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Spieghiamo perché le mafie anche se non sparano sono pericolose

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli
Intervento al convegno "Le implicazioni della sentenza della Corte di Cassazione sul Processo Aemilia. Il ruolo delle Organizzazioni Sindacali nell'azione di contrasto alle mafie" (video).

Credo che siano importanti le iniziative come l’incontro organizzato dalla CGIL a Bologna sul processo Aemilia e che sia importante anche valorizzare il fatto della costituzione di parte civile, con tutto ciò che questo significa. Così come credo che sia importante valorizzare il lavoro fatto dai sindacati e dalle amministrazioni in Emilia Romagna dopo l’inchiesta Aemilia.
Qui, infatti, c’è stata una risposta che non era scontata: ad esempio, non è la risposta che abbiamo verificato in questi mesi in Veneto o in altri Comuni della Lombardia che sono stati anche sciolti per mafia.
Qui c’è stata una risposta sociale e c’è stata una risposta da parte delle amministrazioni.
Non era scontato che le amministrazioni di Reggio Emilia e della Regione Emilia Romagna si impegnassero per trovare una sede al processo Aemilia in questo territorio, comprendendo che era importante che si facesse qui perché qui era importante dare un segnale forte di reazione.
Sono venuto in questi territori con la Commissione Parlamentare Antimafia subito dopo l’inchiesta; abbiamo ascoltato i Procuratori e abbiamo cercato di capire e su ciò che ci è stato raccontato abbiamo impostato un lavoro sulla presenza delle mafie al Nord, e in particolare della ‘ndrangheta, di cui siamo arrivati ad un punto serio di analisi, anche con il supporto dell’Università degli Studi di Milano.
Siamo poi tornati in queste zone qualche mese fa, perché il nuovo Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia e la sua parte politica hanno ritenuto che la prima missione si dovesse fare in Emilia e quella missione ha rivelato che in Emilia Romagna c’è stata una reazione forte e importante di fronte all’inchiesta Aemilia.
L’inchiesta in sé rappresenta molto non solo di come si è insediata la ‘ndrangheta al Nord (si è parlato di questo anche nella Relazione conclusiva dei lavori della Commissione Antimafia della scorsa legislatura) ma ci ha dato anche una rappresentazione plastica di come è cambiata e come continua a cambiare la criminalità organizzata e il suo modo di essere e di lavorare.
Intanto va chiarito che ormai abbiamo di fronte un fenomeno nazionale, se non addirittura internazionale. L’organizzazione è internazionale e, quindi, va contrastata a quel livello.
Inoltre, stiamo ragionando su schemi molto diversi dagli stereotipi che abbiamo spesso in mente.
Lo schema, infatti, non è quello tradizionale del rapporto mafia, politica e appalti: il modo in cui si muove la ‘ndrangheta al Nord è diverso.
La ‘ndrangheta al Nord si interessa di economia, entra nelle imprese e trova una disponibilità negli imprenditori; ha molta manovalanza perché sfrutta la disperazione.
Recentemente, siamo andati in Veneto come delegazione PD in Prefettura perché la Commissione Antimafia ancora non si è mossa e le ultime inchieste riguardanti i territori veneti su cui, contrariamente a ciò che si è fatto in Emilia, è calato immediatamente il silenzio, mostrano un dato serio su cui bisogna ragionare.
Il dato che emerge è che il Veneto è la Regione in cui c’è più disponibilità all’evasione fiscale da parte delle imprese. Non è un caso, dunque, che in una Regione in cui si pensa che i soldi siano la cosa più importante ci sia poi un cedimento da parte dell’imprenditoria legale ai richiami della criminalità organizzata e, quindi, si accettino i servizi che la criminalità organizzata offre. Oltretutto, ciò avviene senza che sia venuto meno il tentativo da parte delle mafie, riuscito in molte parti del Nord, di insediarsi anche sui territori.
In questo senso, anche la vicenda emiliana di Brescello è assolutamente esemplare.
Siamo, quindi, di fronte un fenomeno che sta cambiando.
Per questo motivo, incontri sul tema delle mafie sono importanti ed è importante che un grande sindacato come la CGIL non molli il colpo.
Siamo di fronte, inoltre, ad una criminalità organizzata che per come si muove provoca un bassissimo allarme sociale: non si vede, spara pochissimo. L’allarme sociale sulle mafie al Nord è zero. Per questo motivo Salvini ci mette poco a spiegare che il problema della sicurezza sono gli immigrati e i parcheggiatori abusivi, come mostra il primo Decreto Sicurezza, e parla di mafia solo per indicare dei beni confiscati che si possono vendere - e quindi vanno venduti - invece di lavorare per recuperarli e restituirli alla società, che era il cuore della Legge La Torre sulla confisca dei beni.
Il basso allarme sociale è un problema perché in Italia ci sono buone leggi per contrastare le mafie (nella scorsa Legislatura abbiamo fatto tantissimo su questo fronte), c’è l’apparato migliore del mondo per contrastare la criminalità organizzata e fa da esempio per tutti gli altri Paesi che hanno capito che le mafie non sono solo in Italia.
Tutto questo, però, non è sufficiente: serve una reazione politica e sociale che rischia di non esserci proprio per la ragione che la criminalità organizzata non suscita allarme.
Personalmente, sono preoccupato dai segnali che si stanno dando alle mafie in questi mesi.
Con la scorsa Legge di Bilancio si è cominciato ad alzare a 150mila euro la soglia al di sotto della quale si possono dare appalti diretti.
Sul tema dei rifiuti, che tutti i magistrati dicono che cominci ad essere decisivo, si è passati all’abolizione del SISTRI, cioè dell’unico sistema di tracciabilità della movimentazione dei rifiuti. Probabilmente funzionava male ma almeno c’era, adesso è stato abolito e non c’è più niente.
Fino ad arrivare oggi al Decreto “Sblocca-Cantieri” che non sblocca niente ma sicuramente non troveremo più funzionari disposti a firmare un permesso dentro ad un sistema complicato in cui alcune norme sono sospese per due anni e complessivamente dà il messaggio che si torna a parlare all’economia del sommerso e che è sempre in bilico rispetto alla legalità, a chi pensa che i subappalti siano una strada da incentivare, a chi ha l’idea che un sindaco oltre a decidere che cosa si fa e come si fa debba anche decidere chi lo fa (e questo è il momento in cui si crea il cortocircuito dove c’è il malaffare per creare problemi). Con il Decreto “Sblocca-Cantieri” si toglie di mezzo ANAC e si torna a pensare all’utilizzo dei Commissari Straordinari che possono agire in deroga a tutte le leggi senza neanche che vi sia un’emergenza.
Che la lotta all’illegalità e alla corruzione non siano una priorità per questo Governo lo indicano molte cose e anche il Decreto “Sblocca-Cantieri” lancia un messaggio in questa direzione.
Il Ministro degli Interni, inoltre, spesso fa proclami contro la mafia ma li fa quando arrestano un po’ di spacciatori: non lo si sente mai dire niente quando arrestano i colletti bianchi.
Anzi, il Ministro degli Interni non ritiene nemmeno di dover venire in Commissione Antimafia a chiarire la sua posizione sulla vicenda di Arata, che comunque è stato un suo consulente, e dire qualcosa per avere credibilità. Questo non è un bel segnale. Non è un bel segnale neanche l’idea di tassare i soldi contenuti nelle cassette di sicurezza, sanandoli, perché vuol dire potenzialmente aprire al riciclaggio, senza che ci sia più bisogno di mettere in campo chissà quali attività economica per riciclare i proventi illeciti.
Quello è un ulteriore segnale che la questione della legalità, della lotta alla corruzione e alle mafie non è più un problema, a maggior ragione se viene associato al dire che alla fine bisogna ragionare come se fossero tutti onesti.
Per il futuro credo che tutti noi abbiamo un compito: c’è una bassa percezione della pericolosità delle mafie e, quindi, dobbiamo spiegare perché le mafie anche se non sparano e non fanno le stragi sono pericolose. Dobbiamo rimotivare l’antimafia, soprattutto al Nord e questo si fa raccontando che la mafia mette in discussione i diritti dei lavoratori e delle persone e lo si fa dicendo che una democrazia in cui una quantità enorme di denaro viene introdotta nell’economia legale da organizzazioni criminali è una democrazia a rischio e in pericolo e questa è la ragione per cui nelle scuole, nei Comuni, nelle amministrazioni, tra i lavoratori noi dobbiamo insistere che il tema della lotta alla criminalità organizzata deve essere una priorità per questo Paese.

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