Il lavoro e la ripresa
L'Italia sta uscendo dalla recessione? I primi timidi segnali di ripresa vengono diffusi dall'Istat e dagli istituti di ricerca: la produzione industriale cresce dell'1,5% con la previsione di un Pil che raggiunge, nel solo 2015, lo 0,7% (+ 0,2% rispetto al precedente anno). Cresce leggermente anche l'inflazione, in quanto i consumi sono in aumento. Nel primo trimestre 2015 crescono anche gli occupati (oltre 150mila persone). Andando oltre i numeri, davvero esigui, si ha l'impressione che il Paese si prepari ad uscire finalmente dal tunnel della crisi. Una crisi epocale che in questi anni ci ha portato ad avere un 43% di disoccupazione giovanile ed un mercato del lavoro che stenta ad offrire nuovi posti e tutele. Eppure qualcosa, grazie all'azione del Parlamento e del Governo, si sta muovendo nella direzione di una cornice normativa in grado di dare impulso alle imprese e alla ripresa del lavoro.
La riforma del Jobs act comincia a presentare benefici effetti soprattutto nella crescita dei contratti a tempo indeterminato rispetto alle forme instabili e precarie.
La riforma del Jobs act comincia a presentare benefici effetti soprattutto nella crescita dei contratti a tempo indeterminato rispetto alle forme instabili e precarie.
Per capire meglio, senza giudizi precostituiti, i contenuti e le prospettive del Jobs act i circoli Pd di Paderno Dugnano, Cusano Milanino, Cormano, Bresso e Cinisello Balsamo hanno promosso, lo scorso 25 maggio, un dibattito con diversi relatori. Ospite principale del convegno - presentato da me e dall'onorevole Daniela Gasparini e coordinato da Paola Cattin segretaria del circolo Pd di Paderno Dugnano - la sottosegretaria al Ministero del Lavoro Teresa Bellanova. Si è trattato di una serata molto costruttiva dove non si sono omesse luci e possibili ombre di una riforma che potrà dare i suoi frutti compiuti se tutte le parti saranno in grado di impegnarsi a fondo, in maniera costruttiva. Il cuore del cambiamento potrà realizzarsi in Italia agendo contemporaneamente su più fronti: dando impulso alle imprese, sviluppando le potenzialità dei territori, riducendo la burocrazia, diminuendo la pressione fiscale, ecc. Il tutto per creare il terreno adeguato affinchè le aziende siano in grado di ripartire creando lavoro qualificato.
Il cuore del Jobs act - e dei decreti attuativi che lo faranno vivere - è un nuovo e più flessibile contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, che sfoltisce la giungla dei contratti precari e garantisce meglio i lavoratori e le aziende. Non solo: il potenziamento e l’allargamento della rete di ammortizzatori sociali (Naspi) daranno in questi anni della coda della crisi maggiori tutele alle persone prive di occupazione.
Gli altri decreti attuativi in attesa di approvazione, saranno finalizzati a completare l’iter di semplificazione delle procedure in materia di lavoro, al riordino della tipologia dei contratti, a rafforzare le misure di sostegno delle cure parentali, a revisionare il sistema degli ammortizzatori, al riordino delle politiche attive, affinché ferie, maternità, indennità di malattia, scatti di carriera, indennità di disoccupazione non restino diritti per pochi ma diventino diritti veri per tutti.
Accanto al Jobs act mi piace ricordare - come sottolineato dall'on.le Bellanova - che da gennaio 2015 le piccole e medie imprese italiane stanno godendo di un credito d'imposta che sgrava l'Irap del costo del lavoro. Una riduzione del 75%-80% che consente alle aziende di avere maggiori risorse da investire per creare nuovo lavoro, fare ricerca, investire nel miglioramento del prodotto o nella ricerca di nuovi mercati. E dopo il Jobs act? Credo che la direzione da prendere sarà, senza dubbio, quella di investire sulle politiche attive del lavoro, sui centri per l'impiego, sul marketing dei territori e sulla formazione permanente dei lavoratori.
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