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La propaganda sui migranti usata per nascondere i problemi del Paese

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli
Intervento a Rainews24 (video).

Di fatto c’è una vera e propria manovra correttiva di 7 miliardi e mezzo che si è negato fino all’ultimo che ci fosse. Oltre a congelare il miliardo e mezzo di risparmio derivato da quota 100 che, quindi, non verrà utilizzato per altri scopi sociali, ci sono state certificazioni per una serie di entrate, dovute ad esempio alla fatturazione elettronica (che è stata fatta non certo per merito dell’attuale Governo) e alle entrate dei diversi condoni per fare questa manovra da 7 miliardi e mezzo che possa in qualche modo consentire all’Europa di fidarsi, almeno in questa fase, in attesa della Legge di Bilancio, ed evitare la procedura di infrazione.
La procedura di infrazione penalizzerebbe ulteriormente l’Italia.
In questo quadro, però, io penso che ci sia un problema drammatico mentre continua a non esserci una prospettiva: ci sono solo misure che valgono nel momento in cui vengono fatte, come cerotti in una situazione economica complessiva che resta molto difficile.
I dati della crescita e della fiducia dei consumatori, infatti, sono sotto gli occhi di tutti e, quindi, credo che ci voglia ben altro per rilanciare il Paese.
La Flat Tax, tanto invocata dalla Lega, richiama una scarsa progressività e l’idea di un costo enorme per lo Stato che toglie ulteriori risorse agli investimenti e alla crescita.

Dissento da chi sostiene la coesione e i successi di questo Governo: io non credo che ci sia coesione su vicende come quella di Alitalia, della gestione di Autostrade, sulla TAV e sui grandi nodi che descrivono il futuro di un Paese e così come non mi pare che ci sia alcuna coesione sulla politica economica e di investimenti sul futuro. Si fanno operazioni come quella sulla Sea Wacth per far parlare d’altro il Paese mentre la situazione economica è quella che è.
Salvini ha tutto l’interesse a continuare a spiegare che il problema sono le ONG e non i trafficanti che continuano a portare centinaia di persone sulle nostre coste senza che nessuno veda, come è avvenuto anche negli stessi giorni della vicenda della Sea Wacth.
Si cerca di distrarre raccontando che i porti sono chiusi e che tutto è sotto controllo ma non è vero. La Procura di Palermo ha detto che i migranti continuano a sbarcare sulle spiagge gestiti dalle mafie.
Inoltre è aperta la vicenda dell’Ilva, ci sono moltissime crisi aziendali che non vengono risolte e il Paese è questo: il problema dell’Italia non sono le 40 persone sulla Sea Watch.

Noi siamo a favore di un Governo dell’immigrazione non della propaganda.
Il Ministro degli Interni dovrebbe governare un fenomeno che è tutt’ora in atto e che invece si cerca di nascondere e dovrebbe occuparsi dell’integrazione mentre in realtà usa il tema come una bandiera ideologica facendo di tutto meno che governare il problema.
Noi dovremmo anche coinvolgere l’Europa e cercare di governare questo fenomeno insieme all’Europa, perché solo così si può arrivare a delle soluzioni.

La linea del PD è chiara: le persone in mare devono essere salvate e la Libia non è un porto sicuro.
Minniti ha agito bene in una fase in cui su questo tema erano anche in corso indagini della magistratura, che poi si sono rivelate infondate, cercando di stabilire delle regole per le ONG.
Penso, comunque, che quando ci sono 40 persone in mare salvate da una ONG, esattamente come quelle che vengono salvate dalla Capitaneria di Porto o altri, non si capisce la ragione per cui bisogna fare una sorta di grande ricatto all’Europa sulla pelle di quelle persone o fingere di dare l’idea dei porti chiusi.
Abbiamo bisogno d’altro.
L’immigrazione non è necessariamente un danno ma il problema è gestire l’integrazione nel Paese, una volta che gli accessi sono governati e che ci sia una politica europea.
Purtroppo, però, l’agenda oggi si riduce a porti aperti o chiusi, blocco navale si o no e si fa fatica a semplificare ragionamenti complessi.

Da queste giornate emerge che, in Europa, l’Italia ha scelto un’alleanza diversa da quella storica. Siamo sempre stati un Paese fondatore dell’Europa che insieme a Francia e Germania ha determinato molto delle vicende europee e ora ci siamo collocati da un’altra parte.
L’Italia oggi è rappresentata in Europa alleata con i Paesi di Visegrad, Cipro e Stati che, ogni volta che si parla di immigrazione o di redistribuzione dei richiedenti asilo o di vincoli finanziari, stanno sempre su posizioni che non favoriscono l’Italia: sono Paesi che richiedono vincoli finanziari più stringenti e non accettano i migranti.
Inoltre i partiti del Governo italiano, al Parlamento Europeo, sono fuori dalla maggioranza che è formata da Partito Popolare Europeo, PSE, Liberali e Verdi, che determineranno molte delle scelte future dell’Europa e noi non saremo rappresentati.
Credo che questi siano elementi di preoccupazione.
Ve bene cambiare le regole e far sentire la propria voce ma non mi pare che abbiamo costruito le condizioni per farlo.

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