.
Certamente questa manovra è stata fatta in fretta ma, nonostante questo, fa delle scelte su cui va valutata.
Ci sono 21 miliardi, che rappresentano i 2/3 della manovra, destinati ad aiutare famiglie e imprese di fronte al caro bollette prorogando le misure assunte dal governo Draghi con l’eccezione del taglio delle accise sulla benzina che è scomparso.
Per il resto ci sono una serie di interventi che indicano una strada per me non condivisibile.
In un momento tanto difficile per tante famiglie che, con l’inflazione che va oltre il 10%, fanno sempre più fatica, in cui il potere d’acquisto dei salari è sempre più basso, si dovrebbero mettere tutte le risorse disponibili per aumentare gli stipendi e sostenere le persone più in difficoltà. Invece si fa il contrario.
Si riducono di due punti per un anno le tasse sul lavoro solo per i redditi più bassi e qui ci si ferma per investire molte risorse sulla flat tax per ridurre le tasse alle partite iva che guadagnano fino a 85 mila euro e si destinano 1 miliardo e mezzo di euro per pagare una serie di condoni mascherati da “rottamazione delle cartelle” o “pace fiscale”.
A questo si aggiunge la scelta di tagliare drasticamente l’adeguamento delle pensioni per quelle superiori ai 2300 euro lordi.
Insomma, si fa cassa sulle pensioni per ridurre le tasse a chi guadagna fino a 85mila euro e si abolisce il reddito di cittadinanza per pagare i condoni.
D’altra parte è proprio sul tema della lotta all’evasione fiscale che la legge di bilancio evidenzia una inversione di rotta. Quando si alza da 1.000 a 5.000 euro il tetto di spesa in contanti e si alza a 60 euro l’obbligo per l’utilizzo del POS, si lancia un messaggio preciso: lo Stato rinuncia a verificare i movimenti di denaro che l’uso della moneta elettronica garantisce e consente un maggior uso dei contanti di cui non beneficeranno certo le persone che oggi sono in difficoltà e che il Governo dovrebbe aiutare, ma chi ha interesse a nascondere i propri guadagni.
Insomma, questa manovra non aiuta a ridurre le diseguaglianze che nel nostro Paese, ancora di più col caro bollette e l’aumento dell’inflazione, continuano ad aumentare.
Non solo utilizza una parte consistente delle risorse per finanziare misure che vanno nella direzione opposta, ma toglie risorse ai pensionati, ai poveri e soprattutto ai servizi essenziali di cui beneficiano prima di tutto le persone più deboli.
Poco più di un miliardo stanziato per la sanità e l’istruzione significa di fatto tagliare in settori fondamentali dello stato sociale, dove servirebbero più risorse e invece non se ne mettono abbastanza neanche per pagare i costi che derivano dall’aumento delle bollette e dei costi dell’inflazione.
Già oggi in Lombardia è quasi impossibile accedere a prestazioni sanitarie senza dover fare interminabili liste d’attesa o, come molti sono costretti a fare, pagare le cure e la carenza di medici di base la dice lunga su quanto occorrerebbe assumere personale per far funzionare la sanità.
Cercheremo, durante la discussione, di provare a cambiare questa legge di bilancio, dandoci due priorità: l’aumento del potere d’acquisto dei salari con un taglio consistente e duraturo delle tasse sul lavoro ed il finanziamento del servizio sanitario nazionale.
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