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Sul Jobs Act

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco MirabelliArticolo pubblicato da Europa.

Credo che i toni che sta assumendo la discussione sulla legge delega sul lavoro dentro e fuori il PD non aiutino a capire di cosa si sta discutendo e, soprattutto, rischino di dare una rappresentazione della riforma e dei suoi obiettivi lontana dalle reali volontà, più volte affermate dal governo e riportate nel testo della norma in discussione.
Quindi, innanzitutto va sgombrato il campo da equivoci e vanno ricostruiti i reali obbiettivi che la legge si propone.
Primo: Non si tolgono tutele a chi le ha. I nove milioni di lavoratori che hanno un contratto a tempo indeterminato non saranno toccati dalla riforma, chi parla di riduzione delle tutele per chi lavora dice una cosa non vera e chi racconta di un tentativo di omogeneizzare al ribasso i diritti dei lavoratori retrocedendoli tutti in serie C fa propaganda; l'art.18 e il diritto al reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa non verrà meno per i contratti in essere.

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Tutela allo Stato

Scritto da Luigi Zanda.

Luigi ZandaIntervista a Luigi Zanda di Emilia Patta - Il Sole 24 Ore.
«Siamo di fronte a un provvedimento di delega sul lavoro che è molto ambizioso, che contiene sì un contratto a tutele crescenti e il superamento dell`articolo i8 per i neo-assunti, ma contiene anche molto altro: un nuovo welfare universalistico laddove solo alcuni oggi sono tutelati, una semplificazione e una diminuzione delle tipologie contrattuali, misure per incentivare l`occupazione femminile. E ha ragione chi ricorda accanto alla riforma del lavoro quella della giustizia, della Pubblica amministrazione, del fisco, così come le misure di lotta alla corruzione. Nessun provvedimento da solo ci salva: bisogna mettere in campo tutte le misure che possono in qualche modo ampliare la base produttiva e attirare investimenti. Perché senza investimenti non c`è sviluppo, e senza sviluppo non c`è occupazione». Una promozione del Jobs act messo in campo dal premier, ma anche un appello alla responsabilità interna.

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Per tutelare i giovani abolire l’articolo 18

Scritto da Marco Leonardi.

Marco LeonardiArticolo pubblicato da Linkiesta
L’articolo 18, inteso come la possibilità del lavoratore di essere reintegrato se il licenziamento viene giudicato illegittimo (detto anche tutela reale), è un simbolo tradizionalmente e comprensibilmente caro alla sinistra. In politica, i simboli contano più di qualunque altra cosa, ma è bene capire come funziona l’articolo 18 oggi e come funzionerebbero le due alternative di riforma proposte.
Nella prima alternativa i nuovi assunti non avrebbero diritto alla copertura ex articolo 18 fino al termine del terzo anno di contratto; nella seconda alternativa non avrebbero mai una copertura ex articolo 18 e il licenziamento avverrebbe solo a fronte di un’indennità monetaria. La discussione chiaramente verte solo sul licenziamento di tipo economico poiché per un licenziamento disciplinare o discriminatorio rimane in ogni caso l’obbligo di reintegro, se il licenziamento è giudicato illegittimo.

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Art.18 tabù o protezione necessaria?

Scritto da Manuela Campanella.

Manuela CampanellaArticolo pubblicato da Huffington Post.
4:24 a.m., ancora sveglia. Accidenti, ma si può non dormire per una riforma? Certo non una riforma qualsiasi, per carità quella sul Lavoro, quella centrale per la vita di milioni di italiani. Però mi dico, mica sto al Governo, non spetta certo a me perderci il sonno. Eppure eccomi qui. E sì perché questa è un po' la questione principe attorno al quale è ruotata gran parte della mia vita, da quando ho avuto la malaugurata idea di scegliere l'art.18 come oggetto della tesi di laurea in economia.
Il Lavoro già dagli anni '90 si capiva essere uno dei punti nodali da affrontare, per chi come me mossa da amor patrio sognava di "cambiare le cose". Quindi con ottimismo mi sono messa a studiare svariati modelli matematici creati da illustri economisti nordeuropei in cui si dimostrava che all'aumentare dei costi di licenziamento quali l'art.18 anche la disoccupazione aumenta (al riguardo si veda Lazear (1990), Risager e Sorensen (1997) o il mio studio Liberalizzare il mercato dalla parte del lavoratore).

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