
Serve una svolta nelle politiche del lavoro
“Credo che dobbiamo ritrovare credibilita’ e connessione con le fasce sociali che si sono piu’ impoverite con la crisi. Dobbiamo fare proposte concrete che svoltino la posizione del partito, a cominciare dal lavoro: porre un limite ai contratti a termine, e’ stato un errore liberalizzarli con il Jobs Act. C’e’ una grande battaglia in Parlamento per il salario minimo. E una legge sulla rappresentanza che spazzi via i contratti pirata”. Così nel corso del filo diretto a Radio Immagina, la deputata dem Elly Schlein, candidata alla segreteria del Partito democratico.

I sindaci delle grandi città critici sull’autonomia
Articolo pubblicato da La Stampa.
Si alza la voce dei sindaci delle grandi città nella discussione in corso sull’autonomia. Dopo l’approvazione ieri del Ddl, questa mattina i primi cittadini di Milano, Napoli e Palermo, dal palco del Festival del Management in corso all’Università Bocconi, sollevano non pochi dubbi sul dibattito nostrano sul regionalismo, rivendicando il ruolo delle grandi città nello sviluppo del Paese, al momento invece messe da parte.
Si alza la voce dei sindaci delle grandi città nella discussione in corso sull’autonomia. Dopo l’approvazione ieri del Ddl, questa mattina i primi cittadini di Milano, Napoli e Palermo, dal palco del Festival del Management in corso all’Università Bocconi, sollevano non pochi dubbi sul dibattito nostrano sul regionalismo, rivendicando il ruolo delle grandi città nello sviluppo del Paese, al momento invece messe da parte.

Votiamo per cambiare le cose in Lombardia
Articolo di Franco Mirabelli.
Il 12 e 13 febbraio è una data importante.
Il voto per rinnovare il Consiglio Regionale e il Presidente della Lombardia è l’occasione per esprimersi e per cambiare le cose che evidentemente non funzionano nella sanità, nel trasporto pubblico e nelle politiche sull’ambiente e sulla casa.
Ci sono due ragioni per votare Majorino e non chi, come Fontana e la Moratti, ha governato la Regione in questi anni.
Il 12 e 13 febbraio è una data importante.
Il voto per rinnovare il Consiglio Regionale e il Presidente della Lombardia è l’occasione per esprimersi e per cambiare le cose che evidentemente non funzionano nella sanità, nel trasporto pubblico e nelle politiche sull’ambiente e sulla casa.
Ci sono due ragioni per votare Majorino e non chi, come Fontana e la Moratti, ha governato la Regione in questi anni.

Posso vincere, comunque resto in Lombardia
Pierfrancesco Majorino si avvicina all’ultimo miglio di una partita che la sua squadra, arrivata alla settima sfida con l’avversario, non ha mai vinto. Sono infatti venticinque anni – “ventotto”, precisa lui – che alle elezioni regionali lombarde il centrosinistra perde. Quasi sempre straperde, più raramente ha perso e basta. La sconfitta migliore, quella del 2013, ha misurato in quattro punti percentuali e 260 mila voti la distanza tra le due coalizioni. In questi tre decenni sono cambiate tante cose: l’impero di Formigoni è finito nella polvere delle inchieste, in una strana sincronia anticipatoria rispetto al lunghissimo tramonto del berlusconismo.

Il Fondo sovrano europeo
Articolo di Patrizia Toia.
Finalmente l'Europa capisce che per realizzare veramente il Green Deal serve avere una politica industriale coerente e a sostegno delle imprese che vanno verso la sostenibilità.
Ora c'è la prospettiva concreta della creazione di un Fondo europeo per la sovranità che assicuri un accesso rapido a finanziamenti sufficienti e sostenga catene di approvvigionamento più forti. La soluzione non sta nel lasciar fare a ciascuno Stato ciò che vuole con le risorse che ha, perché ci rimetterebbero i più deboli.
Finalmente l'Europa capisce che per realizzare veramente il Green Deal serve avere una politica industriale coerente e a sostegno delle imprese che vanno verso la sostenibilità.
Ora c'è la prospettiva concreta della creazione di un Fondo europeo per la sovranità che assicuri un accesso rapido a finanziamenti sufficienti e sostenga catene di approvvigionamento più forti. La soluzione non sta nel lasciar fare a ciascuno Stato ciò che vuole con le risorse che ha, perché ci rimetterebbero i più deboli.