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Milano ricorda le vittime di mafia

Scritto da Don Luigi Ciotti, Beppe Sala, Franco Mirabelli.

LiberaUna pioggia di colori in piazzetta Capuana che sa tanto di speranza.
A Quarto Oggiaro, a Milano, la XXII Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Cartoncini arancioni, verdi, azzurri, gialli e rosa con i nomi delle vittime della mafia appesi alle transenne. Sventolano le bandiere di Libera, svettano fiori veri e finti di tutti i colori. Centinaia le persone che affollano la piazzetta, soprattutto studenti, sotto il palco allestito per l'occasione, da cui vengono declamati i nomi delle 943 vittime della criminalità organizzata.
"Noi possiamo cambiare le cose": ecco la frase che si legge su una farfalla in cartoncino arancione accanto a una foto di Lea Garofalo, testimone di giustizia vittima della 'ndrangheta a Milano, in mano a una ragazzina che si presta ai flash dei fotografi, prima degli interventi dal palco.
Il più significativo è quello del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che parla guardando negli occhi soprattutto i ragazzi: "Quando penso a quello che si deve fare nella lotta quotidiana contro la mafia ho in mente tre cose. La prima: non dobbiamo distrarci mai, quelli non si distraggono e sono sempre attenti al loro sporco interesse e a dimostrare ogni giorno che sono vivi e sono forti. Siete distratti da tante cose, lo dicono a voi e a noi, decidete di non distrarvi nella lotta contro la mafia". E ancora: "Il secondo punto: questa battaglia - aggiunge con la voce ferma - non si vince da soli, nessuno da solo ce la può fare. È importante considerare che il nostro Paese a volte è diviso. Ecco, decidiamo di stare assieme su una cosa: la lotta alla mafia non la si può delegare a nessuno. Bisogna sapere che voi, le forze dell'ordine, i comitati, Libera, le istituzioni, insieme, combatteremo questa battaglia. Poi il terzo pensiero: da sindaco, anche da cittadino, devo cercare di pensare a tutta la popolazione. Penso ogni giorno anche a tutto quello che posso fare per darvi una chance, però vi richiamo al vostro dovere. Se la società non attiverà voi, non migliorerà".
Dalla voce di Lucilla Andreucci, del coordinamento di Libera a Milano, una critica netta alle scritte apparse a Locri, in provincia di Reggio Calabria, contro don Luigi Ciotti, fondatore dell'associazione antimafia, e le forze dell'ordine: "È una colonizzazione, è un'occupazione. La Calabria è la regione d'Europa con il più alto tasso di disoccupazione, è una terra di 'ndrangheta. Dalla Calabria parte oggi la giornata della memoria che arriva fino a Milano, nella nostra Quarto Oggiaro. Dobbiamo diventare un'alternativa civile".
Presenti, tra gli altri, don Virginio Colmegna, Nando Dalla Chiesa e Lamberto Bertolé, presidente del Consiglio comunale.
Chiaro anche il messaggio di David Gentili, presidente della commissione antimafia di Palazzo Marino: "Oggi non deve essere solamente una celebrazione, è l'inizio di un anno di impegno. Dobbiamo principalmente guardare gli occhi dei parenti delle vittime di mafia, ascoltare il loro dolore, il loro silenzio, il loro orgoglio e chiederci se siamo all'altezza. Lo chiedo a voi e a noi adulti. La solidarietà, la vicinanza e la gratitudine per don Ciotti la esprimiamo anche da Quarto Oggiaro".
Mentre l'assessore al Welfare del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino, assicura: "Io credo ci sia sempre molto da fare, perché le mafie sono forti, presenti. L'azione di contrasto va sviluppata continuativamente. Credo che in questi giorni molto correttamente il sindaco di Milano abbia richiamato l'attenzione di tutti a una mobilitazione che deve proseguire". Ogni giorno, non basta qualche ora di ricordo.
Franco Mirabelli
Il messaggio del senatore Franco Mirabelli, capogruppo PD in Commissione Parlamentare Antimafia: Le scritte "Più lavoro meno sbirri" e "Don Ciotti sbirro” apparse sui muri dell'Arcivescovato di Locri, a poche ore dal duro discorso contro le mafie del Presidente Mattarella in Calabria in occasione della celebrazione della XXIII Giornata della memoria e dell'impegno contro le mafie, rappresentano il tentativo evidente della ‘ndrangheta di ribadire la propria forza e il proprio radicamento in quel territorio.
Quelle scritte offendono lo Stato e appaiono minacciose nei confronti di Don Luigi Ciotti e dello stesso Vescovo di Locri che proprio ieri ha denunciato il tentativo delle mafie di utilizzare le manifestazioni religiose per affermare il proprio controllo.
Una iniziativa così esplicita e così diretta da parte della ‘ndrangheta merita una risposta forte da parte dello Stato e di tutta la società civile.
A don Ciotti e al Vescovo di Locri non facciamo mancare vicinanza e solidarietà.
Oggi è la prima Giornata nazionale in ricordo delle vittime della mafia che il Parlamento ha istituito quest'anno dopo che, per tanti anni, Libera aveva scelto questa data per rinnovare il proprio impegno contro le mafie anche in memoria delle vittime. Per il Parlamento questa giornata deve significare rinnovare il proprio impegno contro le mafie.
In questa legislatura è stato fatto molto: dal reato di voto di scambio (inteso come voti in cambio di favori), all'introduzione del reato di autoriciclaggio, alla reintroduzione del falso in bilancio, fino alla legge anticorruzione.
Molto resta ancora da fare e dobbiamo impegnarci a farlo in questa legislatura.
La modifica del Codice Antimafia con le riforme sulla gestione dei beni confiscati e la nuova legge sui testimoni di giustizia sono obbiettivi concreti e perseguibili.
La giornata di oggi deve essere un’occasione per riaffermare e rafforzare questa volontà, che spero sia di tutto il Parlamento.
Don Luigi Ciotti "Quelle persone non sono morte per una targa o per una corona di fiori. Bisogna costruire una memoria che non sia solo esercizio retorico". Lo dice - in un'intervista a La Stampa - don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, che ieri ha incontrato col il presidente della Repubblica Mattarella i familiari delle vittime della mafia. "Quelle morti non sono un fatto privato ma una questione pubblica perché le mafie sono una questione pubblica, sociale e politica. Si contrastano - afferma - con il lavoro, la scuola e i servizi sociali. La memoria trasformata in impegno si traduce in responsabilità verso il bene comune che chiama in causa associazioni e istituzioni, laici e credenti. Per me è stata una gioia l'appoggio di tanto mondo di Chiesa, a cominciare dal messaggio di papa Francesco e dall'adesione della Cei e della Conferenza Episcopale Calabra". L'antimafia, aggiunge, "in questi anni è stata spesso il paravento di protagonismi, persino di forme di illegalità e di malaffare. Essere contro le mafie dovrebbe essere un fatto di coscienza, non una carta d'identità da esibire quando fa comodo. Delle parole importanti non bisogna abusare. Se c'è un abuso, dietro la parola c'è il vuoto. Non si è mai parlato tanto di legalità come in questi vent'anni, e mai il livello di illegalità è tanto cresciuto".
Intervista a Don Luigi Ciotti della Stampa (file PDF)»

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