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L'Italia riparte e noi con lei

Scritto da Emilia De Biasi.

Emilia De BiasiIntervento di Emilia De Biasi.

Manca una settimana alla Conferenza delle Democratiche, convocata dopo tanto tempo.
Con un gruppo di amiche, che hanno in larga parte sottoscritto la Candidatura di Cecilia D’Elia a portavoce nazionale, presento questo ordine del giorno:
L’ITALIA RIPARTE E NOI CON LEI
Premessa - Questo ordine del giorno è stato scritto e sottoscritto da donne del Partito democratico di diverse generazioni, provenienti da diversi territori del Paese, con percorsi politici differenti per ruoli, culture, tradizioni politiche.
E’ un atto di libertà e responsabilità individuali per ripartire.
Per questo si chiede che le proposte contenute nell’ordine del giorno diventino parte integrante degli obiettivi della Portavoce delle Democratiche eletta dalla Conferenza.

L’ITALIA RIPARTE
Il tempo sospeso della pandemia ci consegna un Paese con rischi inediti di disuguaglianza e di crisi economica. Le prime a pagare sono le donne, a partire dalle più invisibili, quelle che hanno subito violenza fra le mura domestiche trasformate in una prigione di paura; alle tante donne professioniste della sanità, a contatto ogni giorno con la malattia e la morte, magari senza avere i dispositivi di sicurezza; alle tante, troppe donne anziane che sono morte nelle RSA, contagiate e non assistite per tempo; alle donne con malattie importanti, dimenticate in nome dell’urgenza, a cui non sono state somministrate chemioterapie, cure, prevenzione, e ritardati interventi chirurgici.; alle donne con problemi di salute mentale che non sanno a chi rivolgersi per ansia, angoscia, depressione propria, dei propri familiari, dei bambini. E’ il lato oscuro di una società femminile che soffre.
E ciò avviene mentre crescono intelligenze e capacità femminili nell’impresa, nell’impegno sui temi della sostenibilità, dell’economia sociale, della sfida climatica. Investire sulle donne vuol dire investire sul Paese.
Anche per questo il Pd deve misurarsi con la condizione e le aspirazioni delle donne e della loro libertà, come hanno già fatto quasi tutti i partiti progressisti europei. In Italia nessun’altra forza politica sarà in grado di fare questa battaglia con la stessa convinzione, serietà e credibilità.

La Conferenza delle donne deve essere luogo di frontiera e d’incontro con mondi esterni al PD, una sorta di “ponte naturale” tra il partito e la società.
Questa funzione è richiesta dal tempo che viviamo: i dati previsionali macroeconomici sugli effetti della crisi sanitaria fotografano il paese e il continente europeo alle prese con la peggiore flessione della storia repubblicana in ogni parte del Paese, a partire dalle grandi aree metropolitane, vero e proprio epicentro di problemi e contraddizioni. Non sappiamo se gli sforzi che si stanno compiendo in questi mesi e in queste settimane, pur nella consapevolezza che è con ogni probabilità il massimo che ci è consentito dagli strumenti pubblici, saranno sufficienti. Quel che sappiamo è che ancora una volta a pagarne il prezzo maggiore sono e saranno ancora di più le categorie più vulnerabili.
Quel che è sicuro è che questa crisi peserà in particolare sulle spalle delle donne.

Le donne in questi mesi hanno fatto enormi sacrifici, dividendosi tra smart working ove possibile, cassa integrazione ove prevista, perdita del reddito se il lavoro non era tutelato da contratti, cura familiare e dei figli, del loro sforzo scolastico con la didattica a distanza, gestione delle crisi emotive e molto spesso cura degli anziani della famiglia. Già nell’avvio della Fase 2, secondo uno studio pubblicato su Lavoce.info, dei più di 4 milioni di italiani che sono rientrati al lavoro, solo il 25% era rappresentato da donne. Ovviamente ciò è accaduto innanzitutto perché la prima riapertura delle attività economiche ha riguardato settori a prevalenza maschile, industria e edilizia in particolare, ma ciò, combinato alla perdurante chiusura delle scuole, ha comportato per le donne un carico di cura familiare che ne limiterà ancor di più le aspettative di ingresso o di permanenza nel mercato del lavoro. È importante capire cosa è accaduto, anche nei mesi scorsi, per avere un quadro più dettagliato su come immaginare la ripresa, su quali problemi dovremo affrontare, su quali storture dovremo intervenire.
Se la ripresa delle attività conserverà a lungo queste caratteristiche, senza alcun intervento pubblico di tutela, i prossimi mesi saranno segnati da un’inesorabile espulsione delle donne dal mercato del lavoro che sono, in ogni caso e in ogni crisi, le prime a pagarne il prezzo, anche al di là della contingenza esposta dallo studio. Già vari contributi hanno meritoriamente sottolineato quanto il divario di genere abbia pesato sullo sviluppo del Paese e quanto valorizzare il contributo femminile alle attività economiche e ai processi decisionali sia una priorità.

Vale in tutta Europa, dove la crisi ha mostrato l’evidenza della sovra-rappresentazione delle donne impiegate nelle attività più sottovalutate e sottopagate, come quelle di assistenza sanitaria e sociale, l’educazione e la formazione, il turismo e i servizi: settori caratterizzati in massima parte da salari bassi e precarietà. Vale in tutta Italia, dove alla coerenza con il quadro europeo sopra descritto si aggiungono ritardi endogeni, caratteristici del nostro sistema economico e della nostra cultura. Già prima della crisi solo il 49% delle donne lavorava e il 27% delle donne lasciava il lavoro dopo la nascita del primo figlio. Tra i cittadini che non cercano più un impiego le donne prevalgono nettamente. Il carico della cura familiare è praticamente solo sulle spalle delle donne. Sarà essenziale tenere cura di ciò per le prossime decisioni che riguarderanno il Paese, con una dettagliata valutazione dell’impatto degli indirizzi di politica economica sociale e culturale, basti pensare alle donne del mondo dello spettacolo, del teatro, della musica, del cinema: non ne parliamo mai, ma che Italia sarebbe senza l’arte, senza il gesto, lo sguardo, lo spartito musicale che ci ha fatti grandi nel mondo?

Segnaliamo alcune priorità indispensabili alla ripartenza del Paese:
• Che la valutazione dell’impatto di genere su tutte le risorse impiegate per la ripresa sia norma stringente.
• Che si investa nel lavoro di cura, nello sviluppo dei servizi di assistenza, nella sanità pubblica e nell’universalismo nell’accesso alle cure, alle terapie, alla prevenzione, a partire dai vaccini.
• Che i livelli occupazionali femminili siano accresciuti e incentivati, anche attraverso la leva fiscale.
• Che sia sostenuta l’impresa e l’autoimprenditorialità femminile.
• Che sia sostenuto il work-life balance, per consentire ai genitori di poter conciliare più agevolmente cura familiare e lavoro.
• Che si investa nella cultura di genere per promuovere la parità ad ogni livello.
• Che sia rispettata la parità di genere per i ruoli apicali e decisionali.

L’ITALIA RIPARTE E NOI CON LEI
Sono passati molti anni dall’ultima Conferenza delle Democratiche, che si è spenta nel nulla lasciando vuoto lo spazio politico di un luogo dedicato all’autonomia femminile nel PD.
Si sono avvicendate generazioni di donne nei ruoli della politica, ancora poche, delle istituzioni, alcune, della società, molte, ma disperse.
Per le più giovani autonomia è talvolta una parola dal significato incerto. Nel senso comune è addirittura prevalsa diffidenza verso il termine femminismo.
In alcuni momenti, troppi, è stato come se non ci fossero mai state una storia e una memoria. La viralità dell’anniversario della nascita di Nilde Iotti sui social, nelle chat, nelle iniziative da remoto, il passaparola così spontaneo per raccontare con orgoglio di Tina Anselmi come madre della Riforma del Servizio Sanitario Nazionale durante i duri giorni della pandemia, sono segni del bisogno enorme di punti di riferimento, di esempi da parte delle generazioni non solo anagraficamente nuove alla politica delle donne del PD.
In questi anni di silenzio collettivo abbiamo smesso di riconoscerci valore reciprocamente ed è venuta meno la capacità di sceglierci e di condividere contenuti comuni: le modalità di formazione delle liste delle ultime elezioni politiche e l’assenza di una piattaforma programmatica e di visione che dalle donne parlasse all’intera società italiana ne sono l’esempio più vero e triste.
Essere donne in politica non è un dato biologico, è il frutto della fatica di costruire punti di vista comuni che partono dalla valorizzazione delle differenze culturali e sociali e approdano ad una visione di mondo e di società che nasce dall’esperienza delle donne.
Per questo alcune di noi hanno iniziato a lavorare per far ricominciare il percorso comune della Conferenza delle donne, per ridare valore al luogo di tutte coloro che lo scelgono, per definire strade di formazione e crescita di una nuova classe dirigente femminile nel PD, per aprire il nostro partito alla società, per dare risposte ad una società femminile cambiata nella composizione e nei rischi di nuova disuguaglianza materiale, di accesso al sapere, alla salute, al lavoro.
Sono parole che hanno costruito nel tempo la declinazione della libertà e della responsabilità delle donne.
Pensavamo dunque che si potesse ricominciare, che si dovesse restituire alle democratiche ambizione e progettualità collettive.
Una nuova Conferenza, una portavoce eletta da tante come leader di un partito di uomini e donne, in un ampio percorso democratico, aperto alle sollecitazioni della società: forse ingenuamente pensavamo che fosse il percorso ideale.
Così purtroppo non è stato e a nulla è valso l’alzare la voce con critiche provenienti dai territori, a partire dalla presa di posizione del Coordinamento di Milano e in seguito delle lombarde: la Conferenza si fa con regole vecchie, con una platea davvero troppo ristretta rispetto all’importanza dell’evento, quasi che si trattasse di una Commissione di lavoro come quella sulle Pari Opportunità, o come il gruppo di lavoro Women New Deal, luoghi ovviamente legittimi, ma assai diversi dalla funzione statutaria della Conferenza delle Democratiche.
Il rischio è che si perda l’occasione per dimostrare la forza delle Democratiche, la ricchezza umana e politica dei territori, per l’elezione di una portavoce con il massimo della rappresentanza e della rappresentatività e, perché no, per mettere in vetrina le tante idee di un collettivo intergenerazionale, competente e all’altezza della sfida della ripartenza del Paese anche grazie alle capacità femminili.
Tuttavia un percorso sbagliato non può mettere in discussione il valore del luogo: l’esito della Conferenza ora è nelle nostre mani.
Sta a noi dare vita a un nuovo inizio che riparta con un nuovo inizio.

Per questo offriamo alla discussione e all’approvazione alcune scelte che costituiscano i primi passi della nuova portavoce e del coordinamento:
- Allargare la platea del coordinamento a tutti i coordinamenti delle Regioni e delle grandi città
- Definire con le regioni il regolamento delle conferenze regionali, da svolgersi entro l’anno, anche per dare certezza di rappresentanza democratica alle coordinatrici ed evitare discrezionalità.
- Riscrivere il Regolamento della Conferenza nazionale e l’articolo dello Statuto pertinente
- Definire un’agenda di incontri con le “altre” dentro e fuori del partito, per costruire un lavoro a rete

Abbiamo attraversato anni difficili, di divisioni fra noi, di difficoltà nell’affrontare i nodi del potere, della rappresentanza, talvolta persino nell’illusione che ognuna di noi potesse farcela da sola, e che il destino comune che lega le donne nel mondo fosse da delegare ad una politica generale, e non invece al cammino della libertà femminile, condizione per la libertà di tutti.

Lasciamoci quel tempo alle spalle.
Scegliamo il tempo della nostra riconciliazione.
Ricominciamo insieme.

Per aderire scrivere a:

PRIME FIRMATARIE DELL’ORDINE DEL GIORNO PER LA CONFERENZA DELLE DONNE:
Emilia De Biasi, Pina Picierno, Sesa Amici, Teresa Armato, Marina Berlinghieri, Sonia Berrettini, Morena Bigini, Chiara Braga, Silvia Costa, Rosamaria Di Giorgi, Armida Filippelli, Milena Gentile, Michela Giuffrida, Marta Leonori, Stefania Martini, Assunta Carmela Messina, Alessandra Nocciolini, Roberta Pinotti, Patrizia Toia, Barbara Agogliati, Sabrina Alfonsi, Sofia Amoddio, Gabriella Ballotta, Daniela Silvana Barone, Cristina Battaglia, Sara Battisti, Romana Bianchi, Tiziana Calabrese, Maximiliana Caracausi, Stefania Castellino, Carmen Castelluccio, Arianna Censi, Beatrice Chelli, Marika Cirone Di Marco, Rita Clema, Serena Colonna, Diana Comari, Maria Concetta Consentino, Rosa Cordaro, Luciana Dambra, Maria Gabriella D'Angelo, Amalia D'Arrigo, Michela Di Biase, Daniela Di Ganci, Santa Di Mauro, Ivana Di Stasio, Romina Di Vanni, Anna Dolfi, Silvana Fabrizio, Mina Facchi, Daniela Fara Giuseppa Gagliano, Anna Gallo, Viviana Gandolfo, Luisa Ghidini, Manuela Ghizzoni, Elisa Giudice, Rita Greco, Ida Grella, Vincenza Guarino, Piera Landoni, Rosalia Lo Coco, Lucia Lo Scrudato, Alessandra Maggiani, Raffaella Mariani, Mari Marinese, Donella Mattesini, Pina Maturani, Lucia Mauceri, Veronica Mazza, Titti Mele, Patrizia Miceli, Roberta Nannucci, Maria Pia Natoli, Mara Nobili, Maria Concetta Noto, Venerina Padua, Adriana Palmeri, Giuliana Partilora, Maria Grazia Passuello, Katia Piccardo, Teresa Piccione, Melania Plano, Maria Paola Profumo, Alessandra Puccio, Francesca Puglisi, Margherita Repetto, Anna Maria Saitta, Ersilia Savarino, MariaVera Scibilia, Marina Sereni, Violetta Sieli, Daria Teresi, Olivia Turchi, Beatrice Uguccioni, Gaia Uliano, Maria Rita Vergani, Barbara Zemiti

Per seguire l'attività della Senatrice Emilia De Biasi: sito web - pagina facebook

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