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Alta velocità e piano per i borghi

Scritto da Dario Franceschini.

Dario FranceschiniIntervista del Corriere della Sera a Dario Franceschini.

Una «grandiosa Ricostruzione» con la maiuscola, come nel secondo dopoguerra. Il ministro della Cultura, Dario Franceschini, guarda con ottimismo al futuro del turismo e spiega il suo piano in tre mosse per rilanciarlo nel Sud.
Alcuni governatori tra cui Solinas e De Luca invocano test e patenti sanitarie per chi viene dalle regioni più colpite. È una via percorribile?

«Abbiamo cercato da sempre di concordare le scelte con le Regioni. Tutti capiscono che danno per l’immagine dell’intera Italia e delle possibilità di ripresa del turismo ne uscirebbe se singole Regioni adottassero misure nei confronti di abitanti di altre zone d’Italia. Una assurda macchia di leopardo senza una base scientifica».
La Grecia non vuole i nostri turisti. Cosa fare per non essere trattati come gli appestati d’Europa?
«Di Maio e Amendola si stanno battendo perché ogni decisione sulle frontiere sia assunta a livello Ue. Scelte come quelle della Grecia contrastano con questa linea e rischiano di far partire ritorsioni e competizioni malsane».
Per lei i soldi europei sono «una occasione unica». Come li userebbe?

«Il turismo è il settore che pagherà di più. Alberghi, agenzie di viaggio e tour operator non hanno lavoro e così via tutto il comparto. Noi abbiamo già messo 4 miliardi ma è davvero importante che la presidente von der Leyen e il premier Conte abbiano detto che avremo la priorità nell’utilizzo del Recovery fund. Significa che una parte importante dei 170 miliardi per l’Italia andranno a sostenere imprese del settore».
Per Bonomi di Confindustria, senza una visione e senza riforme strutturali l’Italia muore. Concorda?

«La priorità è adottare le misure urgenti per aiutare imprese e persone ad attraversare questo deserto. Ma contemporaneamente dobbiamo indicare le scelte strategiche per spendere le risorse del Recovery con una capacità di visione sul modo di uscire dalla crisi e di impostare una crescita sostenibile, adatta alle opportunità che offrirà all’Italia il mondo post Covid. Vale per tutti i settori e in particolare per il turismo».
È una crisi irreversibile?

«Passata l’emergenza, in Italia il turismo tornerà a crescere impetuosamente. Qualsiasi tipo di sondaggio ci dice che in tutti i Paesi del mondo la prima meta desiderata di viaggio è l’Italia. Dobbiamo fare scelte strutturali che ci mettano in condizione di governare quella crescita e distribuire la ricchezza su tutto il territorio nazionale, a partire dal Sud, la parte del mondo più ricca di bellezze artistiche e naturali, in cui paradossalmente vanno meno del 20% dei turisti stranieri».
Le strade del Sud sono lastricate di belle promesse.

«Penso a tre priorità di intervento. Prima cosa, con il fondo strategico per il turismo previsto nel decreto Rilancio, su cui abbiamo già messo 150 milioni cui si aggiungeranno le risorse di Cassa depositi e prestiti, avviare una grande riqualificazione della nostra offerta alberghiera per alzare gli standard e puntare su un turismo internazionale di livello alto e con capacità di spesa».
Seconda priorità?

«Un piano di recupero e rilancio dei borghi. Quei luoghi bellissimi, e spesso abbandonati o trascurati, che si trovano a centinaia lungo la dorsale appenninica. Hotel diffusi, cammini, ciclabili, ferrovie storiche, cibo, natura, arte. Un modo di offrire turismo esperienziale, quella possibilità di vivere all’italiana che tutti nel mondo sognano».
Un sogno a occhi aperti, visto che gran parte del Sud è privo di infrastrutture?

«È la più importante delle priorità. Io penso a un grande investimento sulla mobilità. Non è possibile e giusto che l’alta velocità si fermi a Salerno. Sulla traccia di quello che la ministra De Micheli ha iniziato a fare, ora che le risorse ci sono bisogna avere il coraggio di immaginare due grandi scelte. Da un lato l’alta velocità che arriva in Sicilia, fino a Catania e Palermo».
La fermo. Il suo progetto prevede il Ponte?

«Beh, i treni ad alta velocità dovranno pur attraversare lo Stretto. Ma andranno visti costi e benefici di tutte le soluzioni alternative».
Prosegua.

«Dall’altro lato penso alla Taranto- Bologna. Il gap infrastrutturale nel nostro Paese non è solo tra Nord e Sud, ma anche tra Est e Ovest. Sul lato tirrenico alta velocità e grandi aeroporti, sul lato adriatico praticamente nulla. Da Pesaro a Termoli c’è una vecchia linea ferroviaria che danneggia 500 chilometri di costa passando a pochi metri dal mare. Proviamo a pensare a un’alta velocità spostata all’interno, a fianco dell’autostrada, che attraversi tutti gli aeroporti da Bari a Bologna e la vecchia linea che diventa la più lunga e incredibile ciclabile d’Europa sul mare, cucendo tra loro decine di località balneari».
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