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Presidente della Repubblica e Riforma Elettorale

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Il 2015 è iniziato con un mese ricco di avvenimenti politici e, finalmente, con qualche buon auspicio per il futuro. Al Senato è stata approvata la nuova legge elettorale, sono stati fatti decreti attuativi della riforma del mercato del lavoro, per la prima volta da molti anni le previsioni parlano di un’economia che, grazie anche alle misure assunte in Europa durante il semestre di governo italiano, dovrebbe tornare a crescere in modo significativo e anche i dati sulla occupazione migliorano: 100mila nuovi posti di lavoro tra novembre e gennaio e disoccupazione in calo anche trai giovani.
Anche se questi pur timidi dati di ripartenza di economia e occupazione sono importanti, l'evento più significativo e che segnerà la vita delle istituzioni del Paese per i prossimi anni è stata l'elezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica dopo le annunciate dimissioni di Giorgio Napolitano.

Il Presidente è stato eletto con un largo consenso che ha sfiorato i due terzi dei grandi elettori ed è esplicitamente considerato anche da chi non lo ha votato come uomo degno di ricoprire il ruolo di rappresentante degli italiani, garante della Costituzione e dell'unità nazionale. Sergio Mattarella già dai primi atti ha dimostrato di avere a cuore gli italiani, prima di tutto le persone in difficoltà e di volere richiamare la politica e le istituzioni a partire dagli ultimi. Ha saputo subito sottolineare l'importanza dei valori su cui si fondano la nostra Costituzione e la nostra democrazia e di volerne essere garante senza interrompere, anzi, accompagnando il processo riformatore che, dopo l'approvazione della legge elettorale al Senato e quella che abolisce il Senato alla Camera dei Deputati, è giunto a metà strada.
Il modo in cui è stato eletto il nostro nuovo Presidente ha anche dimostrato quanto in questi due anni sia cambiata la politica. Due anni fa Giorgio Napolitano fu richiamato dopo che in Parlamento la politica aveva dato un pessimo spettacolo: i famosi 101, la bocciatura di due candidati autorevoli, una partita importantissima per le istituzioni e l'interesse pubblico giocata da tanti per regolare conti, posizionarsi, sfasciare. Oggi abbiamo eletto Sergio Mattarella senza mercanteggiamenti, senza, come molti avevano inventato, riferimenti ad indicibili patti segreti, ma semplicemente condividendo con tutte le forze disponibili il profilo di una candidatura e poi proponendo un nome credibile di fronte agli italiani, né frutto di scambi né uomo di parte. Non ci sono stati franchi tiratori né altri teatrini, la politica ha offerto una bella prova di sé, finalmente ha dimostrato di saper mettere l'interesse del Paese e delle Istituzioni davanti a tutto, credo abbia dato un messaggio positivo che può aiutare a ridurre la distanza enorme e la sfiducia che segna il rapporto tra i cittadini e la politica.
Anche la riforma elettorale può essere, anzi deve diventare, un’ulteriore occasione per ricostruire il rapporto tra politica-istituzioni e elettori. Quella uscita dal Senato è una buona legge che ha avuto un grande consenso e che, come è giusto che sia, è stata fatta con il contributo di maggioranza e opposizione perché le regole del gioco riguardano tutti ed è giusto condividerle. Per questa ragione, dovendo coniugare proposte diverse ognuno di noi avrebbe probabilmente modificato qualcosa, ma la legge elettorale perfetta non esiste e nessuno deve avere l'arroganza di voler ritrovare esattamente tutte le sue proposte in una norma che si deve fare insieme ad altri. Detto questo, insisto, quella uscita dal Senato è una buona legge che risponde insieme all'esigenze di rappresentanza, di partecipazione e di governabilità. Mi permetto di riassumere il contenuto della legge per aiutare ad uscire dalle discussioni ideologiche.
1) La sera dello scrutinio si conoscerà chi ha vinto le elezioni e chi avrà ottenuto la maggioranza sarà certo di avere in Parlamento la maggioranza dei parlamentari. Infatti, chi ottiene al primo turno il 40% dei consensi o, nel caso nessuna lista raggiunga quella percentuale, otterrà al secondo turno (come avviene nei comuni nel ballottaggio) la maggioranza dei voti potrà contare sulla maggioranza assoluta dei rappresentanti in Parlamento (52%).
2) Il premio verrà attribuito alla lista che vince non ad una coalizione e, al secondo turno non saranno possibili apparentamenti, per evitare si creino alleanze eterogenee, buone per vincere ma non per governare, che, come è spesso successo in passato, si disintegrano in breve tempo.
3) Rispetto al testo approvato alla Camera dei Deputati si porta dall'8% al 3% la percentuale minima perché una lista possa eleggere parlamentari. In questo modo si garantisce la rappresentanza di tutte le forze e le culture politiche che hanno un minimo di radicamento e di consenso nel Paese.
4) Si supera il meccanismo delle liste bloccate con cui si è votato nelle ultime elezioni e che anche nel testo della Camera veniva confermato e si introduce un sistema "misto". Ogni elettore, nei 100 collegi in cui sarà diviso il Paese, troverà sulla scheda, accanto al simbolo della lista il nome del capolista che sarà eletto come primo se quella lista eleggerà: in questo modo si riprodurrà il meccanismo dei collegi uninominali in cui l'elettore conosce chi eleggerà se vota quella lista sul proprio territorio. Accanto al nome del capolista ci sarà lo spazio per esprimere due preferenze una per genere e i più votati saranno gli altri eletti di quella lista.
5) La legge introduce norme importanti per garantire la rappresentanza di genere. Oltre alla possibilità di dare due preferenze se e solo se si decide di votare per una donna e per un uomo, viene fatto obbligo alle liste di garantire almeno il 40% di candidature per ogni genere tra i capilista.
Da questa sintesi credo si capisca come questa legge elettorale, che entrerà in vigore conclusa la riforma che abolisce il Senato, sia un passo avanti importante, che mette gli elettori nella condizione di scegliere, che può favorire una rinnovata partecipazione al voto e mettere chi vince nelle condizioni di governare.
In fondo elezione del nuovo Presidente della Repubblica e riforma elettorale ci parlano di una politica che torna a fare guardando all'interesse degli italiani e non agli interessi di partito. Così anche i partiti tornano a essere ciò che devono tornare ad essere: strumenti di democrazia al servizio dei cittadini.

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook

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