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E' indispensabile arrivare ad una riforma del settore del gioco

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Intervento di Franco Mirabelli alla videoconferenza organizzata da Agimeg sui temi del gioco (video).

Penso, ormai da anni che sia necessario e indispensabile arrivare ad una riforma del settore del gioco, invece, si continua ad agire con provvedimenti spot e anche in questa fase si è intervenuti con provvedimenti spot e anche contraddittori tra di loro.
Tempo fa avevamo condiviso il fatto che non si potesse pensare di voler ridurre domanda e offerta di gioco e contemporaneamente pensare che dovessero aumentare le entrate per lo Stato derivanti dal gioco.
Oggi siamo nella stessa situazione contraddittoria.
Credo che questa non sia una posizione solo mia ma anche del PD e del sottosegretario Baretta. Credo, quindi, che ci voglia un chiarimento perché ciò che c’è nel Decreto Rilancio sul gioco è assolutamente contraddittorio e non tiene conto della necessità di tutelare anche le 120mila famiglie di chi lavora nel settore, oltre alle persone in genere, come è con l’intento che ci siamo detti più volte di voler ridurre domanda e offerta di gioco.
Un provvedimento che blocca sine die - ad ora si parla di questo - le sale gioco, le sale scommesse, le AWP nei bar (anche per ragioni di distanziamento) ma al contempo si continua a pensare che con le tasse sulle scommesse e da gioco debbano entrare più soldi nelle casse dello Stato, evidentemente richiede un ripensamento.
Non possiamo fare la riforma del gioco in una fase emergenziale come questa ma bisogna almeno fare provvedimenti tra loro coerenti.
In più, in una prima bozza del decreto, mi pare che giustamente era previsto di prorogare per un anno le concessioni proprio perché diventava complicato rinnovare le concessioni in una fase come questa, in cui non c’è nessuna certezza per gli operatori e questo rischiava di diventare un ulteriore danno per lo Stato ma, nella seconda bozza, anche su questo punto si è tornati indietro. Penso, dunque, che nella discussione sul Decreto Rilancio un po’ di chiarezza su queste questioni vada fatta e vada recuperata.

La regolamentazione del settore e la scelta fatta di fare del gioco dello Stato un’esclusiva dello Stato per poterlo regolamentare, per dare le concessioni, è una scelta intelligente.
Non si può proibire il gioco, si deve consentire di giocare. Lo Stato, però, detta le regole.
Credo che questa sia la scelta più seria e più intelligente che si potesse fare.
Oggi credo che ci sia una spinta, introdotta e sostenuta dai nostri alleati di Governo che non si fanno carico di questa complessità che riguarda le imprese, i lavoratori e comporta anche il rischio che, penalizzando il gioco legale, si aprano spazi alla criminalità organizzata e al gioco illegale. Questo è sicuramente un tema che abbiamo di fronte, lo hanno anche detto diversi Procuratori della Repubblica e osservatori che con l’emergenza dovuta al coronavirus e la difficoltà della ripartenza si possano aprire spazi alla criminalità, interessata a mettere soldi da riciclare nell’economia legale e insediarsi sui territori.
Penso che il gioco sia un settore in cui occorre fare attenzione altrimenti, lasciando le cose come sono, senza riaprire, si rischia di generare incertezza e, conseguentemente, il rischio è che le mafie trovino uno spazio significativo. Bisogna, quindi, rafforzare il gioco legale, regolamentandolo.
Si possono fissare dei termini per la riapertura delle sale scommesse e delle sale da gioco in genere.
Purtroppo, non avendo portato a compimento la riforma che Baretta aveva costruito nella scorsa legislatura e che si è fermata a un passo dal traguardo, sulle AWP ci saranno più problemi perché lì si erano stabilite delle regole che oggi mancano e, per ragioni legate ai protocolli adottati per combattere il coronavirus, sarà difficile riaprire all’utilizzo degli apparecchi in molti bar e in molti luoghi di ritrovo.
In ogni caso, questa questione andrà posta.
Penso che il Decreto Rilancio non potrà essere convertito in legge così com’è per quanto riguarda le norme inerenti il gioco. Non si può, infatti, pensare al gioco solo come a qualcosa che porta soldi allo Stato, come pensa la stessa parte politica che sostiene ideologicamente di non riaprire.
Il Sottosegretario Crimi spiegava che comunque anche se non si riaprisse non ci sarebbe nulla di male, questo vuol dire che non ha capito la situazione e quali rischi si corrono cancellando il gioco legale in Italia.

La realtà è che noi siamo stati e siamo ancora in una situazione di emergenza straordinaria in cui abbiamo dovuto utilizzare la norma prevista dalla Costituzione che consente, con una deliberazione del Parlamento, la possibilità di dare al Presidente del Consiglio la possibilità di intervenire in emergenza a tutela dei cittadini. I DPCM, quindi, sono in linea rispetto alla Costituzione.
C’è poi un problema vero rispetto alle scelte che si stanno facendo sul gioco e alla sottovalutazione che c’è sull’impatto che hanno alcune decisioni, sulle quali pesa una scelta ideologica, secondo cui, in una fase di emergenza così difficile, con le persone che perdono il reddito, il gioco diventa l’ultimo dei problemi o addirittura un danno.
Questa è la ratio della posizione di M5S. Personalmente non condivido questa linea e penso che sia pericolosa perché apre la strada al gioco illegale.
Credo, quindi, che ci sia bisogno di un chiarimento dentro la maggioranza proprio su questo aspetto.
Non tutto potrà riaprire come prima e non per veti ideologici ma perché devono valere le stesse prerogative e gli stessi protocolli di sicurezza che valgono altrove. La riapertura delle sale gioco prevista per il 14 giugno, dove è possibile rispetto ai protocolli di sicurezza (che devono valere per tutti), però spero che non venga messa in discussione e dove servano ulteriori protocolli auspico che vengano siglati per tempo.
Già nella discussione sul Decreto Rilancio, però, bisogna recuperare due riflessioni: siamo arrivati a tassare un settore di fatto chiuso e si è fatta la scelta di non prorogare più le concessioni come invece era previsto inizialmente e che se si facesse darebbe maggior tranquillità agli operatori. Penso che su questi due aspetti ci dovrà essere un chiarimento politico dentro alla maggioranza di Governo ma, avendo il Sottosegretario Baretta assunto le deleghe al settore dei giochi, penso che si possa tornare sulla strada che avevamo ipotizzato alla fine della scorsa legislatura e cioè di ricostruire un ragionamento serio, complessivo e non episodico sul gioco.
Continuo a pensare che dobbiamo ridurre l’offerta e la domanda di gioco e, di fronte a questo, lo Stato non può pensare di guadagnare sempre di più dal gioco ma, anzi, se il gioco si riduce bisognerà pretendere di meno da lì. A partire da qui occorre definire delle regole che siano a garanzia di tutti, soprattutto dei cittadini per evitare le patologie da gioco, per tutelare i minori e conciliare tutto questo con l’interesse dei lavoratori. Probabilmente, però, bisognerà anche aprire un percorso di ripensamento di alcune imprese del settore dei giochi.
Al di là dei ragionamenti sul lungo periodo, so che le imprese adesso hanno esigenze immediate e, quindi, occorre lavorare da subito e la richiesta d un chiarimento politico su questo è doverosa.

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