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La futura Assemblea Nazionale Pd

Scritto da Alessandro Del Corno.

Alessandro Del CornoIntervento di Alessandro Del Corno.

Il 13 ed il 14 marzo prossimo si terrà l’Assemblea nazionale Pd che dovrà pronunciarsi e decidere sulle prospettive del partito rispetto alle dimissioni a sorpresa da segretario di Nicola Zingaretti. A meno di colpi di scena, pare che Zingaretti non tornerà sulle sue decisioni e quindi anche per il Pd si apre una fase completamente nuova, seppur innestata in una crisi strutturale interna gravissima e purtroppo insita in un sistema pandemico che morde ancora drammaticamente la società italiana sul piano sanitario ed economico sociale.
Nella situazione attuale non mi pare utile tornare su una reiterata analisi rispetto alle dimissioni di Zingaretti, di questo ci sarà tempo in futuro, oggi è l’ora delle scelte decisive che vista l’eccezionalità del momento anche per i motivi di cui sopra, esige dinamicità, chiarezza, incisività.
A tal proposito il mio modesto pensiero è che non ci sarebbe bisogno di una scelta di compromesso al ribasso, mediante l’individuazione di una figura che seppur di alto profilo, traghetti il partito per molti mesi, forse per più di un anno verso il prossimo Congresso. A mio modo di vedere, sarebbe una decisione vista dall’opinione pubblica in generale, volta a cristallizzare la grave crisi del partito ed a prendere tempo, mentre il tempo a disposizione è veramente poco.
Forse non si è ancora compreso che la posta in gioco è la salvaguardia ed il rilancio di una grande forza di Centrosinistra plurale e moderna e ciò, dovrebbe implicare da subito una decisione coraggiosa e determinata dalle varie correnti per individuare una figura solida ed innovativa nella pienezza dei poteri di segretario che non solo sia vista in tali caratteristiche dagli iscritti, militanti e simpatizzanti, ma anche dall’opinione pubblica in generale.
Parallelamente tale figura, dovrebbe avere il coraggio unitamente all’Assemblea del Pd di lanciare una vera e propria fase Ricostituente della forma partito e della sua progettualità identitaria e politica per tornare a riconnettersi con l’intera società italiana in tutte le sue articolazioni e non solo con “comfort zone” rassicuranti di sinistra.
Tale processo che avrebbe il grande vantaggio della curiosa attenzione della società italiana, attraverso anche un auspicato ruolo da protagonista nel governo Draghi, non lasciando il monopolio dello stesso in termini di capitalizzazione politica a Salvini ed altri, si dovrebbe concretizzare con un’investitura alle Primarie quando sarà possibile del Progetto lanciato dal nuovo Segretario.
Bisogna capire che come si sono messe le cose, anche nel Pd c’è bisogno di un Draghi, uomo o donna che sia, ma che abbia coraggio, determinazione e visione per rilanciare finalmente il Progetto di un partito riformista e popolare, insomma, veramente plurale e veramente moderno.
Speriamo in un sussulto forte per salvare un’idea che va finalmente concretizzata e non liquidata e per fare ciò, non c’è bisogno di tregue al ribasso, ma di un forte slancio unitario e profondamente innovativo straordinario nell’interesse supremo del Paese.
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