Contro questa destra estrema è l'ora di una nuova sinistra

Luciano Gallino, intellettuale di sinistra - definizioni che sembrano diventate brutte parole - scrisse più di venti anni fa l'introduzione a un libro nella quale diceva "la distruzione di una comunità politica, la fine della democrazia, è sempre possibile... Oggi come allora gli avversari della democrazia circolano numerosi tra noi, ma stanno anche dentro di noi, nel perenne conflitto, che è a un tempo sociale e psichico, tra bisogno di sicurezza e desiderio di libertà". Il volume era Come si diventa nazisti di William Allen, uno storico che si incaricò di raccontare come una piccola comunità dell'Hannover si trasformò da città storicamente di sinistra a feudo del nazismo, in cinque anni passato dal 5 per cento al 62,3.
L’Europa è un pensiero che deve diventare sentimento

Chi scende al livello del cretino perderà sempre

Per chi ha la capacità di capire, ormai è abbastanza chiaro: non esiste alcuna emergenza migranti. Esiste, invece, una sempre più evidente emergenza socio-culturale: ad emergere in maniera preoccupante è lo stato di superficialità e ignoranza di una buona fetta di opinione pubblica. E a vagabondare sono sempre di più gli ignoranti. E’ questo il tessuto sociale, emerso “grazie” alla rete e ai social (Umberto Eco aveva ragione da vendere), che viene cavalcato dai principini degli ignoranti: Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
Chi può frenare Salvini (ma lascia campo libero)

Il Consiglio dei ministri sostituito da un solo politico che su Facebook ne sequestra le determinazioni, persone private della libertà senza base legale e soltanto su imposizione di un vicepremier anche ai suoi gregari alleati, e «strappi» istituzionali continuamente allargati a forza di scavalcare il premier, sbeffeggiare il presidente della Camera, sfidare il capo dello Stato, minacciare i magistrati, insultare gli avversari: il problema ormai non è più Matteo Salvini, è chi non tira una riga sotto le ribalderie del ministro dell’Interno.
La Chiesa non resta a guardare

Il cellulare del cardinale Gualtiero Bassetti squilla in continuazione da almeno due giorni. Ossia, da quando la Chiesa italiana ha annunciato di accogliere cento dei 177 profughi bloccati nella nave Diciotti ancorata nel porto di Catania. «Mi stanno chiamando molti vescovi della Penisola – racconta il presidente della Cei –. Mi manifestano la loro disponibilità ad aprire le porte delle diocesi a cinque, dieci, venti o trenta migranti della Diciotti. È una mobilitazione che mi commuove. E dimostra l’attenzione non solo dei pastori ma anche di molta nostra gente che frequenta ogni giorno le parrocchie verso gli ultimi, i dimenticati».