Per costruire una società pluralista non bisogna escludere
Articolo pubblicato da ReportOnline
Molto spesso si parla di pluralismo, inteso come insieme di elementi eterogenei che convivono pacificamente in uno stesso luogo e si rispettano.
La società è pluralista quando, accanto ad elementi tradizionali, come la famiglia che è attualmente riconosciuta, ci sono anche altri elementi che rispecchiano le nuove istanze sociali, come le coppie di fatto.
Si sentono spesso, tuttavia, voci che desiderano il superamento, ossia la cancellazione, delle vecchie costruzioni sociali, come la famiglia tradizionale, per far posto a quelle nuove.
Per meglio chiarire il mio punto di vista, dico che sono e sono sempre stata a favore del riconoscimento giuridico delle nuove configurazioni sociali, come le coppie di fatto, sia eterosessuali che omosessuali. Tuttavia, alcune cose distinguono il mio modo di pensare da quello di alcuni fautori della modernità.




È stato un anno importante per il Partito Democratico. Nei prossimi mesi ci sarà l’Assemblea Nazionale sul tema di come, in un clima di rinnovamento generale, dentro alla spinta del cambiamento che vogliamo imprimere al Paese, riorganizziamo il partito e lo rendiamo più efficace. Dobbiamo attrezzare un partito sempre più capace di interpretare il cambiamento ma senza abbandonare i territori, senza abbandonare l’idea di avere i circoli sui territori, essere una grande comunità e lavorare sui problemi delle persone. Serve dare concretezza ad un’idea di partito capace di dare più valore alle presenze sul territorio e agli iscritti. Non basta un partito che valorizzi solo ciò che viene fatto a livello nazionale o nelle amministrazioni comunali serve anche un partito capace di valorizzare il grande lavoro dei tanti iscritti e dei tanti militanti.
"Se fosse possibile dire: saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a questo domani, credo che tutti accetteremmo di farlo, ma, cari amici, non è possibile; oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso, si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con tutte le sue difficoltà."
Intervento a Coffee Break La7 (
Anche se resta molto lavoro da fare, con l'ultimo Consiglio europeo l'Italia ha incassato un risultato importante: il piano di investimenti da 315 miliardi di euro è stato approvato e tutti e 28 i governi dell'Ue hanno sottoscritto il testo delle conclusioni che sancisce il principio della flessibilità per i contributi nazionali al piano. E' la prima volta che i governi accettano di non conteggiare gli investimenti nel calcolo del Patto di Stabilità e il fatto che nei prossimi mesi si dovranno definire i dettagli non ci deve fare sottovalutare che si tratta di un cambio di direzione netto. Questo cambiamento porta un nome e cognome: Matteo Renzi e il PD italiano a Bruxelles. Il prossimo passo sarà in gennaio ci aspettiamo che la Commissione specifichi nella sua comunicazione che gli investimenti da non includere nel calcolo del Patto sono anche i cofinanziamenti ai progetti del Piano Juncker e a quelli dei fondi strutturali.