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Il futuro delle città lo scrivono le donne

Written by La Stampa.

Articolo pubblicato da La Stampa

Che tipo di città vogliono le donne? Inclusiva e sostenibile sono le prime risposte. Ma al complesso interrogativo ha provato a rispondere in maniera più articolata la ricerca condotta da Lexis Research per Soroptimist International Italia e presentata nell’Auditorium G. Squinzi di Assolombarda, a Milano. “La città che vorrei. Reinventare la città a misura di donna”, questo il titolo dello studio, è stato condotto su un campione di 5.000 persone di sesso femminile in tutta Italia. Giovani e adulte cercano sicuramente un ambiente più “a misura di cittadino”.
Una città che «aiuta» di più, come ha sintetizzato Livia Pomodoro, Cattedra Unesco Food Systems for Sustainable Development and Social Inclusion e Presidente di Spazio Teatro No’hma e Accademia di Brera.
Scorrendo i dati, emerge che il 60% del campione non si sente partecipe delle scelte che le amministrazioni fanno per le proprie città, ciò è vero specialmente nel Centro/Sud e nelle Isole: Calabria 79%, Abruzzo 79%, Sicilia 77%. «Di pari passo al coinvolgimento femminile attivo, delle professionalità e delle competenze ampiamente diffuse, bisogna insegnare ai ragazzi, ai giovani, che la partecipazione alla vita di comunità è fondamentale. Motivo per cui abbiamo scelto di far intervenire gli alunni di due istituti superiori alla presentazione dei dati. Dai giovani passa un messaggio che diventa cultura attraverso le generazioni», ha spiegato Giovanna Guercio, presidente Soroptimist International Italia a margine dell’incontro. L’intento di Soroptimist ha trovato una corrispondenza nel quesito posto dalle classi di studenti nella sessione aperta alle domande: «Cosa possiamo fare noi per rendere le città più a misura di cittadino?». La ricetta, come si vede dai risultati della ricerca, si basa su alcune parole chiave: una su tutte “ambiente”. Il 57% delle donne ascoltate è insoddisfatta della qualità dell’aria, percentuale che raggiunge il 66% nelle grandi città. Il 51% è insoddisfatta anche della manutenzione di aree verdi, giardini, scuole, parchi. Mentre il 44% lamenta anche un forte inquinamento da rumore, criticità maggiore nelle realtà metropolitane come Roma (67%), Napoli (64%), Milano (60%). Altro tasto dolente è quello della raccolta dei rifiuti: il 36% si dichiara fortemente insoddisfatto. Il dato quasi raddoppia nel Lazio (63%) e arriva fino al 69% nella città di Roma.
Altro fattore di incontestabile insoddisfazione è quello relativo ai servizi alla comunità, come mezzi pubblici e manutenzione stradale. Più del 50% è insoddisfatto del trasporto pubblico nella propria città, dato che cresce nelle realtà limitrofe. Si potrebbe leggere questa percentuale in parallelo con quella relativo all’insoddisfazione circa la disponibilità di buone abitazioni a prezzi ragionevoli (54%), che raggiunge il 71% nelle grandi città. Si evince anche che molti, per sfuggire al caro affitti o all’esplosione dei prezzi del mercato immobiliare, preferiscano abitare fuori dalle metropoli subendo, però, i disagi del trasporto pubblico vetusto o insufficiente.
Altro ambito d'interesse della ricerca è quello relativo all’offerta culturale: il 41% delle donne intervistate è insoddisfatta di ciò che offre la propria città in materia di cultura ed educazione, il 36%, invece, trova inadeguati i servizi sanitari cittadini. Last but not least, le donne vogliono città che favoriscano il lavoro di tutti, a partire dalle madri con figli. Dunque, che tipo di città vogliono le donne? La scelta va nella direzione di un modello generale di «città di domani ecosostenibile», in cui avere un ruolo chiaro da “cittadine responsabili”, che partecipano attivamente alla transizione della città. «Il concetto di qualità di vita urbana delle donne - spiega Soroptimist - va oltre la dimensione lavorativa, includendo opportunità economiche di qualità, attenzione per l’ambiente e per la biodiversità, per la cura e bellezza del territorio, una mobilità dolce e un’articolata vivibilità sociale, culturale e di tempo libero». Per realizzare analisi e proposte è stata coinvolta l’Anci e i comuni, attori principali delle politiche attivi sul territorio: «Le amministrazioni locali - spiega ancora Guercio - si trovano in prima linea nel fornire risposte ai bisogni, ai problemi e alle aspettative dei cittadini, spesso senza essere attrezzate o avere le risorse per farlo, attingendo a tutte le soluzioni e chiedendo il supporto di tutti». Anche Milano, definita “capitale morale”, ha ancora un po’ strada da percorrere per diventare “la città che vogliamo” ma, come commenta la presidente del Consiglio Comunale, Elena Buscemi, «è una città inclusiva che può ancora fare tanti passi avanti. Un’occasione ottimale è quella del Pnrr, per insistere su temi che ancora devono essere trattati». Quanto invece all’inclusione e al coinvolgimento delle donne nella politica attiva, «l’inserimento della doppia preferenza di genere all'interno della rappresentanza nei consigli comunali, per esempio, ha permesso a molte più donne di partecipare. Se ripenso a quando ho cominciato io, ho visto una differenza in positivo. Anche se non è ancora abbastanza per attuare un cambiamento necessario», aggiunge Buscemi.
E se per le carriere politiche alcuni strumenti sono già in uso, il tema del gender gap sul lavoro è ancora una sfida da compiere. «La soluzione è riportare le persone al lavoro, attraverso soluzioni di sistema: è chiaro che le imprese da sole non possono farlo. Serve un ambiente fertile che riporti i “non lavoratori” al lavoro, allontanandoci da politiche assistenziliste, che al contrario, le allontanano. Dobbiamo tornare ad appassionarci alle competenze, alla costruzione di un futuro che passi dal lavoro. D’altronde, lo dice anche la Costituzione nel primo articolo», spiega la professoressa Barbara Lilla Boschetti, docente di Diritto Amministrativo alla Cattolica di Milano. Dunque è per questo che proprio la provocazione della professoressa Boschetti trova terreno fertile nei propositi della ricerca di Soroptimist: «Le città che vorremmo sono la metafora di ciò che le persone vogliono essere. La città diventa lo specchio del nostro progetto di vita. Ma per realizzare ciò occorre la capacità di futuro che ogni tanto manca».
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