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Mantenere la prudenza e accelerare sui vaccini

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Intervento di Franco Mirabelli a Telenova.

Appena si potrà aprire è giusto che si apra tutto ma continuare a parlare di aperture, quando i dati dicono che siamo in una situazione preoccupante, è sbagliato.
In Lombardia i dati sono molto preoccupanti.
La vicenda di alcune scuole del milanese la dicono lunga sul livello di contagiosità che hanno le varianti.
Credo che la priorità debba restare quella di tutelare la salute, perché anche se ora decidessimo di non essere prudenti, poi dovremmo chiudere di nuovo tutto e l’economia sarebbe ancora più svantaggiata. Penso, quindi, che bisogna continuare a mantenere la prudenza e aprire solo quello che si può.
In Lombardia andiamo in zona arancione e, da lunedì, i ristoranti chiuderanno anche a pranzo e, quindi, non ha senso la discussione sull’ipotesi aprirli anche di sera.
Non dobbiamo ragionare su come aprire di più.

Per uscire da tutto questo servono i vaccini e poi ci vuole una grandissima prudenza, non allentare le restrizioni: bisogna tenere sulle regole.
La vicenda ligure del 14 febbraio, con i ristoranti aperti nonostante ci fosse la zona arancione e l’arrivo dei francesi, infatti, ha prodotto il risultato che nella zona tra Ventimiglia e Sanremo si sono impennati i contagi e hanno dovuto di nuovo chiudere tutto.

Sui vaccini penso, però, che si debba accelerare. I vaccini arriveranno man mano che vengono certificati e entreranno in commercio. Nell’emergenza, però, penso che si debba guardare fino in fondo all’ipotesi della vaccinazione con una sola dose: sembra, infatti, che in Gran Bretagna e soprattutto in Scozia questo abbia prodotto risultati importanti.
Inoltre, bisogna valutare di produrre il vaccino anche in Italia, pur sapendo che i tempi non sono velocissimi. Ora ci sono i brevetti stranieri e tra qualche mese dovrebbe arrivarne anche uno italiano.
Sui vaccini, comunque, è evidente che c’è stato un problema che riguarda le forniture e penso che Draghi abbia fatto benissimo ad affrontare il tema al vertice europeo con durezza e a chiedere che vengano sanzionate pesantemente le aziende che hanno preso impegni e non li hanno rispettati.

Al di là del problema di forniture, però, è notizia recente che, in Lombardia, il 30% dei vaccini arrivati non sono stati ancora usati. C’è, quindi, anche un problema di organizzazione delle vaccinazioni.

La sanità territoriale è un altro importante nodo della questione.
È importante, infatti, curare a casa le persone per evitare che si ingolfino gli ospedali.
Chi ha demolito la Sanità territoriale, però, non sono i medici di base.
La Sanità territoriale in Italia va ricostruita: Draghi, nel discorso con cui ha chiesto la fiducia al Parlamento, ha messo questo tra i punti importanti e ora bisogna metterci un po’ di miliardi del Recovery Fund.
Per aiutare la Sanità territoriale, comunque, il Ministero della Salute ha messo in campo le USCA (Unità mobili) per fare in modo che del personale medico andasse a fare assistenza domiciliare e a curare i malati a casa ma non in tutte le Regioni funzionano. Ci sono strutture predisposte per questo e bisogna farle funzionare per curare le persone a casa e non farle sentire da sole.

In questa seconda ondata si sono sempre tenute aperte le scuole elementari e le prime classi delle scuole medie in ogni situazione e penso che questa scelta sia da mantenere, a meno che non si verifichi una situazione, come sembra sia accaduto in alcune aree, che richiede una chiusura.
Avendo mantenuto le imprese aperte, infatti, chiudere le scuole dell’infanzia vorrebbe dire mettere molto in difficoltà le famiglie. Penso quindi che, finché è possibile, le scuole devono restare aperte, come prevedono le fasce diverse.
Quando c’è la zona rossa, comunque, scatta automaticamente il sistema dei ristori, i congedi parentali e il contributo per le baby sitter.
Inoltre, dovremmo cominciare ad avere anche i dati sui contagi nelle scuole e verificare se è vero o meno che sono dei focolai. Per molto tempo, infatti, si è detto che le scuole erano un focolaio mentre ora, con le vicende prodotte dalle varianti del virus, sembra che vengano smentite queste affermazioni. Ora bisogna valutare la nuova situazione e decidere in base a questo.

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