Sulla sentenza Cucchi
Ieri Gianni Tonelli segretario del SAP, Sindacato autonomo di polizia, ha dichiarato sulla sentenza Cucchi, (cito solo una parte della dichiarazione): "In questo paese bisogna finirla di scaricare sui servitori dello Stato le responsabilità dei singoli, di chi abusa di alcol e droghe, di chi vive al limite della legalità".
"Se uno ha disprezzo per la propria condizione di salute, - continua Tonelli - se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze. Senza che siano altri, medici, infermieri o poliziotti in questo caso, ad essere puniti per colpe non proprie". Io Emanuele Fiano, rispetto le sentenze, come si fa in uno stato di diritto, ma non ci sto a far calpestare la memoria di un ragazzo la cui morte può non aver trovato colpevoli per insufficienza di prove, ma non può essere offesa dal cinismo di una parte. Per fortuna, al contrario di Tonelli evidentemente, migliaia di servitori dello stato, poliziotti, carabinieri, agenti penitenziari, ma anche medici e infermieri, e amministratori, sanno benissimo che essere tossicodipendenti o alcolizzati non è una colpa di cui pagare le conseguenze, o peggio ancora, i reati connessi non devono avere come conseguenza la punizione, come ci ha insegnato qualche anno fa Cesare Beccaria, ma il recupero. E sanno anche che non è compito loro intromettersi nelle scelte personali delle persone.
Conosco da molti anni le condizioni difficilissime di lavoro del comparto sicurezza dello stato, credo di avere dimostrato in svariate occasioni che è proprio il Partito Democratico ad avere recuperato diritti e condizioni migliori di lavoro del comparto dopo gli anni dei tagli lineari della destra, che ancora dovrebbe scusarsi per quei tagli, che tanto hanno impoverito le donne e gli uomini che anche Tonelli rappresenta. Ma qui c'è la morte senza spiegazione di un ragazzo affidato allo Stato.
Nessuno di noi scarica sui servitori dello stato colpe non proprie, c'è solo una famiglia il cui ragazzo non doveva morire e che non sa di chi sia la responsabilità ; ma pensare che avere problemi di droga o di alcol significhi semplicemente avere colpa ed essere lasciati a pagare le conseguenze, ci allontana da qualsiasi idea di convivenza, da qualsiasi idea di democrazia liberale, e ci avvicina molto, moltissimo, alla concezione di stato etico cosi in voga nelle dittature del secolo scorso. Noi, parlamentari, poliziotti, medici, giudici, siamo lo Stato, se hai commesso un reato dobbiamo impegnarci perché ci siano leggi che lo riconoscono, perché tu abbia una giusta pena, perché questa serva al tuo recupero, perché tu ne esca cambiato. Certo non vogliamo che tu muoia pieno di lividi senza la colpa di nessuno.