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La Legge di Bilancio 2020

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli
Intervento svolto al Giambellino (video).

Penso che sia importante cercare di conoscere ciò che si sta facendo e che si vuole fare per raccontarlo fuori.
La Legge di Bilancio di quest’anno è stata complicata da fare.
Il PD era arrivato al Governo solo da pochi mesi quando ha dovuto lavorarci e prima ancora si era dovuto lavorare per presentare il Documento Economico Finanziario su cui la Legge di Bilancio andava costruita.
La manovra economica, inoltre, doveva avere un segno diverso rispetto alle idee del Governo giallo-verde.
L’imperativo era quello di disinnescare le clausole di salvaguardia per evitare l’aumento dell’IVA e questo obiettivo già valeva quanto una finanziaria perché 23 miliardi sono una cifra alta e trovarli non era semplice.
Quei 23 miliardi erano il frutto delle scelte del Governo precedente, che aveva deciso di andare a debito per finanziare il reddito di cittadinanza e Quota 100.
Un altro peso era dato dal fatto che la finanziaria fatta dal precedente Governo aveva sbagliato in maniera considerevole le stime di crescita: l’ipotesi iniziale era dell’1,5%, poi avevano calcolato che fosse dell’1% ma in realtà è stata dello 0,1% e questo ha implicato meno entrate su cui contare per pagare i servizi e il funzionamento dello Stato.
Questo era lo scenario in cui ci siamo trovati e abbiamo fatto delle scelte diverse da quelle che avrebbe fatto il Governo giallo-verde.
Innanzitutto abbiamo trovato i 23 miliardi senza pesare sui Comuni ma dando loro più risorse e senza tagliare la spesa sociale ma, anzi, sulla Sanità siamo tornati ad investire.
In questi giorni, oltretutto, con il decreto Milleproroghe verranno date altre risorse agli Enti Locali e con l’approvazione di un emendamento è stato stabilito di dare 10 milioni alla Città Metropolitana di Milano per strade e scuole.
Tutto questo, inoltre, è stato fatto con un’alleanza totalmente inedita e perché ci siamo trovati al Governo con una forza politica contro cui avevamo combattuto fino a poco prima.
Ci sono stati anche elementi di positività, come ad esempio la maggiore fiducia che il nuovo Governo ha riscontrato da subito su tutti i mercati internazionali e la maggiore fiducia che ha consentito a chi voleva investire di vedere nel debito italiano e nell’acquisto dei BOT un’occasione. Questo ha portato a ridurre lo spread, cioè la spesa che lo Stato deve sostenere per pagare i debiti e, di conseguenza, ci ha consentito di avere più risorse.
In poche settimane, quindi, siamo riusciti ad avere le condizioni per risparmiare risorse e, in più, il Paese è ritornato ad avere un dialogo positivo con l’Europa e, quindi, riesce anche ad ottenere un atteggiamento più disponibile da parte dell’Unione Europea.
Tutto questo ci ha consentito di fare una buona finanziaria, che ha raggiunto gli obiettivi, anche se purtroppo l’abbiamo potuta valorizzare poco a causa dei litigi permanenti fomentati da alcune forze della maggioranza per ragioni di visibilità.
Adesso, comunque, abbiamo di fronte i diversi passaggi in cui la Legge di Bilancio si concretizzerà e questo consentirà di valorizzare meglio ciò che è stato fatto.
Troppo spesso, anche nel nostro dibattito, il racconto che viene fatto della Legge di Bilancio parte da due presupposti falsi: il primo è che la manovra sarebbe troppo in continuità con le scelte del Governo precedente e il secondo è che il PD si farebbe dettare l’agenda da M5S.
Tutto ciò non è vero.
Il PD, ad esempio, ha deciso di fare davvero la lotta all’evasione fiscale, mettendo in campo strumenti efficaci, come tracciabilità e nei prossimi mesi tutto ciò si tradurrà in norme chiare che favoriscano l’utilizzo delle carte elettroniche per ridurre l’evasione che per l’Italia è un grande problema.
La tracciabilità consente di recuperare molto dall’evasione, è già stato dimostrato con la fatturazione elettronica ed è grazie alle entrate recuperate così che si è potuto fare questa Legge di Bilancio.
Il Governo precedente, invece, aveva fatto 9 condoni.
Questo è un punto discriminante che facciamo risaltare troppo poco.
Ascoltando le discussioni in Parlamento, si capisce che davvero c’è una cultura politica che considera le tasse una cosa sbagliata e che va giustificato e tutelato chi non le paga.
Non è neanche vero, però, che all’evasione fiscale abbiamo risposto con le manette.
L’arresto c’è per coloro che evadono il fisco per oltre 100mila euro e con dolo, cioè attraverso fatturazioni false, occultando i libri contabili. Nessuno ha proposto di punire i piccoli artigiani che non ce la fanno a pagare.
Inoltre, con la manovra abbiamo deciso di intervenire sulle tasse per tagliare quelle per i lavoratori dipendenti entro una certa fascia di reddito mentre il centrodestra ha in mente la Flat Tax, che di fatto si traduce in una riduzione delle tasse per chi ha più soldi.
Allo stesso modo, non è vero che il PD è subalterno all’agenda politica di M5S.
Anche sulla questione della prescrizione, di cui molto si discute in queste settimane, non siamo subalterni in quanto la legge che l’ha cancellata e che è entrata in vigore a gennaio non l’ha votata il PD ma la Lega con M5S. Adesso il PD sta lavorando per cercare di cambiare quella legge, discutendo all’interno della maggioranza di Governo dove c’è anche M5S che, invece, ritiene quella legge importante.
L’alternativa a questo percorso è che resta la Legge Bonafede e, quindi, la cancellazione della prescrizione così com’è in vigore.
Ancora di più non è vero che il PD è stato subalterno a M5S sulla Legge di Bilancio.
Quando si è aperta la crisi del Governo giallo-verde, il PD ha detto che bisognava tagliare le tasse sul lavoro per lasciare più soldi in tasca ai lavoratori e con la Legge di Bilancio lo abbiamo fatto: da luglio, 16 milioni di lavoratori dipendenti avranno più soldi in busta paga.
Questa è una proposta nostra: stava dentro al nostro programma.
Era una nostra priorità anche la questione ambientale, lo sviluppo sostenibile e investire sull’economia verde. Questo aspetto non solo è utile per rispondere alle questioni che pongono i ragazzi del Fridays For Future ma anche per investire sul futuro, cambiando la nostra economia e sapendo che questi temi possono rappresentare una grande opportunità di innovazione e di occupazione.
Alcuni aspetti positivi si sono già visti quando sono stati introdotti gli eco-bonus per favorire l’efficientamento energetico degli edifici, riducendo le emissioni e favorendo l’utilizzo delle energie rinnovabili. I bonus hanno consentito di intervenire sul costruito e migliorare la condizione della qualità del vivere, riducendo l’impatto ambientale.
Gli eco-bonus sono serviti anche a spingere le aziende a innovare sulle tecnologie per consentire l’efficientamento energetico o altro, che sono tecnologie che si stanno evolvendo.
Sono stato a vedere la costruzione di Human Technopole nell’area dove era stato fatto Expo e lì verrà realizzata una cittadella di circa 70mila persone, dove ci sarà l’Università, l’ospedale Galeazzi e grandi centri ricerca e sarà una smart city. Tutto questo sarà utile anche dal punto di vista economico e per questo progetto abbiamo previsto di stanziare moltissime risorse.
Tutte queste sono questioni che stanno dentro al programma del PD.
Nella Legge di Bilancio ci sono poi anche delle norme a sostegno della famiglia.
Le risorse disponibili sono poche ma sono state investite per tracciare una strada su ciò che vorremmo fare: abbiamo iniziato a stabilire una gratuità degli asili nidi per i ceti meno abbienti e abbiamo in mente l’obiettivo di arrivare ad un assegno unico di sostegno per mantenere i figli.
Sulla questione della casa abbiamo raccolto tutte le risorse disponibili e abbiamo stanziato un miliardo, con l’idea di implementarlo nei prossimi anni. Con quell’investimento rimettiamo in campo politiche che da molto tempo non si facevano in Italia. Per molto tempo, infatti, abbiamo ragionato di casa soltanto in termini di emergenza. L’ultima legge sulla casa votata a livello nazionale, di cui ho fatto il relatore, è stata approvata nel 2014 e si richiamava proprio all’emergenza abitativa.
Noi abbiamo bisogno di rimettere in campo politiche per la casa che rispondano ad una domanda abitativa molto forte e anche una domanda di qualità.
Nelle prossime settimane la Ministra presenterà il Decreto attuativo del Piano Casa ma già sappiamo qual è l’idea: realizzare soluzioni abitative non solo in housing sociale o in edilizia sociale a canoni contenuti ma anche in edilizia residenziale pubblica con canoni sociali - perché oggi c’è questa esigenza - e di farlo anche con il contributo dei privati e del terzo settore, finanziando progetti specifici.
La casa è una competenza regionale, per cui più di questo non si può fare. L’idea che sta alla base della nostra azione, comunque, è quella di mettere in campo finanziamenti per progetti per la rigenerazione urbana nelle aree degradate del Paese, interventi sulle aree dismesse, interventi in quei luoghi dove è possibile costruire senza ulteriore consumo di suolo, finanziando progetti abitativi ma non solo.
Questo è il modo in cui siamo intervenuti sulla casa.
Questo tipo di interventi indica il fatto che il pubblico si occupa di aiutare le persone che non ce la fanno o che fanno più fatica (che oggi sono anche i giovani che fanno lavori precari).
Per questo non ha più senso proseguire sulla strada dell’incentivo dell’acquisto della casa ma occorre fare una politica seria per incentivare l’affitto.
Oggi, anche i lavoratori dipendenti che prendono 1.500 euro al mese fanno fatica a pensare di poter comprare la casa.
Il vecchio modello per cui si comprava la casa vicino al posto di lavoro dove si sapeva che si sarebbe stati tutta la vita, vista anche la mobilità del mercato del lavoro, ormai non ha più senso.
Probabilmente, per molte famiglie intestarsi un mutuo in presenza di un’incertezza rispetto al futuro diventa un onere che condiziona la vita.
Ai fini di incentivare l’affitto, la scelta di stabilizzare la cedolare secca al 10% per chi affitta a canoni concordati è stata molto importante.
Fino a poco tempo fa, infatti, la cedolare secca al 10% veniva rinnovata di anno in anno; stabilizzarla vuol dire che i proprietari di casa sanno che pagheranno il 10% non solo quest’anno ma sempre e, quindi, dà garanzie.
Questa norma è utile perché nel corso degli anni ha fatto emergere in maniera significativa gli affitti in nero ed ha aiutato a tenere bassi i canoni.
C’è poi un tema di dare aiuto alle persone più a disagio che non riescono più a pagare l’affitto e a mantenere la casa e per questo abbiamo rifinanziato il Fondo Sostegno Affitti, dopo alcuni anni che non si faceva più. Queste risorse, oggi non finiscono più a pioggia alle famiglie ma vengono erogate alle Agenzie dei Comuni che si occupano di trovare soluzioni abitative per le famiglie che hanno difficoltà oppure per mediare nel rapporto tra queste famiglie e i loro proprietari di casa che, giustamente, dopo mesi che non ricevono l’affitto hanno bisogno di essere aiutati anche loro se si vuole mantenere quel rapporto.
Sulla casa, quindi, abbiamo ricominciato a mettere in campo idee e anche norme efficaci.
Adesso, stiamo facendo dei tavoli di lavoro sui singoli temi, insieme ai partiti della maggioranza di Governo, per definire il programma.
Le due parole che devono descrivere l’azione di questo Governo sono protezione e futuro.
C’è una domanda di protezione da parte dei cittadini e credo che un po’ l’abbiamo intercettata. Gli interventi fatti in materia di Sanità nella Legge di Bilancio, con l’abolizione del super-ticket e le risorse stanziate, vanno in questa direzione.
Dobbiamo dare risposte alla domanda di protezione che, dopo la crisi e di fronte alle incertezze, le persone hanno cominciato a porre.
Questo è il tema su cui abbiamo in parte fallito nella scorsa Legislatura: non siamo riusciti a dare l’idea di aver preso in mano questa esigenza di protezione che c’è nel Paese.
Le persone chiedono di non restare da sole di fronte alle incertezze e la politica deve dare l’idea di saper recuperare la capacità di affrontare questo aspetto.
Gli interventi su casa, riduzione delle tasse sul lavoro per i redditi più bassi, sanità e famiglia mirano a rispondere a questa richiesta.
Personalmente sono anche per rivedere in maniera significativa il reddito di cittadinanza per come è stato strutturato, perché è evidente che la parte sul lavoro non funziona. Ma è sbagliata l’idea che si possano prendere quei soldi per metterli da un’altra parte, invece che migliorare la legge e lasciarli per aiutare chi è in difficoltà. I soldi del reddito di cittadinanza vanno utilizzati per aiutare chi ha bisogno, magari rifacendo il reddito di inclusione, che funzionava meglio ma era dotato di scarse risorse.
Un altro aspetto che caratterizza la nostra azione al Governo è quello del futuro.
Dobbiamo cominciare a dare il senso di un partito e di un Governo che guardano al futuro.
La questione delle politiche ambientali va in questa direzione: pensare ad una transizione economica vuol dire guardare al futuro.
Penso che il tema del futuro sia anche il modo in cui si caratterizza la vera distinzione tra destra e sinistra. La destra pensa a raccogliere tutti i vantaggi che ci sono nel contingente mentre la sinistra ha sempre pensato al futuro e ai diritti delle generazioni successive.
Stando sui temi concreti, anche quando si andrà a rivedere Quota 100 bisognerà farlo guardando al futuro: con il sistema attuale ci sono generazioni che non hanno garanzie di avere una pensione dignitosa oltre che sul quando poter andare in pensione. Questo è il problema principale oggi: non si può condannare le persone a lavorare tutta la vita e, quando ragioneremo per cambiare Quota 100, dobbiamo tenerlo presente per garantire a tutti coloro che andranno in pensione di avere una pensione minima dignitosa.
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Le repliche ai temi posti nel dibattito:

Il PD si deve mettere a disposizione
e stare al centro della costruzione di una proposta politica alternativa a quella del centrodestra e che metta in campo un’idea del Paese che guardi al futuro e in cui i cittadini si sentano protetti. Questo percorso va fatto coinvolgendo le “Sardine”, i ragazzi del Fridays for Future e tutti i cittadini che vogliono dare una mano.
Siamo un partito ma dobbiamo costruire la nostra agenda insieme agli atri e credo che abbiamo anche cominciato a dare questa idea in Emilia Romagna. Le Sardine hanno aiutato molto in questo senso. Il risultato delle elezioni in Emilia Romagna non va sottovalutato: il PD ha ottenuto molti più voti rispetto alle elezioni europee nonostante le scissioni subite e, inoltre, si dimostra che quando c’è un buon governo poi i cittadini premiano.
Inoltre, si è interrotta la narrazione di Salvini come “capitano invincibile”, uomo del popolo che distrugge i poteri forti e le banche perché lo si è battuto.
Questo è pesato a Salvini e deve dare un po’ più di ottimismo al PD.
Ci sono sicuramente dei problemi rispetto all’informazione: AGICOM ha multato la Rai per il non rispetto degli equilibri politici nelle apparizioni televisive; ci sono personaggi che hanno un enorme spazio nel circuito dell’informazione pur pesando pochissimo elettoralmente e questo non è tollerabile sulle tv del servizio pubblico ma è un meccanismo che funziona così e per questo motivo sono importanti i circoli territoriali e lo stare in mezzo alle persone e l’idea di un congresso da fare con i gazebo in cui si discutono delle proposte invece che contarci sui nomi è utile.
Abbiamo ancora difficoltà a comunicare, però, penso che stia cambiando qualcosa e non solo per il risultato elettorale dell’Emilia Romagna, dove si è dimostrata una capacità di mobilitazione e la possibilità di mettere in campo un’alleanza contro il centrodestra sicuramente sociale e civile poi vedremo le forme che prenderà sul piano politico. Ci sono anche un po’ di sondaggi che indicano che, nonostante le due scissioni subite in tempi recenti (quella di Calenda e quella di Renzi), abbiamo molti più consensi di prima e anche il dato elettorale dell’Emilia Romagna mostra questo.
Dobbiamo ragionare sul fatto che siamo stati capaci di aprire e abbiamo costruito un’interlocuzione con mondi con cui l’avevamo chiusa, non soltanto il sindacato. Abbiamo messo in campo un atteggiamento diverso, mostrando la volontà di condividere, costruire insieme, verificare insieme le nostre proposte con mondi associativi, competenze, professioni. Questo aspetto viene sempre più percepito e sarà anche il segno del passaggio congressuale che faremo. C’è l’idea di discutere i temi e costruire le proposte insieme con chiunque voglia lavorare all’alternativa al centrodestra.
Un altro aspetto riguarda il fatto che veniamo vissuti, anche per il ruolo che stiamo avendo in questo Governo (nonostante non siamo la forza più numerosa), come la forza su cui fare riferimento se si vuole un Paese un po’ più sereno e in cui c’è bisogno di qualcuno che si assuma la responsabilità di governare e non soltanto i vantaggi legati allo stare al Governo.
Nel Paese sta cambiando il clima.
Il clima è cambiato anche rispetto alla vicenda dell’immigrazione, ad esempio, che resta una questione spinosa ma gestita con un Ministro degli Interni che svolge davvero quel ruolo e cerca di dare tranquillità al Paese e non fomentarlo in continuazione. Conferma che sta cambiando il clima anche dal tentativo di Salvini di questi giorni di cercare di costruire un’immagine di sé più rassicurante.
Sono convinto che ci sia un problema rispetto a ciò che viene percepito sulle cose che vengono fatte ma, ad esempio, sul taglio delle tasse ai lavoratori dipendenti, a luglio le persone lo vedranno concretamente nelle loro buste paga. Le cose che si fanno contano, anche se è difficile che pesino politicamente nel momento in cui la politica viene ridotta ad uno scontro permanente e ad un’attività che si svolge producendo continue tensioni. La politica dovrebbe risolvere i problemi e, invece, nel mondo vediamo che c’è una parte della politica che cerca di alimentare le tensioni.
Il tema della sicurezza non riguarda solo l’immigrazione o i sinti ma c’è chi cerca di speculare sulle paure delle persone. Le persone sono preoccupate perché la crisi del 2008 ha fatto capire che la vita poteva cambiare in peggio anche per chi pensava di essersi sistemato. Questo ha alimentato l’insicurezza rispetto al futuro anche se non c’è stato un aumento dei reati perché c’è una parte della politica che scarica queste paure indicando ogni volta un potenziale nemico.
Per mesi Salvini ha spiegato che in Italia non si stava facendo niente contro il terrorismo e che con i barconi sarebbero arrivati nel nostro Paese moltissimi terroristi mentre in realtà abbiamo uno dei migliori apparati al mondo per la prevenzione e il contrasto a questo.
Allo stesso modo si è fatto sul coronavirus: Salvini si è messo a spiegare che il Governo non stava facendo niente per fronteggiare il fenomeno dal momento che erano stati trovati due turisti cinesi ammalati, invece, era un fatto positivo l’aver individuato subito le persone infettate e averle isolate perché stava ad indicare che il sistema di prevenzione e controllo messo in atto funziona.
Il clima va cambiato, quindi, ma per farlo occorre rasserenare e recuperare l’idea che la politica può proteggere i cittadini. Più si riesce a dare tranquillità e senso di protezione alle persone, meno avrà spazio Salvini.

Discuteremo su “Quota 100” e su quando le persone potranno andare in pensione. Quota 100, però, ha dilapidato risorse che potevano essere utili per mandare in pensione le prima le persone che svolgono lavori usuranti. Questa questione va posta. I Governi a guida PD avevano realizzato l’APE Social ma l’effetto è ancora molto limitato e bisogna lavorare per riuscire a mandare in pensione prima chi svolge lavori usuranti, magari senza penalizzazioni che, invece, oggi sono previste.
Rimango convinto che sia giusta la flessibilità nel far decidere alle persone quando andare in pensione, dopo una certa età. Personalmente sono favorevole a lasciare libertà di scelta sul quando andare in pensione. Il sistema contributivo permette di sapere qual è il proprio percorso di reddito e come fare con le pensioni integrative.
In Parlamento e al Governo stiamo lavorando bene sulla costruzione delle proposte.

La Legge di Bilancio approvata è coperta. Si lavora per favorire maggiori entrate, ad esempio dalla fatturazione elettronica. Lo spread sceso può aiutare; c’è anche una maggior flessibilità da parte dell’Europa e su questo dovremmo iniziare a chiedere di più. Se mettiamo in campo politiche volte a favorire l’economia verde, non possono venire considerate dall’Unione Europea al pari di altre ipotesi. In Europa ci si sta battendo affinché alcune linee di investimento in alcuni settori (come ad esempio l’ambiente) debbano essere fuori dai parametri di misurazione del debito. Questa è la linea espressa da Paolo Gentiloni ma condivisa anche dalla Presidente della Commissione Europea.
Gualtieri sostiene che nella prossima Legge di Bilancio bisognerà cancellare le clausole di salvaguardia e a questo obiettivo ci si arriva anche con una riforma fiscale.
Oggi, in Italia, il fisco non è progressivo e non è equo; quindi, bisogna ricostruire equità. Se a questo si aggiunge la tracciabilità si potranno avere molte più entrate e si potranno coinvolgere molto di più i cittadini.

Il Governo ha presentato la Legge Delega di riforma della Giustizia Civile, che è una questione fondamentale per avere un sistema economico più competitivo perché, se vogliamo investimenti dall’estero dobbiamo essere nelle condizioni di spiegare che le decisioni sui processi civili diventano rapide.
Il Governo, inoltre, ha presentato recentissimamente anche la riforma del processo penale perché il cuore della vicenda è questo, non la questione della prescrizione.
Il punto è come riuscire ad accelerare i processi.
Oggi i processi di corruzione durano mediamente 28 anni e, mantenendo la prescrizione, non si risolve il problema di come accorciare i tempi.
I problemi si risolvono se si accelerano i tempi dei processi e se, comunque, si arriva ad un termine. In questo momento la nostra Giustizia non funziona, abbiamo processi troppo lunghi e spesso comunque non si concludono perché alla fine arriva la prescrizione.

Sul tema della casa e dell’abitare c’è un ruolo molto stringente delle Regioni e anche dei Comuni rispetto al contrasto alla speculazione.
Credo che ci sia un ruolo importante dei Comuni anche rispetto alla possibilità di evitare che in una città si costruisca soltanto edilizia residenziale di pregio per evitare che avvenga l’espulsione dei ceti più bassi della città.
A Milano, tutte le politiche che il Comune ha fatto rispetto alle grandi trasformazioni urbane o sugli scali ferroviari comprendono il tema della garanzia che una parte di quelle residenze venga destinata a persone con redditi medio-bassi.
In una città come Milano, credo che sia stringente anche il tema delle residenze universitarie e siamo un po’ in ritardo su questo fronte: abbiamo Università di grandi eccellenze e, per essere competitivi a livello mondiale, bisogna anche avere la possibilità di ospitare studenti da fuori. L’Università Bocconi ha un suo campus; adesso nell’area che è stata di Expo si sta costruendo un campus universitario in cui dovrebbero esserci un numero significativo di alloggi per studenti.
Ci sono anche altre strade intraprese in altre realtà, come il favorire il fatto che anziani soli possano ospitare studenti.
Ci possono essere, quindi, molte politiche su questo versante.
Non è, però, il Piano Casa che può risolvere questo tema.
Il Piano Casa nazionale può dare una mano per la rigenerazione urbana, per realizzare edilizia sociale e edilizia residenziale pubblica ma il resto devono farlo Regioni e Comuni.
Il problema è che la nostra Regione, da questo punto di vista, sta facendo poco.


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