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La scomparsa di Antonio Iosa

Scritto da La Repubblica.

Antonio Iosa
Articolo di Repubblica.

E' morto questa mattina Antonio Iosa, era stato gambizzato dalle Brigate Rosse in via Mottarone a Milano. Aveva 86 anni, era presidente dell'Aiviter, l'associazione italiana vittime del terrorismo.
Era il 1° aprile 1980 quando gli uomini della colonna Walter Alasia "condannarono a morte" quattro democristiani, una rappresaglia per l'uccisione di quattro terroristi in seguito a un conflitto a fuoco con i carabinieri avvenuto in via Fracchia a Genova. Iosa fu scelto come bersaglio perché era riuscito "a infiltrare la Dc tra la classe operaia".
Iosa, con altre tre persone - Eros Robbiani, Emilio De Buono e Nadir Tedeschi -, venne messo in fila contro il muro all'interno del circolo Perini di Quarto Oggiaro, che aveva fondato arrivato a Milano dal profondo Sud, da Casalnuovo di Foggia, nel 1952, figlio di un bracciante agricolo. Qualche anno fa raccontava: "Per una vita la notte ho sempre rivisto lo stesso film: Pasqua Aurora Betti, il capo della colonna Walter Alasia, col basco calcato sulla testa che ci mette in fila e ci fa fotogragare con la bandiera delle Br in mano".
Alla fine i terroristi non mirarono alla testa ma spararono alle gambe. Trentaquattro operazioni per evitare l'amputazione, una vita di dolore, il ricordo di quella giornata mai dimenticato. In una delle ultime interviste, l'ex esponente politico confessava: "Di quella sera m'è rimasto il ricordo della pistola puntata alla tempia, il terrorista che dice 'se reagite sarà una carneficina', io che lo supplico di risparmiarmi ('ho moglie e figli'), lui mi spinge contro la parete: 'Inginocchiati stronzo!'. Poi rivedo solo lo sparo, l'improvvisa vampa alla gamba. Non c'è dolore, solo un calore insopportabile".
Poco prima di morire il cardinale di Milano Carlo Maria Martini volle organizzare un incontro tra ex terroristi e loro vittime: a quell'incontro, con terroristi come Franco Bonisoli, c'era anche Iosa, che portava i segni di quelle 34 operazioni che aveva dovuto affrontare dopo quel Martedì Santo del 1980. I figli Christian e Davide e la moglie Raffaella hanno scritto alcune parole: "Questa mattina è venuto a mancare il nostro caro papà, Antonio Iosa, che avete conosciuto per il suo instancabile e straordinario impegno culturale, civile e sociale portato avanti con forza e tenacia fino alla fine da un attività lunga ben 60 anni con la Fondazione Carlo Perini e con l'Associazione Italiana Vittime del Terrorismo. Il suo ultimo pensiero è stato quello di salutare e ringraziare tutti voi per questi anni di amicizia e vicinanza sincera, ricordando strenuamente l'importanza della Memoria e della Legalità da trasmettere in particolare ai Giovani delle scuole. Questi erano diventati i cardini di quella che si può definire una vera e propria missione di Antonio "per non dimenticare le vittime del terrorismo e delle stragi e per educare i Giovani alla Legalità, alla non violenza, al rispetto della Vita Umana".
"Esprimo anche a nome dell'Anpi provinciale di Milano profondo cordoglio per la scomparsa di Antonio Iosa, che ha da sempre inteso la Memoria come costante impegno civile. Instancabile è stato il suo monito contro il risorgere del terrorismo e di movimenti che mettessero a rischio le istituzioni democratiche. Mancherà tantissimo a tutti noi", dice il presidente dell'Anpi milanese Roberto Cenati. Lo ricorda anche il sindaco Beppe Sala come "testimone coraggioso della politica milanese. Trentanove anni fa le Brigate Rosse lo gambizzarono. Non smise mai di lottare, continuando a credere nella libertà e nell'impegno civile. Un pensiero alla sua famiglia".
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