La volta buona (forse)
“A noi della sinistra italiana , nella sostanza, non piacciono gli italiani che non fanno parte della sinistra italiana (…) Però, a questo Paese che non ci piace, che non possiamo amare, del quale non sentiamo di far parte, e che osserviamo inorriditi ed estranei, noi della sinistra italiana a ogni elezione, siamo costretti a chiedere il voto (…). Negli anni di Berlusconi, la vita di tutti noi che ci ritenevamo diversi e migliori, è stata più semplice. Qualsiasi complessità veniva subito abbattuta dall'ossessione per il Nemico. E le complessità sparivano, il senso di coesione tornava, la complicità si saldava. Tutto diventava di nuovo elementare. Per anni avevamo vissuto la certezza di essere diversi e migliori, e adesso finalmente era arrivata la dimostrazione pratica di questa diversità. Grazie a un errore politico, avevamo contribuito a stabilizzarla nella sconfitta, la condizione che ci faceva esprimere al meglio, e adesso potevamo goderci tutta la nostra diversità, e potevamo godercela tutti insieme,: non ci consideriamo più perdenti, perché non combattiamo più. Stiamo con le braccia conserte, quello che accade non ci riguarda”.