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Il recupero di Castellazzo di Bollate

Scritto da Carlo Borghetti.

Carlo Borghetti Castellazzo di Bollate è un vero gioiello del nord-ovest Milano e di tutta la Lombardia che, tuttavia, si trova oggi a forte rischio di degrado per le condizioni in cui versa l’antica villa di delizia, e soprattutto il caseggiato rurale. Per capire come affrontare e prevenire il disfacimento del borgo agricolo, l’VIII Commissione Agricoltura del Consiglio regionale ha effettuato una visita accompagnata dalla proprietà e dall’associazione “Amici di Castellazzo”.
Come ha dichiarato il mio collega Agostino Alloni, che ha partecipato al sopralluogo, l’Associazione ha principalmente chiesto aiuti economici per iniziare molti degli interventi in programma e per portare avanti quelli che sono già stati avviati.
Personalmente, conosco Castellazzo da sempre e ho seguito l’evoluzione della sua vicenda, ma ora è venuto il momento che le istituzioni diano un sostegno efficace, al di là delle tante aspettative che l’Expo aveva sollevato. E’ evidente che il progetto per il recupero del borgo rurale è imponente, ed è altrettanto evidente che non basta un singolo progetto o un unico contributo. Qui la visione deve essere ampia, quindi, serve un grande piano di recupero dell’esistente, che proceda per step, nel quale inserire singoli progetti, anche in visione di un futuro utilizzo.
Per quanto riguarda i fondi, come concorda anche Alloni, suggeriamo all’Associazione di avvalersi prima di tutto dei bandi europei, i cosiddetti Fesr, i Fondi europei di sviluppo regionale. Solo successivamente, tra giugno e luglio, quando sarà possibile accedervi, segnaleremo agli interessati la possibilità di partecipare al Psr, il Piano di sviluppo rurale della Lombardia.
Sicuramente, anche la Regione potrà mettere una parte, ma di questi tempi e per queste finalità non sarà tantissimo, comunque tutto aiuta. Sarà tuttavia fondamentale cercare anche il sostegno privato, attraverso ad esempio le fondazioni bancarie, che in altri casi e in altre Regioni – pensiamo solo alla Venaria Reale, in Piemonte –, hanno veramente fatto la differenza.
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