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In attesa del Piano di Recovery e Resilience

Scritto da Patrizia Toia.

Patrizia Toia"C’è una certa suspense a Bruxelles in attesa del Piano di Recovery e Resilience di domani, ma nello stesso tempo si respira un’aria di attesa fiduciosa e positiva. Diciamo la verità: la proposta Merkel - Macron ha smosso le acque e anche una certa lentezza della Presidente della Commissione UE. Anche se non ci piacciono le mosse bilaterali, il documento franco-tedesco ha certificato due punti fermi. Il primo è che Macron non ha abbandonato l’alleanza dei “paesi meridionali” e in quel bilaterale ha rappresentato anche l’Italia, la Spagna, il Portogallo, la Grecia e tutti i paesi che con l’iniziativa dei nove hanno chiesto per primi all’Europa un grande Fondo per la Ricostruzione. Secondo punto, la Germania ha “varcato definitivamente il Rubicone”: ha abbandonato i cosiddetti paesi frugali (o avari o recalcitranti) e si è schierata con tutta la sua forza a favore del varo di uno strumento finanziario comune e di una mutualizzazione del debito.
Inoltre la Merkel, citando Delors, ha ribadito chiaramente di avere in mente “L‘IDEA DI UNA EUROPA POLITICA”. Domani, da quel che si capisce, Ursula von der Leyen presenterà una proposta che comprende il Recovery Plan ma anche altri strumenti che allargheranno la capacità d’intervento. Verificheremo l’entità delle risorse, la loro natura e i tempi di attuazione (elementi non indifferenti) e bisognerà continuare a vigilare perché i paesi contrari non pongano veti o ostacoli. Ma se le cose andranno come sembra e come speriamo, ci sono già elementi importanti di novità, oltre al valore del piano stesso. Infatti un Recovery Plan inserito nel Bilancio pluriennale europeo (QFP), sotto la responsabilità della Commissione e del Parlamento UE, è uno strumento nuovo anche sotto il profilo istituzionale: è infatti uno STRUMENTO COMUNITARIO e non dei singoli stati o delle singole capitali. In più lo strumento di intervento comune aiuterà a ridurre le differenze tra le capacità di bilancio e dunque di intervento, dei singoli Stati che sono molto diverse (basta pensare che la metà degli aiuti di Stato notificati a Bruxelles è di un solo paese, la Germania, e l’altra metà è la somma di tutti gli aiuti di Stato degli altri paesi). Se gli Stati “facessero da soli” le divergenze si allargherebbero e i più deboli diventerebbero ancora più deboli, il mercato interno salterebbe con gravi conseguenze su tutto il sistema produttivo europeo. Ecco perché il Piano ha un grande valore politico ,oltre che economico , e apre una nuova prospettiva politica per le Istituzioni europee". Lo scrive su facebook Patrizia Toia.

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