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Non dobbiamo più temere di governare

Scritto da Giuseppe Sala.

Giuseppe Sala "Occorre un nuovo socialismo. Solo in Italia è considerato una parola morta, altrove non è così. Avremo il Recovery fund: usiamolo per prenderci cura dei cittadini e per rilanciare la politica industriale. Le risorse arriveranno; servono nuove idee. Siamo a un cambiamento d'epoca". Lo afferma il sindaco di Milano, Beppe Sala, in un'intervista al Corriere della Sera in occasione dell'uscita del suo ultimo libro, "Società: per azioni".
Sul premier Conte, "penso che stia facendo più di quanto ci si poteva attendere da una persona che ha esordito in politica da premier. Ma gli consiglio di valutare se chi gli sta attorno è in grado di gestire l'autunno drammatico che ci attende", dice Sala, secondo cui un novo governo Conte con nuovi ministri "è inevitabile. Ogni partito deve mettere in campo i migliori: non necessariamente tecnici; persone che abbiano una storia alle spalle, che abbiano gestito organizzazioni complesse. Vale per i 5 Stelle, ma anche per il Pd".
"Mi sento profondamente un uomo di sinistra. La storia della sinistra italiana viene raccontata come il romanzo della delusione: come se, una volta al governo, ci si dovesse limitare a gestire l'esistente. Ma io voglio una sinistra che recuperi un'idea politica di società", sottolinea Sala.
"Oggi la sinistra è in grado di rappresentare il 40 per cento degli italiani, quel che serve per governare? Temo di no. Per questo deve cambiare. Un tempo la sinistra era rappresentanza, la destra era appartenenza. Oggi la destra rappresenta, magari male, una parte importante della classe lavoratrice. Dobbiamo capire come fare per rappresentarla noi. Lo spazio è enorme".

Intervista del Corriere (PDF)»

Intervento di Giuseppe Sala pubblicato da La Stampa: “Non dobbiamo più temere di governare” (PDF)»

"Senza la malattia non sarei qui. Mi ha cambiato profondamente. Avevo 39 anni ed ero molto concentrato su me stesso. Impiegarono tre mesi a diagnosticarmi un linfoma non Hodgkin. Mi si era tappato un orecchio dopo un'immersione e non si riusciva a capire perché. Vede questa cicatrice sul collo? Mi tolsero un linfonodo. L'esame istologico era negativo, ma il medico mi disse: non mi fido. Mi tolsero un altro linfonodo, dalla schiena. E capirono. Mi sentii gelare il sangue: mio padre era morto della stessa malattia". Lo afferma, in una intervista al Corriere della Sera, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, parlando di questo episodio personale che narra nel so libro "Società: per azioni" da oggi in libreria.
"Mi affidai del tutto ai medici. Non andai neppure a leggere cosa fosse un linfoma. Chiesi però aiuto a uno psicologo. Un sociologo ebreo, cui sono molto legato".
Nel libro racconta una notte di panico... "Mi svegliai di soprassalto: non riuscivo a respirare, sentivo il cuore sul punto di fermarsi. Mi trascinai in bagno, madido di sudore. Erano le due di notte. Chiamai lo psicologo. Mi rispose. Mi disse di chiudere gli occhi, di respirare. Fu quasi una seduta di ipnosi al telefono. Mi addormentai senza accorgermene, senza neppure spegnere il cellulare. Mi svegliai disteso in bagno. Impiegai minuti a rialzarmi. Ma il peggio era passato".

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