Dall'altra parte
Articolo di Lorenzo Gaiani.
Il dibattito alla Camera ha evidenziato i limiti culturali e politici dell'impostazione della maggioranza.
Guardando però dall'altra parte, la nostra, il dibattito ha fatto emergere soprattutto la debolezza e forse l'impalpabilita' delle opposizioni.
Si è andati dalle concioni impregnate di retorica populista (Conte e Soumahoro, con la rilevante differenza che Soumahoro è onesto e in buona fede), ai compitini tanto mediocri da sembrare quasi squallidi (Serracchiani) fino ai pochi che hanno fatto risuonare note di puntualità e competenza (Letta e Quartapelle, fra gli altri) che però si sono perse nell'afasia generalizzata indotta da un risultato schiacciante prima sotto il profilo culturale e politico che sotto quello numerico.
La mia impressione è che in questo momento cercare coordinamenti più o meno stabili fra le varie forze di minoranza sia sopratutto inutile : a livello parlamentare si faranno quando sarà necessario per mettere in difficoltà la maggioranza. A livello locale ognuno gestirà le alleanze come meglio crede.
Piuttosto, dal momento che i 5stelle e i centristi sembrano avere le idee chiare, colpisce la passività del PD, il cui gruppo dirigente sembra non cogliere la gravità del momento.
Se c'è una fase storica in cui non sono ammesse dilazioni e ripiegamenti sul passato è proprio questa, e la precondizione necessaria per un efficace lavoro politico è quella di dirsi in faccia tutto quello che si pensa per favorire l'elaborazione comune e poi scegliere la leadership (che non è un cedimento alla moda ma un'assoluta necessità: una comunità non cessa di essere tale se ha un capo democraticamente eletto e responsabile verso la comunità stessa).
La lotta politica per creare un'alternativa alla destra e al suo Governo passa attraverso la capacità del PD di autorigenerarsi senza cedere alle facili sirene di un populismo declinato "a sinistra".
E marzo è troppo lontano.
Il dibattito alla Camera ha evidenziato i limiti culturali e politici dell'impostazione della maggioranza.
Guardando però dall'altra parte, la nostra, il dibattito ha fatto emergere soprattutto la debolezza e forse l'impalpabilita' delle opposizioni.
Si è andati dalle concioni impregnate di retorica populista (Conte e Soumahoro, con la rilevante differenza che Soumahoro è onesto e in buona fede), ai compitini tanto mediocri da sembrare quasi squallidi (Serracchiani) fino ai pochi che hanno fatto risuonare note di puntualità e competenza (Letta e Quartapelle, fra gli altri) che però si sono perse nell'afasia generalizzata indotta da un risultato schiacciante prima sotto il profilo culturale e politico che sotto quello numerico.
La mia impressione è che in questo momento cercare coordinamenti più o meno stabili fra le varie forze di minoranza sia sopratutto inutile : a livello parlamentare si faranno quando sarà necessario per mettere in difficoltà la maggioranza. A livello locale ognuno gestirà le alleanze come meglio crede.
Piuttosto, dal momento che i 5stelle e i centristi sembrano avere le idee chiare, colpisce la passività del PD, il cui gruppo dirigente sembra non cogliere la gravità del momento.
Se c'è una fase storica in cui non sono ammesse dilazioni e ripiegamenti sul passato è proprio questa, e la precondizione necessaria per un efficace lavoro politico è quella di dirsi in faccia tutto quello che si pensa per favorire l'elaborazione comune e poi scegliere la leadership (che non è un cedimento alla moda ma un'assoluta necessità: una comunità non cessa di essere tale se ha un capo democraticamente eletto e responsabile verso la comunità stessa).
La lotta politica per creare un'alternativa alla destra e al suo Governo passa attraverso la capacità del PD di autorigenerarsi senza cedere alle facili sirene di un populismo declinato "a sinistra".
E marzo è troppo lontano.