
Pinarolo Po
Articolo di Giuseppe Villani.
Oggi sono stati ultimati i lavori di riqualificazione dell'impianto di illuminazione pubblica di Via Europa e Via Repubblica, all'interno della lottizzazione "fornace".
Sono stati posizionati 20 punti luce a LED di ultima generazione. Questi apparecchi illuminanti sono dotati di sistemi di regolazione che permettono di ridurre i consumi nelle fasce orarie di minore afflusso, dando la luce quando serve ma mantenendo comunque le strade in sicurezza nelle ore notturne.
Rispetto ai vecchi impianti si ottiene un risparmio del70% della corrente elettrica.
Oggi sono stati ultimati i lavori di riqualificazione dell'impianto di illuminazione pubblica di Via Europa e Via Repubblica, all'interno della lottizzazione "fornace".
Sono stati posizionati 20 punti luce a LED di ultima generazione. Questi apparecchi illuminanti sono dotati di sistemi di regolazione che permettono di ridurre i consumi nelle fasce orarie di minore afflusso, dando la luce quando serve ma mantenendo comunque le strade in sicurezza nelle ore notturne.
Rispetto ai vecchi impianti si ottiene un risparmio del70% della corrente elettrica.

La cultura è la prima condizione che rende competitiva l'Italia
Con la cultura si mangia? "Assolutamente sì. La cultura è la prima condizione che rende competitiva l'Italia. La famosa frase attribuita all'ex ministro Tremonti, che lui poi ha smentito, venne detta in un momento in cui la cultura era considerata marginale e futile. Ora questa visione è stata superata". Così il ministro della Cultura Dario Franceschini, in una intervista al Messaggero, parlando del suo libro "Con la cultura non si mangia?". "Ho lavorato molto per superare la concezione di valorizzazione contro tutela - prosegue -. Penso al Louvre che fa tutela e non si vergogna a vendere gadget per incassare soldi da utilizzare per restauri. I nostri musei hanno fatto passi giganteschi. Ma c'è molto da fare ancora. Penso ai servizi di laboratori, caffetterie, ristoranti. Non tutti i musei li hanno. E io vorrei che avessero eccellenze culinarie del luogo, tra chef e prodotti tipici. Insomma, c'è da lavorare".

Una diplomazia della pace in difesa della geoeconomia
Articolo di Aldo Bonomi pubblicato da Il Sole 24 Ore
Credevo ci fosse bastato il cigno nero della pandemia. Raccontavo microcosmi nell’esodo verso la terra promessa del Pnrr. Certo c’era il deserto da attraversare della crisi ecologica-desertificazione e della crisi energetica- gas petrolio sotto la sabbia. La sabbia che quando la prendi in mano si fa polvere evocava il frammentarsi di una composizione sociale di fronte ai cambiamenti epocali del lavoro. Da qui l’immagine delle due carovane in direzione contraria: una in fuga e l’altra alla ricerca di lavoro. Lavoro ibrido fatto di prossimità e simultaneità del digitale e lo smart working come metamorfosi. Per questo ho rivolto lo sguardo alle oasi del nostro fare impresa nel cambiamento che evocano quelle piattaforme territoriali dove l’acqua del nostro saper fare iniziava a delineare medie imprese in grado di mettersi in cammino facendo filiera di distretti in evoluzione.
Credevo ci fosse bastato il cigno nero della pandemia. Raccontavo microcosmi nell’esodo verso la terra promessa del Pnrr. Certo c’era il deserto da attraversare della crisi ecologica-desertificazione e della crisi energetica- gas petrolio sotto la sabbia. La sabbia che quando la prendi in mano si fa polvere evocava il frammentarsi di una composizione sociale di fronte ai cambiamenti epocali del lavoro. Da qui l’immagine delle due carovane in direzione contraria: una in fuga e l’altra alla ricerca di lavoro. Lavoro ibrido fatto di prossimità e simultaneità del digitale e lo smart working come metamorfosi. Per questo ho rivolto lo sguardo alle oasi del nostro fare impresa nel cambiamento che evocano quelle piattaforme territoriali dove l’acqua del nostro saper fare iniziava a delineare medie imprese in grado di mettersi in cammino facendo filiera di distretti in evoluzione.

Avanti fino in fondo
"In un momento pieno di incertezze, di potenziali instabilità, di fragilità interne ed esterne, questo governo di unità nazionale continua a voler governare. Abbiamo fatto molto e lo abbiamo fatto insieme". Lo dice il premier Mario Draghi in un'intervista al Corriere della Sera" nella quale ripete che l'esecutivo "va avanti fino in fondo" se riuscirà a fare le cose "che servono al Paese".
Stiamo superando "la pandemia; sul fronte internazionale, l'Italia è tornata a pesare come è giusto che sia - aggiunge - sosteniamo l'Ucraina, lavoriamo per la pace; sul piano economico usciamo da un anno in cui abbiamo avuto una crescita del prodotto interno lordo del 6,6%. C'è ora un rallentamento, dovuto alla guerra. Il compito del governo è quello di sostenere lavoratori e imprese e rendere l'Italia più moderna, vivibile, giusta".
Stiamo superando "la pandemia; sul fronte internazionale, l'Italia è tornata a pesare come è giusto che sia - aggiunge - sosteniamo l'Ucraina, lavoriamo per la pace; sul piano economico usciamo da un anno in cui abbiamo avuto una crescita del prodotto interno lordo del 6,6%. C'è ora un rallentamento, dovuto alla guerra. Il compito del governo è quello di sostenere lavoratori e imprese e rendere l'Italia più moderna, vivibile, giusta".

Verso il ballottaggio, sette lezioni dalla Francia
Articolo di Lorenzo Gaiani pubblicato da Libertà Eguale
1. Alla fine non c’è stato alcun testa a testa. Macron è arrivato primo, ha migliorato, almeno in termini percentuali, il suo score rispetto a cinque anni fa, e ha distaccato nettamente Marine Le Pen, che è certo cresciuta ma meno di quanto ci si aspettava, e anzi ha visto ridurre il distacco alle sue spalle sull’ultrasinistro Jean Luc Melenchon.
2. L’appoggio a Macron della quasi totalità dei candidati sconfitti, con l’eccezione del pessimo Zemmour (altro pallone gonfiato dai media: d’altro canto viene da quel mondo), sia pure talvolta nella formula “non fate vincere Le Pen”, dei sindacati e di molte realtà associative testimonia il mantenersi di quello che i francesi chiamano “spirito repubblicano”, sperando che anche gli elettori nella loro maggioranza lo recepiscano.
1. Alla fine non c’è stato alcun testa a testa. Macron è arrivato primo, ha migliorato, almeno in termini percentuali, il suo score rispetto a cinque anni fa, e ha distaccato nettamente Marine Le Pen, che è certo cresciuta ma meno di quanto ci si aspettava, e anzi ha visto ridurre il distacco alle sue spalle sull’ultrasinistro Jean Luc Melenchon.
2. L’appoggio a Macron della quasi totalità dei candidati sconfitti, con l’eccezione del pessimo Zemmour (altro pallone gonfiato dai media: d’altro canto viene da quel mondo), sia pure talvolta nella formula “non fate vincere Le Pen”, dei sindacati e di molte realtà associative testimonia il mantenersi di quello che i francesi chiamano “spirito repubblicano”, sperando che anche gli elettori nella loro maggioranza lo recepiscano.