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8 domande a Regione Lombardia

Scritto da Carlo Borghetti.

Carlo BorghettiDomande di Carlo Borghetti a Regione Lombardia:

1 Perché la Regione Lombardia non si confronta con quello che gli infettivologi chiamano “modello Veneto” (diverso da quello lombardo) che sta dando migliori risultati?
2 Perché la Regione Lombardia nomina solo ora, dopo 25 giorni, un tecnico a coordinare l’emergenza?
3 Perché in Regione Lombardia si dicono solo quante terapie intensive creano gli ospedali (di loro santa iniziativa) e non si dice mai quante TELEFONATE il sistema sanitario sul territorio fa (o non fa) per avvisare le persone da mettere in quarantena, che sono state contatti stretti dei positivi, e diventano diffusori del virus?
4 Perché in Regione Lombardia si potenziano solo gli ospedali e non si stanno potenziando le funzioni di prevenzione delle ATS sul TERRITORIO, quelle strategiche per RALLENTARE IL CONTAGIO (e dove può lavorare anche personale non-sanitario, ampiamente disponibile)?
5 Perché in attesa che arrivino le attrezzature specialistiche la Regione Lombardia -con l’autonomia di cui già dispone- non ha ancora iniziato a installare (in Fiera o in un ospedale dismesso) un ospedale solo-Covid, come suggerito dall’inizio dall’OMS?
6 Perché, dopo non aver imposto la chiusura dei Centri Diurni, la Lombardia ora vuole portare i pazienti ex-Covid (e forse Covid), rischiando tantissimo, nelle case di riposo dove ci sono le persone più vulnerabili al virus?
7 Perché non si mettono in sicurezza dal virus gli ospedali e i medici di famiglia facendo più tamponi agli operatori sanitari, tra cui moltissimi sono infetti e possono allargare il contagio?
8 Perché a Roma ogni giorno fanno una conferenza stampa solo due tecnici (il capo Protezione Civile e il Presidente ISS) e in Lombardia la conferenza stampa ogni giorno è fatta dalla Giunta regionale e nessun tecnico? In Lombardia le risposte ci servono dai tecnici, non dagli assessori regionali. Non è polemica, è la drammatica necessità di rallentare il contagio, che ci porta con pressante urgenza a fare queste domande.
Questa è l’ora della collaborazione e dell’unità, non della autoreferenzialità.

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