Auguri Italia

E perché il quadro uscito dalle urne impone necessariamente un cambio di passo delle politiche europee, grazie anche al nuovo protagonismo di alcune forze di chiara impronta europeista come i “verdi” che hanno conquistato una leadership significativa in molti stati dell’Unione (ma non in casa nostra) sebbene a fronte di un arretramento dei partiti appartenenti agli schieramenti dei socialisti e dei popolari.
Per l’Italia il voto di domenica scorsa ha una rilevanza particolare e richiede diversi livelli di lettura. Per semplificare al massimo, l’esito delle elezioni europee ha messo drammaticamente all’angolo il nostro Paese sullo scenario europeo: i partiti che governano oggi in Italia sono completamente tagliati fuori dalle alleanze che determineranno il governo dell’Unione per il prossimi 5 anni. Ribaltando i rapporti di forza dentro alla maggioranza ha aumentato ancora di più le tensioni tra Lega e 5stelle, con l’effetto di paralizzare e peggiorare l’azione di un Governo che in questo anno ha prodotto danni enormi all’interesse nazionale (i dati sullo spread schizzato alle stelle, la fotografia impietosa della Banca d’Italia sulla situazione economica e sui rischi a cui siamo esposti, il taglio delle pensioni a milioni di pensionati…). Il crollo del M5S e soprattutto la crescita impetuosa della Lega sono fenomeni da analizzare, non solo da guardare con ansia e preoccupazione; mi colpisce come il boom di consensi alle Lega sia totalmente slegato dall’efficacia dell’azione di governo di questo anno, soprattutto nelle regioni del nord del Paese: nessun problema è stato risolto in questi mesi alle imprese, ai cittadini, ai lavoratori; anzi il disastro dell’economia aggravato dalle scelte di questi mesi sta peggiorando drasticamente il quadro. Forse su questo punto si è stati troppo timidi nel denunciare, dall’opposizione, i danni che il governo Lega-5stelle sta producendo, in piena e totale complicità: non esiste una “Lega buona” che non può fare quello che servirebbe su lavoro, investimenti e crescita per colpa dei “5S cattivi”. Tutto questo Governo è incapace e pericoloso, perché impegnato ogni giorno ad additare nemici per distogliere l’attenzione dalle vere emergenze e dai problemi reali e concreti di cui invece dovrebbe occuparsi.
Ma c’è un dato ancora più inquietante nel voto così ampio concesso alla Lega: l’illusione che le ansie e le paure delle persone possano trovare risposta nei messaggi di intolleranza e di odio diffusi da Salvini; che in quei dis-valori ci si riconosca, almeno in parte, una fetta così larga della popolazione.
Penso che questo sia il punto più critico da cui ripartire, specie per il Partito Democratico che dal voto delle europee di domenica scorsa, e ancora di più da quello delle amministrative, è uscito rinfrancato e soprattutto investito di una nuova responsabilità. I numeri parlano chiaro: il PD c’è ed è in campo, è tornato a crescere dopo la sconfitta bruciante dello scorso anno, ha saputo ricostruire uno spirito di maggiore unità e collegialità che si è visto e misurato nelle liste per le elezioni europee, nella capacità di essere perno di alleanze più larghe e di conquistare al primo turno, la guida di importanti città come Bergamo, Firenze, Bari e di molti altri centri di piccole e medie dimensioni. Nessuna lettura trionfalistica ma la consapevolezza, come ha sottolineato Zingaretti nella Direzione nazionale che si è svolta qualche giorno fa, che in questa tornata elettorale il PD riacquista centralitàe si presenta come punto di riferimento essenziale per costruire, aprendosi alla società e al dialogo con altre forze politiche, una proposta convincente per il Paese e l’unica alternativa possibile alla destra egemonizzata da Salvini. La strada è ancora lunga e impervia, le condizioni del quadro politico e i tempi entro cui un cambio di fase si renderà inevitabile sono ancora incerti ma ci chiedono di farci trovare pronti; ecco perché dopo l’importante appuntamento del ballottaggio in molte città di domenica prossima il Partito Democratico avvierà una vera e propria “rivoluzione organizzativa”, che credo rappresenti una sfida importante anche per il nostro territorio.
Il PD a Como ha registrato in città un dato interessante, ma appare evidente come il risultato tenda a peggiorare nei centri minori e nelle realtà più periferiche; l’assenza di una presenza che possa intercettare non solo un voto di opinione ma anche il riconoscimento e l’adesione ad un’idea concreta di interesse per la comunità, come avvenuto invece nelle elezioni amministrative, credo che rappresenti una sfida su cui ragionare anche nel nostro territorio, interrogandoci con più profondità sulle forme organizzative, sui rapporti con la società, con i problemi e le risorse che sono presenti nelle nostre comunità.
Voglio dedicare infine le mie congratulazioni e gli auguri di buon lavoro ai tanti Sindaci del nostro territorio che si sono insediati alla guida dei propri Comuni in questi giorni e ringraziare con loro tutti i candidati che si sono spesi in questa campagna elettorale e che continueranno, dai banchi della maggioranza o dell’opposizione, a lavorare nell’interesse delle loro comunità.
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