Bilancio

Pubblichiamo il Bilancio di Associazione Democratici per Milano con la Relazione di Missione accompagnatoria e il Registro dei contributi previsto dal Decreto Spazzacorrotti.


Alcuni contributi indicati nei bilanci sono dovuti al fatto che nell'anno 2019, Associazione Democratici per Milano, oltre alla propria attività, ha svolto un servizio di raccolta fondi e pagamenti sia per il "Comitato Milanese per Zingaretti Segretario" che per AreaDem Nazionale.

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Associazione Democratici per Milano
Sede Legale: Via De Amicis 17 - 20123 Milano
Email:  -
Sito web: www.assdemxmi.net 
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Documento Costitutivo

La nascita del Partito Democratico ha rappresentato la vera, grande novità dello scenario politico italiano, e ha coinciso con un nuovo modo di intendere la partecipazione e l’impegno in un progetto che ha l’ambizione di innovare non soltanto i contenuti, ma anche i modi del fare politica. Con il PD arriva a compimento un percorso di incontro tra culture riformiste che, nel corso degli ultimi decenni, da una condizione di divisione e contrapposizione hanno lavorato per avvicinarsi fino a mettere la propria specificità al servizio della costruzione di un’identità rinnovata e comune. Questo cammino verso l’unità ha rappresentato un contributo decisivo alla semplificazione del sistema politico italiano che ha avuto conseguenze in tutti gli schieramenti.
 
Oggi la sfida consiste nel radicare il nuovo partito, e la semplificazione del quadro politico che ne consegue, nella cultura politica dell’Italia. Il progetto originario deve vivere al di là delle leadership che di volta in volta lo guideranno. Solo con la netta affermazione della necessità di far vivere il partito al di là dei suoi dirigenti si dà compimento al progetto originario. Il PD è nato affinché dall’unione delle culture riformiste cattoliche e di sinistra risulti una maggioranza con prospettive di governo che dia gambe alle idee e alle riforme coraggiose di cui la società e l’economia italiana hanno bisogno da sempre. I leader e i dirigenti che di volta in volta guideranno il partito dovranno essere scelti e saranno legittimati in base ad una chiara opzione di carattere programmatico.
 
Ad un anno dalle elezioni primarie del 14 ottobre che ne hanno sancito la nascita, e il PD sta ancora attraversando una fase costituente difficile e inevitabilmente condizionata dall’esito dell’appuntamento elettorale dello scorso aprile. Oggi il PD cerca faticosamente di costruire non solo una struttura organizzativa che realizzi il modello di un partito radicato nel tessuto sociale del paese, ma anche e soprattutto un’identità nella quale tutti, indipendentemente dalle culture di provenienza, possano riconoscersi. Ora nel PD deve intensificarsi l’impegno per favorire il confronto e la convivenza delle diverse tradizioni riformiste che oradevono diventare maggioranza nel nuovo partito. Va incoraggiata la possibilità di dispiegare tutto il patrimonio di competenze e di esperienze di cui il Partito Democratico dispone nella continuità di un’azione politica che deve trovare incisività a partire dalla chiarezza dei programmi e delle proposte che devono corrispondere ad un profilo visibile e netto. Non disperdere la grande attenzione che il Paese ha dimostrato nei confronti del progetto del PD in questi mesi significa soprattutto costruire un partito che torni con decisione a fare politica tra la gente, che esca dall’autoreferenzialità dei processi organizzativi e di scelta dei propri dirigenti. Bisogna sottolineare la nostra apertura alla società riconoscendo il valore dei luoghi di discussione e decisione e costruire nuove alleanze sociali diventando un punto di riferimento nella vita quotidiana per i cittadini, le famiglie, le imprese, le organizzazioni sociali. Solo così sarà possibile evitare la tentazione di un arroccamento intorno alle precedenti appartenenze, che inevitabilmente porta con sé quella frammentazione e quella cristallizzazione di posizioni che sono da grave ostacolo al dispiegarsi della costruzione del nuovo partito. La logica degli ‘ex’ può essere superata solo a partire da un reale, aperto e convinto incontro tra le culture fondative del PD basato sulla condivisione di valori e progettualità e sulla volontà di compiere un lavoro di ricerca e di innovazione politica comune.
Occorre tornare alla politica, dunque, e costruire un profilo chiaro del PD rispetto ad alcuni temi che sono diventati cruciali nell’attualità politica italiana. Il risultato elettorale dello scorso aprile, e la situazione sociale ed economica del paese, richiede un forte ruolo del PD come protagonista di un’opposizione netta nella politica e nella società e di un soggetto di centrosinistra motore di una nuova idea di sviluppo per l’Italia. Il paese che ha creduto nelle promesse del centrodestra è ora vittima dell’insicurezza e chiede risposte concrete alla stagnazione economica, all’impoverimento dei salari, alla crescita delle disuguaglianze, ad una macchina amministrativa e fiscale percepita ancora come ostile agli interessi dei cittadini. Il governo per stessa ammissione di alcuni suoi esponenti, non sta facendo nulla di fronte alla crisi.
C’è un grande spazio per un’iniziativa politica che sappia offrire all’Italia un’idea concreta per la modernizzazione del paese, della quale il PD può essere il portatore più credibile: l’idea di una ripresa economica fondata sulla crescita, su un sistema di liberalizzazioni che abbia come obiettivo l’interesse dei cittadini, su una occupazione di qualità che combatta la precarietà ma che valorizzi la versatilità delle nuove figure professionali. Più complessivamente, l’idea di un paese che si rimette in moto a partire dalla ricostruzione di un tessuto sociale minato dall’incertezza e dalla paura, che chiede alla politica la prospettiva del futuro e la forza di un progetto.
Necessario punto di partenza è e rimane in primo luogo la Costituzione repubblicana il cui rispetto garantisce la legalità democratica e che non può essere forzata a discrezione di chi volta in volta governa ma deve semmai essere vissuta quotidianamente e se necessario innovata.
 
Il Partito Democratico ha soprattutto il compito di restituire alla politica questo significato, ma per farlo ha bisogno di rafforzare le occasioni di confronto e di riflessione, e di farsi luogo di incubazione di nuove idee e proposte.
 
L’associazione “Democratici per Milano” vuole contribuire al rafforzamento della cultura politica del PD, e vuole mettere nuove risorse a disposizione del processo di costruzione del partito.
È significativo che una tale esperienza parta proprio da questa parte del Paese, e da qui voglia porsi come novità significativa per l’intero quadro nazionale. Da Milano e dal Nord il Partito Democratico ha la necessità di sottolineare l’esigenza di una forza riformista che sappia non solo comprendere le dinamiche e i bisogni di quest’area, ma che sappia anche interpretare e realizzare quel bisogno di cambiamento e di reale sviluppo che il centrodestra, pur radicato e portatore di una cultura politica oggi maggioritaria, non è riuscito a realizzare al di là delle parole d’ordine. Da qui il Partito Democratico può proporsi come l’interlocutore delle energie più vive, siano esse economiche, sociali o culturali, che chiedono un’idea di governo in grado di puntare realmente sullo sviluppo e la modernizzazione, ma che sappia anche puntare sulla ricostruzione di un tessuto sociale spesso lacerato da disuguaglianze sempre più evidenti e minato dal senso di insicurezza. Bisogna rendersi conto che il Nord è una realtà assai diversificata, con esigenze e interessi articolati e che solo una brutale semplificazione definisce “questione Settentrionale”. C'è sicuramente un’esigenza unitariamente sentita dai diversi Nord che va dal bisogno urgente di moderni strumenti di governo e di amministrazione alla necessità di ammodernare la rete infrastrutturale. Ma anche in questo ultimo caso i vari Nord si dividono in quelli pro Linate e in quelli pro Malpensa o in quelli completamente indifferenti perché pensano all’infrastruttura ferroviaria utile a Torino o ai problemi di Venezia.
 
Decenni di amministrazione di centrodestra al Comune e in Regione Lombardia hanno finito per ridimensionare drasticamente la sua vocazione al futuro e alla modernità, consegnandole una politica “rimpicciolita” nelle aspirazioni e incapace di governare i conflitti in essa presenti. Il caso dell’Expo è il più recente ed eclatante, in cui l’incapacità di addivenire ad un accordo politico sulla gestione dell’evento rischia di mettere a repentaglio la più grande occasione di sviluppo per la città e la provincia di questi decenni. Ma non è come dicono loro che restringono la “politica” per affermare la sussidiarietà “libertà dei corpi intermedi, delle imprese e delle famiglie”. Il centro destra ha rimpicciolito l'agire pubblico tout court in particolare in campo socio-saniatario, amplificando con notevole esborso di denaro pubblico l'azione "sussidiaria" di individui corpi intermedi e imprese specialmente se vicine alla loro parte politica.
Da parte sua il centrosinistra non è stato in grado di contrapporre fino ad oggi un profilo di alternativa credibile. Ci abbiamo provato ma siamo spesso finiti ad assumere un atteggiamento di retroguardia che ha interpretato l’opposizione come un ruolo di semplice controllo, e quindi di inevitabile subalternità rispetto alla maggioranza, si è spesso lasciato sfuggire l’occasione di rappresentare quel cambiamento di cui Milano e la Metropoli hanno bisogno per continuare ad essere una delle punte più avanzate del Paese. E questo perché il nostro riformismo è stato debole e spesso abbiamo dovuto cedere al massimalismo che ci ha fatto tornare indietro proponendo all’opinione pubblica un profilo giustizialista e passatista del centrosinistra.
 
Il problema dell’unità e del rinnovamento del riformismo (e dei riformismi) del centrosinistra è particolarmente acuto a Milano e in Lombardia, dove il riformismo di ispirazione cattolica è forte in Provincia e in Regione, ma non a Milano città; dove il riformismo socialista si è disperso in mille direzioni; dove il riformismo laico liberale e repubblicano (e azionista), benché minoritario può avere sbocchi diversi; dove va recuperato gran parte del lascito dei riformisti del PCI, senza che se ne ripetano gli errori; dove i riformisti delle diverse scuole hanno sottovalutato le questioni ambientali, quanto quelle della differenza di genere (temi da non regalare alla sinistra “radicale”). La realtà milanese è particolarmente difficile per la sua complessità. In quest’area i problemi della sicurezza, dell’immigrazione, del lavoro, si presentano con acutezza, ma qui vi sono anche le risorse materiali e immateriali superiori che altrove per affrontarli.
Nell’area milanese e lombarda nascono da sempre movimenti e fermenti per il cambiamento politico culturale e dei costumi, prima che altrove. Tuttavia è anche il luogo delle reazioni contrarie. È l’area più europea, dove gli effetti della globalizzazione positivi e negativi si sono manifestati prima e con forza, ma è anche il luogo dell’insorgenza leghista, delle suggestioni localistiche, e del suo radicamento. È il posto dove il tremontismo, che sfocia in Dio Patria e Famiglia, raccoglie simpatie ampie; dove Formigoni impera con la sua forza economica e politica, supportate però da eguale forza di una diffusa presenza ideale e culturale. E tutto ciò avviene nonostante la Chiesa ambrosiana e la sua lunga tradizione di chiesa conciliare, basata su posizione aperte e innovativa e su una gerarchia attenta al sociale, culturalmente avanzata e fortemente radicata nel territorio. In questo particolare “ambiente” l’Associazione dovrebbe dare un contributo a riordinare il dibattito, a “dirigerlo”, a dargli un profilo concreto e di governo.
Oggi siamo alla vigilia di una fase che può essere decisiva per Milano, e il Partito Democratico deve rappresentare la forza che mette in campo il cambiamento. Lo deve fare a partire dalla consapevolezza di essere, anche in quest’area del paese, un’importante forza di governo. La Provincia di Milano, e le tante amministrazioni in cui il PD è protagonista, dimostrano che in questi anni è stato messo in campo uno sforzo che ha dato frutti importanti, e che può far pensare più credibilmente che in passato alla prospettiva dell’area metropolitana come ad una prospettiva concreta che può dar forza alla città e ai tanti importanti comuni che con essa ormai costituiscono un corpo organico e vitale. Le sfide dell’immediato futuro, a partire dall’appuntamento di Expo 2015, offrono l’occasione per misurare la capacità del PD di disegnare, attraverso idee e proposte, la metropoli del futuro in tutte le sue sfaccettature. Dalle grandi trasformazioni urbanistiche a quelle infrastrutturali, dalla valorizzazione della qualità ambientale al rilancio delle eccellenze, dalla tutela del lavoro alle questioni dell’abitare e del vivere sicuri, il Partito Democratico dovrà essere soggetto attivo nel cogliere l’occasione del cambiamento e rilanciare Milano prima di tutto per chi a Milano vive, lavora e progetta il futuro.
 
“Democratici per Milano” nasce con questa ambizione: rappresentare un luogo dove riaccendere la riflessione su Milano e proporre una nuova idea di metropoli, valorizzando molteplici contributi e progetti. Il PD è in una fase di costruzione della sua identità e del programma che lo possa riportare al governo alle prossime elezioni. Le difficoltà di questi mesi sono figlie anche di un processo troppo lento di costruzione di un consenso all’interno del partito sugli indirizzi e le priorità dell’opposizione. L’Associazione promuove la discussione per arrivare alla definizione di posizioni condivise sui temi più urgenti di interesse nazionale, ma con molti risvolti locali, quali il federalismo fiscale, l’integrazione sociale ed economica, lo sviluppo sostenibile, il mercato, le liberalizzazioni e il ruolo dello Stato, la giustizia penale e civile, la giustizia sociale e le nuove povertà, il ruolo della donna e le pari opportunità tra generi, la questione giovanile e il futuro delle nuove generazioni.
 
Tutto questo con l’obiettivo primario di contribuire alla costruzione di quella identità politica comune che dovrà essere la vera innovazione del PD: favorendo l’incontro tra le differenti culture fondative del Partito Democratico e tra i fondatori del PD ci si propone di mettere ciascuna e ciascuno di essi a disposizione di un progetto più ambizioso per il rafforzamento di un profilo riformista nuovo e più adatto alle sfide future. In questo, "Democratici per Milano" vuole essere prima di tutto un contributo offerto al processo di costruzione del PD, al suo consolidamento sul territorio, al radicamento della sua proposta, ma soprattutto vuole essere uno strumento che allontani qualsiasi rischio di frammentazione, che lavori per un partito unito nei suoi principi e nei suoi obbiettivi, per un partito che unisca tutti coloro che in questo progetto credono con passione e volontà.

Statuto

CAPITOLO I    Costituzione - Sede - Durata - Scopi
art. 1. Costituzione e Sede
E’ costituita l’Associazione Culturale “Democratici per Milano” di Milano e Provincia con sede in Milano Via De Amicis 17; essa è retta dal presente statuto e dalle vigenti norme di legge in materia.
art. 2. Carattere dell’Associazione
L’associazione ha carattere volontario e non ha scopi di lucro. I soci sono tenuti ad un comportamento corretto sia nelle relazioni interne con gli altri soci che con i terzi nonchè all’accettazione delle norme del presente statuto. L’associazione potrà partecipare quale socio ad altre associazioni aventi scopi analoghi nonchè partecipare ad enti con scopi sociali ed umanitari.
art. 3. Durata dell’Associazione
La durata dell’associazione è illimitata.
art. 4. Scopi dell’Associazione
L’associazione ha lo scopo di promuovere attività di carattere culturale, di sostenere l’iniziativa di ricerca, per favorire il confronto delle diverse tradizioni riformiste, far nascere una nuova cultura riformista, base necessaria affinché si formi una nuova identità elaborando scelte politiche innovative, contribuendo in tal modo al rafforzamento della cultura politica del Partito Democratico, sollecitando la partecipazione e l’impegno dei cittadini democratici secondo le finalità espresse nel documento dal Titolo “Ripensare la Città e Progettare il Futuro” e successive integrazioni.
Al centro dell’attività dell’associazione si pongono lo studio, la ricerca, il confronto, le iniziative editoriali, la formazione e l’aggiornamento culturale. L’associazione si propone inoltre come struttura di servizi per associazioni, categorie e centri che perseguono finalità che coincidano, anche parzialmente, con gli scopi della stessa associazione.
A titolo esemplificativo e non tassativo l’associazione svolgerà le seguenti attività: Attività associativa e culturale: tavole rotonde, convegni, conferenze, dibattiti, incontri, mostre, inchieste, seminari; Attività di formazione: corsi di approfondimento culturale sui temi del riformismo, costituzione di gruppi di studio e ricerca sulle esperienze riformiste internazionali e nazionali;
Attività editoriale: pubblicazione di un bollettino informativo, pubblicazione di atti di convegni e di seminari.
CAPITOLO II     Soci
art. 5. Requisiti dei soci
Possono essere soci dell’associazione cittadini italiani e stranieri residenti in Italia. Potranno inoltre essere soci, attraverso i rispettivi legali rappresentanti, le associazioni aventi attività e scopi non in contrasto con quelli del presente statuto. I soci sono classificati in due distinte categorie:
Soci fondatori: quelli che hanno partecipato alla costituzione dell’associazione; Soci benemeriti e sostenitori: quelli che hanno contribuito finanziariamente o svolto attività a favore dell’associazione stessa, ne hanno sostenuto l’attività e la sua valorizzazione; La qualità di socio comporta la possibilità di frequentare le attività dell’associazione e di promuoverne le iniziative. Tutti gli associati hanno diritto di voto.
art. 6. Ammissione dei soci
L’ammissione dei soci avviene su domanda degli interessati o dietro presentazione di almeno una persona già socia. L’accettazione delle domande per l’ammissione dei nuovi soci è deliberata dal consiglio direttivo.
Le iscrizioni decorrono dal 1 del mese successivo a quello in cui la domanda è accolta. Il socio è tenuto al pagamento una tantum della quota di iscrizione all’associazione e annualmente al versamento di un contributo; la quota e il contributo associativo sono determinate annualmente dal consiglio direttivo.
art. 7. Doveri dei soci
L’appartenenza all’associazione ha carattere libero e volontario ma impegna gli aderenti al rispetto delle risoluzioni prese dai suoi organi rappresentativi, secondo le competenze statutarie.
art. 8. Perdita della qualifica di socio
La qualifica di socio può venir meno per i seguenti motivi:
a) dimissioni da comunicarsi per iscritto almeno 3 (tre) mesi prima dello scadere dell’anno;
b) per decadenza e cioè per perdita di qualcuno dei requisiti in base ai quali è avvenuta l’ammissione;
c) per delibera di esclusione del consiglio direttivo per accertati morivi di incompatibilità; per aver contravvenuto alle norme ed obblighi del presente statuto. A tale scopo il consiglio direttivo procederà entro il primo mese di ogni anno alla revisione della lista dei soci;
d) per ritardato pagamento del contributo per oltre un anno.
art. 9. Organi dell’associazione
Organi dell’associazione sono:
l’assemblea;
il consiglio direttivo;
il presidente;
il direttore;
il revisore dei conti.
CAPITOLO III     Assemblea
art. 10.Partecipazione all’assemblea
Tutti i soci hanno diritto di partecipare all’assemblea sia ordinaria che straordinaria con diritto di voto. L’assemblea viene convocata dal presidente in via ordinaria almeno una volta all’anno entro il 30 aprile per l’approvazione del bilancio dell’anno precedente, per l’eventuale rinnovo delle cariche sociali e l’approvazione del bilancio preventivo dell’anno in corso.
L’assemblea può inoltre essere convocata tanto in sede ordinaria che in sede straordinaria:
a) per decisione del consiglio direttivo;
b) su richiesta, indirizzata al presidente, da almeno un terzo dei soci fondatori, benemeriti e sostenitori nel loro insieme.
art. 11.Convocazione dell’Assemblea
Le assemblee ordinarie e straordinarie sono convocate dal presidente, con preavviso di almeno 15 giorni, mediante invito per lettera raccomandata indirizzato ai soci fondatori ed ai soci benemeriti e sostenitori; in casi di urgenza il termine di preavviso può essere ridotto di 5 giorni purchè la convocazione venga effettuata a mezzo telegramma o e-mail.
art. 12.Costituzione e deliberazioni dell’assemblea
L’assemblea sia in sede ordinaria che straordinaria è regolarmente costituita in prima convocazione con la presenza di almeno la metà più uno dei soci. In seconda convocazione essa è validamente costituita qualunque sia il numero di soci presenti.
E’ ammesso l’intervento per delega da conferirsi per iscritto esclusivamente ad altro socio; è vietato il cumulo delle deleghe in numero superiore a due. L’assemblea è presieduta dal presidente dell’associazione o, in caso di sua assenza, da un membro nominato dall’assemblea.
I verbali delle riunioni dell’assemblea sono redatti da un socio scelto dal presidente dell’assemblea fra i presenti.
Il presidente ha inoltre la facoltà, quando lo ritenga opportuno, di chiamare un notaio per redigere il verbale dell’assemblea, fungendo questi da segretario.
L’assemblea sia ordinaria che straordinaria delibera con il voto favorevole della metà più uno dei voti espressi. In caso di parità di voti l’assemblea deve essere chiamata subito a votare una seconda volta.
Le funzioni di segretario dell’assemblea straordinaria devono essere demandate ad un notaio scelto dal presidente.
art. 13.Forma di votazione dell’assemblea
L’assemblea vota normalmente per alzata di mano; su decisione del presidente e per argomenti di particolare importanza la votazione può essere effettuata a scrutinio segreto, il presidente dell’assemblea, in questo caso, sceglie tre scrutatori fra i presenti.
art. 14.Compiti dell’assemblea
All’assemblea spettano i seguenti compiti:
in sede ordinaria
a) discutere e deliberare sui bilanci consuntivi e preventivi e sulle relazioni del consiglio direttivo;
b) eleggere il presidente e su proposta dello stesso, il direttore, i vicepresidenti (di cui uno vicario del presidente) e il responsabile amministrativo dell’associazione
c) eleggereimembridelconsigliodirettivoeilrevisoredeicontidell’associazione; d) fissare, su proposta del consiglio direttivo, le quote di ammissione ed i contributi
associativi nonchè la penale per i ritardati versamenti; e) deliberare sulle direttive d’ordine generale dell’associazione e sull’attività da essa svolta e da svolgere nei vari settori di sua competenza;
f) deliberare su ogni altro argomento di carattere ordinario sottoposto alla sua approvazione dal consiglio direttivo;
g) deliberareiregolamentiinternidicuiall’art.30; in sede straordinaria:
h) deliberare sullo scioglimento dell’associazione;
i) deliberare sulle proposte di modifica dello statuto;
j)deliberare sul trasferimento della sede dell’associazione.
CAPITOLO IV     Consiglio Direttivo
art. 15.Compiti del consiglio direttivo
Il consiglio direttivo ha il compito di:
a) deliberare sulle questioni riguardanti l’attività dell’associazione, definire il programma di lavoro in attuazione delle finalità dell’associazione e secondo le direttive dell’assemblea;
b) predisporre i bilanci preventivi e consuntivi da sottoporre all’assemblea secondo le proposte della presidenza;
c) deliberare su ogni atto di carattere patrimoniale e finanziario che ecceda l’ordinaria amministrazione;
d) dare parere su ogni altro oggetto sottoposto al suo esame dal presidente;
e) procedere all’inizio di ogni anno sociale alla revisione degli elenchi dei soci per accertare la permanenza dei requisiti di ammissione di ciascun socio prendendo gli opportuni provvedimenti in caso contrario;
f) in caso di necessità, verificare la permanenza dei requisiti suddetti;
g) deliberarel’accettazionedelledomandediammissionedinuovisoci;
h) deliberare sull’adesione e partecipazione dell’associazione ad enti ed istituzioni pubbliche e private che interessano l’attività dell’associazione stessa designandone i rappresentanti da scegliere tra i soci.
Il consiglio direttivo, nell’esercizio delle sue funzioni potrà avvalersi di un Comitato Scientifico, da esso nominato, composto da personalità del mondo culturale, professionale e scientifico anche esterne all’associazione e presieduto dal direttore. Il consiglio direttivo delibera a maggioranza semplice, per alzata di mano, in base al numero dei presenti.
art. 16. Composizione del consiglio direttivo
Il consiglio direttivo è formato dal presidente, dal direttore, dai vicepresidenti, dal responsabile amministrativo e da 18 membri nominati dall’assemblea. Il consiglio direttivo dura in carica tre anni e comunque fino all’assemblea ordinaria che procede al rinnovo delle cariche sociali.
Al termine del mandato i consiglieri possono essere riconfermati. Negli intervalli tra le assemblee sociali ed in caso di dimissioni, decesso, decadenza od altro impedimento di uno dei suoi membri, purchè meno della metà, il consiglio direttivo ha facoltà di procedere – per cooptazione – all’integrazione del consiglio stesso fino al limite statutario. I membri del consiglio non riceveranno alcuna remunerazione in dipendenza della loro carica.
art. 17. Riunioni del consiglio direttivo
Il consiglio direttivo si riunisce, abitualmente una volta al bimestre e comunque ogni qualvolta il direttore lo ritenga necessario o quando lo richiedono tre componenti. Alle riunioni del consiglio direttivo le funzioni di segretario saranno svolte da un membro del consiglio.
Le riunioni del consiglio direttivo devono essere convocate con lettera raccomandata o con e-mail inviata almeno tre giorni prima. Le riunioni del consiglio sono valide con la presenza di almeno la maggioranza dei suoi componenti e sono presiedute dal presidente o, in sua assenza, da un consigliere designato dai presenti.
Delle sedute e delle deliberazioni del consiglio viene redatto un verbale sottoscritto dal presidente e dal segretario. I consiglieri sono tenuti a mantenere la dovuta riservatezza sulle decisioni consiliari riguardanti persone.
Alle riunioni del consiglio direttivo dovrà essere sempre invitato il revisore dei conti il quale svolgerà soltanto funzioni consultive. I membri del consiglio direttivo non percepiranno alcuna remunerazione per lo svolgimento della loro carica.
CAPITOLO V     Presidente
art. 18. Compiti del presidente
Il presidente dirige l’associazione e la rappresenta, a tutti gli effetti, di fronte ai terzi e in giudizio. Il presidente presiede l’assemblea dei soci, il consiglio direttivo ed esercita le funzioni che gli sono attribuite dalla legge, dallo statuto e da eventuali regolamenti interni.
Al presidente spetta la firma degli atti che impegnano l’associazione sia nei riguardi dei soci che dei terzi. Per affiancare il presidente nella sua attività sono nominati dall’Assemblea n. 3 vicepresidenti di cui uno vicario dello stesso.
Il presidente può delegare, ai vicepresidenti, parte dei suoi compiti in via transitoria o permanente. Al presidente per lo svolgimento della carica verranno riconosciute le spese effettivamente sostenute.
art. 19. Elezione del presidente
Il presidente è eletto dall’assemblea ordinaria, dura in carica un triennio e comunque fino all’assemblea ordinaria che procede al rinnovo delle cariche sociali. In caso di dimissioni o di impedimento grave, tale giudicato dal consiglio direttivo, il consiglio stesso provvede ad eleggere un presidente sino alla successiva assemblea ordinaria.
Direttore
art. 20. Compiti del direttore
Il direttore cura l’attività ordinaria operativa dell’associazione, coordinando in particolare l’esecuzione delle delibere e delle iniziative approvate dall’assemblea e dal consiglio direttivo, assumendone tutte le iniziative del caso. Il direttore presiede inoltre il comitato scientifico.
Al direttore per lo svolgimento della carica verranno riconosciute le spese effettivamente sostenute.
art. 21.Elezione del direttore
Il direttore è eletto dall’assemblea ordinaria su proposta del presidente, dura in carica un triennio e comunque fino all’assemblea ordinaria che procede al rinnovo delle cariche sociali. In caso di dimissioni o di impedimento grave, tale giudicato dal consiglio direttivo, il consiglio stesso provvede ad eleggere un direttore sino alla successiva assemblea ordinaria.
CAPITOLO VI
art. 22.   Responsabile amministrativo
L’attività amministrativa dell’associazione è affidata, per periodi di tre anni, ad un responsabile eletto dall’assemblea su proposta del presidente, che collabora con lo stesso e partecipa di diritto al consiglio direttivo. A tale responsabile compete la gestione finanziaria, tecnica e amministrativa dell’associazione.
Al responsabile amministrativo per lo svolgimento della carica verranno riconosciute le spese effettivamente sostenute.
CAPITOLO VII    Revisore dei conti
art. 23.Compiti del revisore dei conti
Al revisore dei conti spetta, nelle forme e nei limiti d’uso il controllo sulla gestione amministrativa dell’associazione. Il revisore deve redigere la relazione all’assemblea relativamente al bilancio consuntivo e preventivo predisposti dal consiglio direttivo.
Al revisore spetta il compenso previsto dalla vigente normativa.
art. 24. Elezione del revisore dei conti
Il revisore dei conti è nominato dall’assemblea e dura in carica tre anni. Esso è rieleggibile e potrà essere scelto fra persone estranee all’associazione avuto riguardo alla sua competenza.
CAPITOLO VIII    Finanze e patrimonio
art. 25. Entrate dell’associazione
Le entrate dell’associazione sono costituite:
a) dalla quota di iscrizione da versarsi all’atto dell’ammissione all’associazione nella misura fissata dall’assemblea;
b) dai contributi annui ordinari, da stabilirsi annualmente dall’assemblea ordinaria su proposta del consiglio direttivo;
c) dallequotedisocibenemeritiesostenitori;
d) da eventuali contributi straordinari, deliberati dall’assemblea in relazione a particolari iniziative che richiedano disponibilità eccedenti quelle del bilancio ordinario;
e) da versamenti volontari degli associati;
f) da sovvenzioni, donazioni o lasciti di terzi o associati. I contributi ordinari devono essere corrisposti in unica soluzione entro il 30 marzo di ogni anno.
art. 26. Durata del periodo di contribuzione
I contributi ordinari sono dovuti per tutto l’anno solare in corso qualunque sia il momento dell’avvenuta iscrizione da parte dei nuovi soci. Il socio dimissionario o che comunque cessa di far parte dell’associazione è tenuto al pagamento del contributo sociale per tutto l’anno solare in corso.
art. 27. Divieto di distribuzione degli utili
E’ fatto divieto di distribuire anche in modo indiretto utili o avanzi di gestione, nonchè fondi di riserva o capitale durante la vita dell’associazione, salvo che la destinazione o la distribuzione non siano imposte per legge.
CAPITOLO IX    Norme finali e generali
art. 28.Esercizi sociali – Bilancio preventivo e conto consuntivo.
L’esercizio inizia il 1°gennaio e termina il 31 dicembre di ogni anno. L’amministrazione e la tenuta della contabilità dell’associazione è affidata a persona esperta secondo le direttive del presidente. Il consiglio direttivo deve presentare all’assemblea dei soci per l’approvazione:
il bilancio preventivo entro un mese dall’apertura dell’esercizio sociale;
il conto consuntivo almeno entro quattro mesi dalla chiusura dell’esercizio sociale.
art. 29. Scioglimento e liquidazione
In caso di scioglimento l’assemblea designerà uno o più liquidatori determinandone i poteri. Il netto risultante dalla liquidazione sarà devoluto secondo le indicazioni del comitato di garanzia o, in mancanza, dall’assemblea o dai liquidatori ad altra associazione avente finalità analoghe o ai fini di pubblica utilità, sentito l’organismo di controllo di cui all’art. 3, comma 190, della legge 23 dicembre 1996 n. 662 e salvo diversa destinazione imposta dalla legge.
art. 30. Regolamenti interni
Le disposizioni del presente statuto potranno essere oggetto di regolamenti interni da elaborarsi a cura del consiglio. Tali regolamenti sono approvati dal consiglio direttivo.
art. 31. Rinvio
Per tutto quanto non è previsto dal presente statuto si fa rinvio alle norme di legge ed ai principi generali dell’ordinamento giuridico.

Organigramma dell'associazione

Consiglio Direttivo e cariche sociali

Ufficio di Presidenza

Presidente Matteo Bianchi
Vicepresidente Vicario Franco Mirabelli
Vicepresidente Beatrice Uguccioni
Vicepresidente Andrea Bonaventura
Direttore e Responsabile Amministrativo Maurizio Giuseppe Belloni 
Consigliere Carlo Borghetti
Consigliere Massimo Sacchi
Consigliere Barbara Agogliati

ADM udp

Consiglio Direttivo

Responsabile Segreteria Diana Comari
Consigliere Stefano Facchi
Consigliere Luciana Dambra
Consigliere Arianna Censi
Consigliere Fabrizio Fagnani
Consigliere Rita Clema
Consigliere Patrizia Toia
Consigliere Lorenzo Gaiani
Consigliere Erminio Quartiani
Consigliere Piera Landoni
Consigliere Roberto Modugno
Consigliere Rita Vergani 
Consigliere
Sara Valmaggi
Consigliere Vincenzo Barbieri
Consigliere Mario Bianco
Consigliere Mario Esposito

ADMnuovo


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