Una o nessuno

Forse è per questo che la piazza del Popolo a Roma riempita un venerdì da migliaia di giovani per una battaglia giusta per il clima e la salvezza del nostro Pianeta è per me il messaggio più bello e incoraggiante di questa Pasqua.
C’è ancora speranza per un mondo migliore.
Lo dicono le ragazze e i ragazzi che da mesi, non da ieri, sono tornati in piazza, con i loro cartelli e i loro slogan, sfidando i leader del mondo con un messaggio potente non “contro” qualcuno ma “per” qualcosa.
La cosa più importante che c’è: il loro futuro.
Giovedì al Senato abbiamo incontrato Greta Thunberg, l’adolescente svedese che rappresenta più di ogni altro questa battaglia collettiva. Piccola e fragile e insieme così decisa e determinata, forse nemmeno del tutto consapevole della forza dirompente del suo impegno. Mi hanno amareggiato gli articoli, anche di autorevoli quotidiani, e i commenti intrisi di cinismo e derisione sulla sua persona che sono circolati in questi giorni. Amareggiata sì, ma non stupita: perché, come giustamente ha sottolineato Francesco Cancellato in un suo pezzo su Linkiesta, altro non sono che “l’espressione di un odio generazionale verso i più giovani di un pezzo dell’establishment italiano”. È una cosa disdicevole ma in parte si può anche capire: perché fa male sentirsi dire da una ragazzina come Greta, e da migliaia di ragazze e ragazzi che possono essere i nostri figli o nipoti, che abbiamo sbagliato e che siamo così ottusi che nemmeno di fronte all’evidenza siamo pronti a riconoscere i nostri errori. O farci gridare in faccia, senza troppi convenevoli, quello che pensano guardandoci: noi siamo i colpevoli della rovina del loro futuro.
Ma che ci piaccia o no, non c’è via di fuga: hanno ragione loro e sarà il caso di imparare, in fretta, ad ascoltarli e rispettarli. Non si tratta di innalzare eroi o eroine e nemmeno di cavalcare per interesse o convenienza la mobilitazione di questi ragazzi.
Noi che facciamo politica, a tutti i livelli, che abbiamo qualche ruolo e quindi molte responsabilità, forse potremmo cominciare col farci due semplici e scomode domande.
1. perché questi ragazzi che scioperano da mesi per il clima e quindi per un futuro migliore, con noi, con la politica, non vogliono avere niente a che fare?
2. come facciamo a convincerli che per cambiare davvero le cose c’è bisogno anche di noi, della politica?
Io che da anni mi dedico ai temi ambientali e cerco, con fatica e con molti limiti, di cambiare in meglio le cose, queste domande me le faccio ogni volta che vedo le immagini e sento parlare di questi ragazzi. E sono contenta che oggi il mio PD sia consapevole e finalmente impegnato a pieno titolo su questo fronte, a partire dal Segretario nazionale Zingaretti, come purtroppo non lo è stato abbastanza in passato.
Quei ragazzi in piazza oggi stanno li a guardarci, con molto scetticismo, pronti a chiederci conto di quello che faremo: non vogliono belle parole o pacche sulle spalle, ci chiedono coerenza e coraggio. Non esistono ricette facili e nemmeno indolori, ma da qui dobbiamo ripartire se vogliamo provare a conquistare la loro fiducia.
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