Perché tante stragi?
Articolo pubblicato su Report Online.
L'ultimo caso di cronaca, che sta traumatizzando l'Italia, riguarda la strage familiare commessa da un uomo, Carlo Lissi, di anni 31, che ha ucciso la moglie e i suoi due figli.
Il caso, che si è verificato domenica notte a Motta Visconti, nei pressi di Milano, sta facendo scalpore non solo per la sua atrocità, ma anche perché ad aver commesso gli omicidi non è stato un emarginato, un ladro, un criminale, ma un uomo qualunque, che viveva con la famiglia in una villetta, che aveva una laurea e un lavoro normale.
La moglie, che è stata assassinata con i figli, era una persona conosciuta da tutti in paese, con un impiego presso un'assicurazione e ore di tempo libero dedicate al volontariato, in parrocchia e nella croce rossa.
Il marito ha confessato i delitti, chiedendo anche di scontare il massimo della pena. Durante l'interrogatorio reso ai carabinieri l'uomo ha fornito un movente assurdo per i tre delitti: a quanto pare, si era innamorato di una collega d'ufficio, dalla quale non era corrisposto.
Tutto questo, però, solleva interrogativi che trascendono la singola vicenda; tutti noi ci domandiamo, o ci siamo domandati, come mai sempre più frequentemente avvengano questi delitti.
Rispondere che può c'entrare la droga, magari la cocaina (ammesso che il colpevole di questa vicenda ne facesse uso) oppure la crisi economica sarebbe semplicistico.
Allora cosa può portare un uomo "normale", con una famiglia "normale" e una casa "normale" a compiere una simile atrocità?
La risposta, purtroppo, sta nel suo animo, ma questo non ci impedisce di elaborare delle conclusioni generali; qui, però, il ragionamento si fa un po' lungo, perché bisogna necessariamente risalire alla crisi dell'uomo moderno, che affonda le sue radici dallo sviluppo e nella diffusione del modello consumistico.
E' necessario che io parli di consumismo, e degli effetti devastanti che questo sistema ha avuto sulla psiche umana.
Iniziamo ad esaminare bene questi effetti. Prima di tutto bisogna dire che la nostra psiche si è adattata velocemente al nuovo schema consumistico imposto dall'alto, che prevede un uso continuo delle risorse e una loro continua sostituzione e distruzione. Bisogna sostituire tutto, anche se è ancora funzione: il computer, il cellulare, la televisione, etc.
Questo che cosa comporta? Comporta che sin da bambini non abbiamo la possibilità di affezionarci alle cose, come avveniva in passato; non possiamo affezionarci a quel pc che una persona importante ci ha regalato, perché lo dobbiamo presto sostituire. Lo stesso vale per gli altri oggetti, come il cellulare, che va presto cambiato, altrimenti le regole della società consumistica ci fanno sentire "out". E guai a dire che quell'oggetto ha per noi un valore affettivo, perché, specie per i giovani, affezionarsi ad un oggetto è da "vecchi".
Allora, la nostra mente inconsapevolmente ha operato presto il passaggio dalle cose alle persone; cioè, come non puoi e non vuoi tenere una cosa per più di un certo tempo, così non vuoi una persona accanto a te per più di un certo tempo; in altre parole, abbiamo trasferito il modo con cui trattiamo gli oggetti alle persone, perché questo è lo schema che ci viene imposto.
Se si fa attenzione al nuovo linguaggio, poi, troveremo degli elementi significativi a conferma di questa tesi. Spesso si dice "fazzolettini usa e getta", e questo slogan è stato riportato subito sulle persone; infatti, si sente spesso dire "ragazza o ragazzo usa e getta".
Ma c'è di più. Chi è il consumatore di oggi? E' una persona alla quale è stato detto fin da bambino che deve superare i suoi limiti, perché, per consumare, e quindi per garantirsi un ingresso in società, deve necessariamente aumentare il suo livello di reddito.
Si fa passare il messaggio, poi, che per poter ottenere queste cose si debba essere aggressivi; infatti, il consumatore è aggressivo, e ha imparato sin da bambino a non rispettare i suoi limiti, perché i limiti non sono ammessi in un mondo dove bisogna consumare sempre più.
Ecco che allora è sempre più frequente che le persone siano frustrate, perché nessuno dice loro che in realtà, ognuno di noi ha un limite che non può essere superato.
Il lettore perspicace avrà già pensato ad un'obiezione a quanto ho detto sul limite, affermando, ad esempio, che "superare il limite" imposto dalla natura è un atteggiamento tipico dell'essere umano. Ne parla anche Dante nell'Inferno, quando descrive Ulisse che, per aver attraversato lo Stretto di Gibilterra, che nell'antichità era considerato il limite del mondo, si è inabissato con la sua nave.
Quest'obiezione è appropriata, tuttavia è necessario fare delle considerazioni. L'Ulisse dantesco non ha nulla a che vedere con il consumatore moderno; infatti, Ulisse ha sete di cultura e di sapere, e per la conoscenza accetta il rischio di perdere la vita (fatti non fummo per viver come bruti...).
Il consumatore moderno, invece, non tenta di superare il proprio limite per amor di conoscenza, ma solo per guadagnare maggiori beni da consumare, dei quali si libera, anzi si deve liberare, in breve tempo.
Un abito mentale di questo tipo porta il soggetto a non sopportare la stabilità; non si sopporta più il coniuge, che è con noi già da troppo tempo. Bisogna, come gli oggetti, cambiarlo. Se ciò non è possibile, perché si creerebbero problemi, allora si può anche uccidere, tanto le pene sono lievi, e si può ottenere l'infermità mentale.